“Forever remembeRed”: 61 anni fa la tragedia aerea del Manchester United

Ricorre oggi l'anniversario della tragedia aerea che spezzò la squadra del Manchester United sulla pista dell'aeroporto di Monaco di Baviera

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Erano da poco passate le 16:00 del 6 febbraio 1958 quando, pista coperta di ghiaccio dell’aeroporto di Monaco di Baviera, il pilota del volo Be 609 della British European Airways, nonostante il parere negativo che arriva dalla cabina di controllo, ritenta la manovra di decollo.

Ma al fondo della pista l’aereo, dopo essersi staccato dal suolo, impatta contro un muro, finisce su un deposito di benzina, si incendia e in pochi secondi esplode.

A bordo la squadra del Manchester United, euforica per aver appena conquistato l‘accesso alle semifinale di Coppa dei Campioni, e che in tanti erano convinti avrebbe alzato al cielo il blasonato trofeo.

Le vittime sono 23, tra queste otto calciatori, il coach Bert Whalley e il consigliere spirituale Tom Curry. Di quella che veniva definita come la “triade” di sir Matt Busby, lo scozzese al quale si deve il ritorno al successo dei Red Devils, ossia gli uomini di fiducia del suo staff, si salverà invece Jimmy Murphy che non era sull’aereo perché impegnato a visionare  calciatori per conto della Nazionale.

Non si salverà invece il capitano Roger Byrne che, amaro destino, morirà senza neppure sapere che la moglie aspetta un bambino e lasciando a ricordo di se il suo ultimo articolo per una rubrica che teneva sul Manchester Evening News e che si concludeva con una speranza: “Mi auguro di ritrovare in semifinale il Real Madrid“.

Non si salverà Mark Jones, appena ventiquattro anni, un bimbo piccolo ad aspettarlo a casa come il suo amato labrador Rick che si lascia morire pochi giorni dopo, aspettando invano il ritorno del suo padrone.

Non si salverà neppure Duncan Edward, tra i più giovani con i suoi 21 anni, soprannominato non a caso “The Tank”, “Il Carro Armato”, uno dei calciatori più promettenti dei Red Devils, posto fisso nella Nazionale inglese.

Non si salverà Liam Whelan che i superstiti ricordano nel suo ultimo disperato urlo: “Dio sono pronto…“.

Tra i superstiti c’è invece Robert Charlton destinato ad una carriera folgorante, vincitore di un Pallone d’Oro, dei Mondiali del 1966 e della Coppa dei Campioni proprio con il Manchester United nel 1968.

Si salverà dopo giorni di agonia anche Matt Busby, pronto ancora una volta a ricostruire il Manchester United che nel 1968 alzerà finalmente al cielo la tanto attesa e densa di significato Coppa dei Campioni.

Sarà tra i primi Luigi Gianoli, penna de La Gazzetta dello Sport, a legare la tragedia di Monaco di Baviera a quella di Superga del 1949 che decimò la squadra del Grande Torino, schiantatasi contro la Basilica:

“Il cuore degli sportivi italiani ha già conosciuto questo sgomento, questa disperazione che ora coglie gli inglesi: il dolore senza consolazione di una tragedia tanto spaventosa, quasi orribile nella cancellazione di una squadra intiera, di una compagine, orribile perchè aggiunge alla sventura dei singoli lo sfacelo di quell’anima collettiva che è una formazione sportiva”.

 

Silvia Sanmory