Fabio Liverani è l’uomo della svolta.
L’11 maggio del 2019 è una data destinata a rimanere negli annali del Lecce, di quelle date che i tifosi e probabilmente un’intera città non dimenticheranno. Due gol nei primi 45 minuti di gioco, realizzati da Petriccione e La Mantia ai danni dello Spezia, hanno proiettato matematicamente la squadra in Serie A. Un successo meritato considerato l’impegno dei calciatori e soprattutto i nove punti consecutivi ottenuti in casa dalla squadra pugliese allenata dal tecnico romano.
“Ci siamo ripresi dopo ogni sconfitta e i ragazzi hanno fatto un grande cammino”,
ha commentato a caldo Liverani, tratteggiando l’idea di una favola che si materializza, di un sogno che si avvera; e in tempi piuttosto brevi: la scorsa stagione promozione dalla C alla B, nove mesi dopo il ritorno alla massima Serie che mancava dalla stagione 2011/2012.
Arrivato nel settembre del 2017 subentrando al dimissionario Rizzo, ha portato con se un’idea nuova di squadra, soprattutto offensiva, con un occhio di riguardo all’impostazione del centrocampo; parlano chiaro a questo proposito di 66 gol del campionato e le appena cinque sconfitte.
Nato a Roma nel 1976, Liverani, un passato da calciatore, ha iniziato a tirare i primi calci ad un pallone in un oratorio nel quartiere Tuscolano, sotto la guida di don Duranti. Il suo iter verso la professione è partito dalle giovanili della Lodigiani per poi proseguire con quelle del Palermo, del Napoli e del Cagliari dove si è messo in luce per le sue doti di centrocampista dallo spiccato senso del gioco, rapido soprattutto a far muovere la squadra e il pallone. Nel 1996 il suo esordio tra i professionisti con la Nocerina, seguita dalla Viterbese in Serie C1; nella Serie A Liverani arriva in un balzo, grazie al Perugia, stagione 2000 – 2001.
Basta un anno a Liverani per diventare uno dei registi più apprezzati tanto che il presidente biancoceleste Sergio Cragnotti sborsa 25 miliardi delle vecchie lire per aggiudicarsi il suo talento: contratto di cinque anni, ingaggio di 2 miliardi a stagione, possibilità di giocare in una delle rose italiane più forte di quei tempi. Nella Lazio Liverani vincerà una Coppa Italia e diventerà il capitano, proprio lui ironia della sorte che non ha mai nascosto la sua fede romanista e da bambino sognava di indossare la casacca giallorossa; cinque anni che ancora oggi Liverani ricorda come memorabili ma che si concludono a causa di incomprensioni con la dirigenza che non gli rinnoverà il contratto; passerà alla Fiorentina di Cesare Prandelli, nel 2006, a parametro zero.
Nelle due stagioni in viola, disputerà la semifinale di Coppa Uefa, arrivando a raggiungere un quarto posto che vale la qualificazione alla Champions League. Nel 2008 si trasferirà al Palermo e concluderà l’esperienza da calciatore tra le fila del Lugano, nel 2011, senza di fatto però aver mai collezionato presenze con la squadra svizzera.
Con la Nazionale ha esordito nel 2001, al tempo guidata dal CT Giovanni Trapattoni, debutto il 25 aprile Italia – Sudafrica finita 1 – 0; Liverani è stato il primo giocatore di colore di origini africane – la mamma è somala – in maglia azzurra a giocare la fase finale dei Mondiali in Germania (anche se l’allora CT Lippi alla fine non lo convocò).
La sua carriera da allenatore inizia nel 2011 sulla panchina degli Allievi Regionali B del Genoa. Nel 2013 arriva ad allenare la prima squadra ma nel settembre dello stesso anno viene esonerato; l’anno successivo sarà alla guida del Leyton Orient, club della League One inglese; nel 2014, con la retrocessione della squadra, lascerà la panchina. Tornerà in attività nel 2016 con la Ternana, tra l’altro in un periodo di crisi del club e nonostante le premesse riuscirà a portarlo alla salvezza. Al termine della stagione, non riconfermato dalla nuova proprietà della squadra, passerà al Lecce in Serie C, e la condurrà alla vittoria del campionato e alla promozione in B con un turno di anticipo.
Il resto è storia di oggi.
Silvia Sanmory