Felipe Melo alza il gomito: Audio -da ubriaco- contro l’allenatore

Il centrocampista del Palmeiras parla male del suo allenatore ma si giustifica: "Ero ubriaco"

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Di cavolate in campo ne ha fatte tante… Forse, escludendo l’anno in viola (2008/2009), Felipe Melo in Italia è ricordato soprattutto per prestazioni non propriamente maiuscole. L’anno alla Fiorentina è sicuramente stato il migliore tanto da convincere Marotta (non di certo uno spendaccione) a sborsare venticinque milioni per portare in bianconero quel promettente mediano. Ma l’avventura (dal 2009 al 2011) del brasiliano in bianconero non è stata come ci si aspettava … Stessa cosa, se non peggio, si può dire per la sua esperienza nerazzurra. Arrivato nel 2015, l’Inter credeva di aver trovato un leader di temperamento e, c’è da dire, che dal punto di vista dell’irruenza non è mai mancato.

Risse, entratacce, cartellini (gialli e rossi), dichiarazioni, gesti verso i tifosi, nel palmarès del Comandante (soprannome dato proprio dalla sua forte personalità) c’è tutto questo ma non finisce qui… Il calciatore, adesso al Palmeiras, è nel mirino della critica per un audio Whatsapp finito in rete nel quale insultava il suo allenatore, Cuca.

” Questo tizio non lavora. Lui è solo un codardo e un bugiardo, continua a parlare con la stampa. Tantissimi club sono interessati a me, io con Cuca non resto qui, non c’è niente da fare. Sembra che stiano parlando col Flamengo: se loro mi vogliono, questo è il momento”

Ma non finisce qui: Felipe Melo si è sentito in dovere di dare una spiegazione e si è appellato a una giustificazione non certo da scaltro.

” Non ricordo nemmeno a chi abbia mandato questo audio. Chiedo a tutti di non prendere in considerazione quello che ho detto, perché ero sotto l’effetto dell’alcol. Non ricordo neanche quello che ho detto. Ho bevuto un bicchiere di champagne di troppo ed è per questo che è accaduto quel che è accaduto”

Insomma, se qualche volta in campo ha alzato il gomito per difendere la palla dagli avversari questa volta ha preferito alzarlo per brindare.

Caterina Autiero