Donne nel pallone, non parliamo di donne in difficoltà, bensì di donne che vivono di calcio: lo amano e lo seguono a tal punto da armarsi di caparbietà, forza d’animo e tanta passione per entrare in un mondo non propriamente rosa, farsi accettare, stimare e risultare credibili anche se non si indossano tacchetti ma tacchi a spillo. Molte sono le donne che con ambizione, dedizione, femminilità e il sorriso stampato in faccia pian piano stanno conquistando quel mondo che per anni è stato esclusivamente maschio. Redattrici, opinioniste, conduttrici, inviate; in radio in tv, sul web … (finalmente) sempre più donne parlano e scrivono di calcio dimostrando, il più delle volte, di essere in grado di essere alla pari.
Ciao Fabiola, basandoti sulla tua personale esperienza, come reputi sia considerata la donna nel calcio?
Le donne nel calcio non sono più una rarità. Lo spazio per noi è cresciuto anche grazie alle ‘pioniere’ che hanno dimostrato che non siamo solo complementi di arredo. Certamente c’è un po’ di diffidenza soprattutto all’inizio, ma poi i valori emergono sempre e non è il genere a determinarli.
Qual è il pregiudizio che più di tutti ti infastidisce?
…”Non hai mai giocato a calcio quindi non ne puoi parlare”…
Qual è stata la tua più grande soddisfazione professionale da donna nel calcio?
Difficile rispondere …ne ho avute tante e comunque preferisco guardare avanti piuttosto che cullarmi su quello che ho già fatto. Però, forse, la soddisfazione più grande è stata quando alcuni allenatori mi hanno chiamato per chiedermi giudizi su calciatori delle giovanili di tutta Italia.
Cosa pensi delle wags sempre più presenti nella carriera dei mariti?
È un ruolo particolare in cui conta il carattere e la qualità della persona. C’è chi ha fame di visibilità e chi invece ha una sua strada ben definita che non si sovrappone con il ruolo di compagna di un calciatore.
Da donna a donna: qual è la wag che preferisci e perché?
Risposta scontata forse… ma la mia preferita è Ilaria D’Amico. Competente, affascinante, carismatica, bella e di classe. Un esempio per tutte.
Come in ogni contesto i millantatori e gli improvvisati. Da allenatori nelle scuole calcio che si improvvisano senza una preparazione ai finti procuratori che vendono fumo, senza tralasciare anche il nostro mestiere…
Con il passare degli anni, in cosa è migliorato e in cosa, invece, è peggiorato il calcio?
Il calcio è ormai diventato un’azienda per il Paese. L’Italia vale l’11% del Pil del calcio mondiale e il mondo del pallone versa allo Stato più di un miliardo di euro in tasse. Questo ha pro e contro, è un indotto che ha delle potenzialità di crescita enormi, ma è anche esposto a tanti interessi extra calcistici.
Stadi di proprietà: la tua opinione a riguardo?
Sono fondamentali proprio per far crescere l’azienda calcio e per aiutare anche l’Italia ad allinearsi ai top campionati europei con le strutture sportive. Una necessità per permettere ai tifosi di vivere l’evento calcio come un momento di unione, rispecchiando il valore di aggregazione di questo sport.
Secondo te qual è il campionato più bello?
La Liga. In Spagna tutto è spettacolare: gli stadi, il tifo, la qualità del gioco. È un campionato dove, al di là di Real Madrid e Barcellona, anche altre realtà come Siviglia o Athletic Bilbao hanno un fascino unico.
Sogno in grande: Cristiano Ronaldo, Messi e Neuer.
Facciamo un gioco: associa a ogni vocale la prima cosa che ti viene in mente legata al calcio:
A come Allenamento E come Espulsione I come Interdizione O come Ostruzione U come Uno contro uno
Sogni nel cassetto…?
Professionalmente continuare su questa strada e riuscire a crescere ancora di più.
Caterina Autiero