Pu pu pu, Pulici!
Questo coro, quando riecheggia all’ Olimpico, è qualcosa di incredibile.
Il nome dell’ estremo difensore gridato in tutto lo stadio, un suono roboante.
No, non fraintenda il lettore.
Chi scrive non ha avuto la fortuna di vedere dal vivo la Lazio di Maestrelli e non ricorda l’Olimpico con i gradoni bianchi di travertino, scoperto ma avvolto dai pini e dalla Madonnina di Monte Mario.
Ma vedete, essere laziali, è quell’ appartenenza a un popolo che va ben oltre le barriere spazio /temporali.
E dato che la lazialità si tramanda, il mio papà mi ha parlato della gesta di Pulici e la mia curva ne canta ancora il nome…
… Nonostante Felice Pulici ci abbia lasciato quasi 2 anni fa: era il 16 dicembre 2018.
Felice Pulici era il portiere della banda Maestrelli, gli eroi del primo scudetto del 1974.
Approda a Roma qualche anno prima: la Lazio era appena tornata in serie A.
Quando il mio babbo mi mostrava, da bambina, la foto iconoclasta di quella Lazio, Pulici lo riconoscevo subito: maglia nera da portiere e capello inconfondibile… Un po’ come il biondissimo Re Cecconi.
Loro facilitavano il mio compito, li riconoscevo senza problemi!
Anche se poi va da sé: Pulici Petrelli Martini…
Ma torniamo a Felice.
Lascia la Lazio nel 1977 ma ne fa ritorno nel 1982, anno in cui chiude la sua carriera da calciatore.
Prosegue comunque la sua carriera calcistica, da dirigente.
Nello stesso anno permane alla Lazio rivestendo tale ruolo con la presidenza di Giorgio Chinaglia. La sua figura diventerà stabile all’ interno della società anche con Cragnotti e Lotito.
Pulici non è stato un calciatore della Lazio, Pulici è stato un tifoso laziale.
Per questo il suo nome continuerà a richeggiare all’ Olimpico ed il suo mito vivrà in eterno.
Come del resto ci ha insegnato Aldarello nostro:
“Quanti non ci sono più ma vivono perché esisti Tu”.
Concludo con una citazione di Felice Pulici che racchiude perfettamente l’appartenenza ai colori biancocelesti:
“La Lazio non è una squadra di calcio, la Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie. E come i giovani figli di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la Lazio di mezzo non c’è mai nulla di facile”.
Felice, con quei colori, ha conosciuto il Paradiso e l’Inferno.
Un vero figlio di Sparta, un vero Laziale.
Pu pu pu, Pulici!
Annalisa Bernardini