Via Iachini, dentro Prandelli. Dopo 10 anni, il ritorno dell’allenatore più vincente della storia della Fiorentina.
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— ACF Fiorentina (@acffiorentina) November 9, 2020
L’esonero di Iachini sembrava scontato già prima del pareggio di Parma. Su di lui, già da qualche settimana, aleggiava lo spettro di Maurizio Sarri.
I contatti con l’ex tecnico juventino sono stati frequenti, tanto da pensare che sarebbe stato lui il successore di Beppe Iachini sulla panchina viola. Per ragioni legate al contratto ancora in essere con la Juventus, Commisso ha dovuto virare sulla figura di un traghettatore. Qualcuno che potesse subentrare all’ormai sfiduciato Iachini e tentare di riprendere le redini di una stagione fino ad ora in sordina.
Quel traghettatore è Cesare Prandelli. Una vecchia conoscenza in casa viola. Fu lui a guidare la Fiorentina per 5 lunghe stagioni, dal 2005 al 2010 subentrando a Dino Zoff e centrando il quarto posto in classifica già dalla prima stagione. Risultato che però fu vanificato dallo scandalo Calciopoli che penalizzò la Fiorentina con ben 19 punti (poi ridotti a 15) ma che bastò per assegnargli la Panchina D’Oro per la stagione 2005-2006.
Da lì in avanti, la squadra dell’allora proprietario Della Valle, cresce esponenzialmente sotto la guida del tecnico di Orzinuovi.
Tanto da arrivare a disputare la semifinale di Coppa Uefa e disputando per due stagioni consecutive la Champions League. Era la Fiorentina di Toni e Gilardino, di Frey, Montolivo e Jovetic (per citarne solo alcuni).
Forse la Fiorentina migliore della storia recente, oppure la migliore in assoluto. Prandelli, non a caso, è in cima alla speciale classifica degli allenatori più vincenti della storia della Fiorentina con 100 vittorie in 197 presenze.
Nel 2010 – però – qualcosa si spezza. Tanto da portare Prandelli a rassegnare le dimissioni, non senza polemiche, ed abbracciare il progetto della Nazionale alla quale, come lui stesso dichiarerà qualche anno dopo, era impossibile dire di no. Fu difficile, in prima battuta, capire le ragioni del suo allontanamento dalla panchina della Fiorentina. Solo una volta che le acque si calmarono, affidò alle pagine di Tuttosport la sua versione della storia:
Se la panchina della Nazionale è arrivata troppo presto? Credo di sì. Ma ci furono due cose a spingermi. Primo: l’amore per la nazione, come fai a dire di no? E poi ci fu una dichiarazione della Fiorentina: ‘Lo abbiamo accasato alla nazionale’. Dissero così, malgrado avessi ancora il contratto, mi sembrava chiaro cosa volessero. I dirigenti mi dissero che ero libero di trattare con chiunque. Poi una mattina apro un giornale e leggo un attacco feroce per questa cosa. Incredibile: mi avevano dato loro il via libera. Allora risposi: bene, io sono pronto a firmare per cinque anni con la Fiorentina. E loro mi accasarono alla nazionale. Un’altra cosa: io avevo un altro anno di contratto con la Fiorentina. Me ne andai lasciando quel contratto sul tavolo, senza pretendere nulla.
Dieci anni dopo l’addio, è pronto a tornare in panchina nella ‘sua’ Firenze – città che non ha mai abbandonato – e chissà che non voglia riprendere da dove ha lasciato nel 2010. Una nuova proprietà, una nuova linfa e una vecchia conoscenza. Questo è il mix che ha cercato e voluto Rocco Commisso quando ha deciso di puntare su di lui. Queste le parole del Patron nel comunicato ufficiale diramato dalla società viola:
“Riteniamo che le sue capacità, la sua storia professionale e la sua umanità, riconosciute e apprezzate da tutto il mondo del calcio, rendano Prandelli la persona più adatta a sedere sulla panchina viola.
Ho condiviso la scelta della Dirigenza di puntare su Cesare Prandelli, quale nuovo tecnico, considerandolo il candidato ideale per le sue esperienza e la sua massima motivazione di tornare a lavorare per i nostri colori”
Un traghettatore, dicono, in attesa che arrivi il tanto atteso Sarri a giugno.
Viene da pensare, però, che le favole esistono e Pioli al Milan ne è un esempio.
Nulla togliere a Sarri, sia chiaro, ma un’altra Fiorentina targata Prandelli, come quella di 15 anni fa, la nostra Serie A la meriterebbe.
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Bentornato, Cesare!
Micaela Monterosso