Il calcio che entra a gamba tesa negli studi di Ylenia Gargano nata ad Atri (in provincia di Teramo) e vissuta da sempre a Loreto Aprutino (in provincia di Pescara). Dopo aver frequentato l’Itc “G. Marconi” di Penne, intraprende ad Atri, sede distaccata dell’università degli studi di Teramo, il corso di Laura Triennale in “Scienze giuridiche, economiche e manageriali dello sport”, unico corso di laurea esistente in Italia, conseguendo la laurea nell’anno accademico 2008/2009 discutendo la tesi dal titolo “Molestie sui luoghi di lavoro”. Conclude i propri studi sempre ad Atri, nell’anno accademico 2012/2013, con la laurea magistrale in “Management delle imprese sportive” con la votazione di 110 e lode discutendo la tesi dal titolo “Il Fund Raising: fare raccolta fondi” ispirata dal tirocinio realizzato presso l’associazione Massimo Oddo Onlus. Dalla stagione sportiva 2014/2015 è Responsabile della comunicazione per l’Asd Femminile Pescara, squadra di calcio a 11 femminile militante nel campionato regionale di Serie C.
Da quanto tempo sei la responsabile per la comunicazione della squadra femminile di Pescara?
Quella appena conclusa è stata la mia prima. Era l’agosto 2014 quando ho contattato, da neolaureata, mister Di Giovanni e il presidente Luciano Verrigni ai quali ho dato la mia disponibilità per far parte del progetto Femminile Pescara mettendo al loro servizio tutte le mie conoscenze. Entrambi mi hanno accolta con entusiasmo e fiducia in quella che ormai considero la mia seconda famiglia. Sin da subito è nato un rapporto di ammirazione e stima reciproca con il presidente Verrigni e colgo questa preziosa occasione per ringraziarlo pubblicamente. Sono entrata in punta di piedi in questo nuovo mondo, fino a quel momento sconosciuto, ed è stato subito amore. Mi sono buttata a capofitto in questa nuova esperienza che mi ha portato tante gioie ma anche cocenti delusioni ed è proprio da queste che vogliamo ripartire nella prossima stagione.
Perché hai scelto il calcio?
Sono sempre stata un’appassionata di sport in genere, cosa che mi ha portato dapprima a conseguire la laurea triennale un Scienze giuridiche, economiche e manageriali dello sport e successivamente la laurea magistrale in Management delle imprese sportive. Il calcio rappresenta il mio primo grande amore. Sin da piccolina, grazie alla complicità di mio fratello maggiore, ho imparato ad apprezzare ed amare questo magnifico sport passando i pomeriggi, studio permettendo, a rincorrere e dare calci ad un pallone, disputando partite infinite per la gioia di mamma e nonna e soprattutto dei loro vasi di fiori che delimitavano il nostro campo di gioco. Ho scelto il calcio femminile perché avrei voluto anch’io far parte di una squadra di calcio femminile ma, la mentalità di allora, legata alla quasi totale assenza di squadre femminili, mi hanno portato ad abbandonare questo sogno che oggi, in maniera indiretta, sono riuscita a realizzare.
Hai un squadra del cuore?
Il mio cuore batte per il Milan. Un amore nato sin dai primi banchi di scuola, dove condividevo questo amore con i miei compagnetti di classe, a dispetto di papà e fratello, entrambi juventini. Con il tempo questo sentimento è cresciuto sempre di più, lasciando però sempre un posto per il mio amato Pescara, che purtroppo nei giorni scorsi non è riuscito per un soffio a centrare la meritatissima promozione in Serie A.
Raccontaci la tua esperienza all’interno di una squadra di calcio femminile…
Come ho già detto, questo è stato il mio primo anno all’interno di una squadra di calcio femminile. E’ stata un’esperienza inaspettata che mai avrei pensato di poter vivere e che rifarei altre 10, 100, 1000 volte. Tutti mi hanno da subito accolta facendomi sentire sin dal principio parte di un grande e forte gruppo. La cosa che mi ha colpito maggiormente di queste ragazze è lo spirito di sacrificio, la disponibilità e la professionalità che mettono negli allenamenti, a dispetto dei problemi logistici legati a questo mondo, dimostrando ai ‘colleghi’ maschi che la passione non ha prezzo.
Il calcio femminile è un ambiente che mi riguarda da vicino, essendo anch’io donna, e mai potrei pensare di abbandonarlo. Anzi, è iniziata una battaglia per portare in alto questo sport ed io, nel mio piccolo, mi batterò al loro fianco per portare il calcio femminile italiano ai livelli che le competono e alla stregua delle squadre femminili del resto del mondo. Col tempo si sono creati forti legami dettati dalla complicità e intesa che solo con le ragazze si riescono a creare. Sarò ripetitiva ma per me rappresentano una famiglia con cui ho condiviso gioie e dolori, sia fuori che dentro il campo. Per questo, nonostante sia da poco concluso questo anno sportivo, non vedo l’ora di ricominciare la prossima stagione.
Come descriveresti il movimento calcio donne?
Il movimento del calcio donne lo vedo un po’ come un neonato. È una creatura che sta cercando di crescere in tutti i modi per poter muovere i suoi primi passi attraverso il sacrificio delle calciatrici in primis, ma anche del duro lavoro dei presidenti, dirigenti e di tutti gli addetti ai lavori, in un percorso pieno di ostacoli e difficoltà contro discriminazioni, pregiudizi e molto altro. È una realtà che, nonostante abbia origini antiche e radici profonde, ha ancora tutta la vita davanti per crescere e maturare e auspico che un giorno possa essere considerato alla pari del ‘fratello maggiore’ che è il calcio maschile. Mi sono da sempre battuta per la parità delle donne e la manifestazione ‘Il calcio femminile scende in piazza’ di sabato 30 maggio che c’è stata a Pescara, unitamente ad Udine, Napoli e Milano, è stata un’occasione per scendere in prima persona e dare visibilità a tutte quelle ragazze che vogliono fare del calcio la propria professione oltre che la propria passione. In questo ho trovato l’appoggio totale del mio presidente, Luciano Verrigni, che ha fatto della promozione del calcio femminile l’obiettivo principe della Femminile Pescara, dell’associazione antiviolenza Donne Ananke di Pescara, nelle persone di Rita Pellegrini e Sara Di Giovanni, e della consigliera comunale e provinciale per le Pari opportunità, Leila Kechoud. Attraverso questa manifestazione un piccolo spiraglio di luce si è aperto sul nostro mondo e mi auguro che molto presto riusciremo a recuperare il tempo perso e omologarci alle tante squadra di calcio femminili europee e non, come Francia, Inghilterra, Germania, Giappone, Brasile, ecc., che rispetto all’Italia sono già su un altro livello e che infatti in questi giorni, probabilmente all’insaputa di molti, si stanno giocando un mondiale in Canada. Solo la prima partita tra Canada e Cina del 6 giugno, data di inizio del mondiale che si concluderà il 5 luglio, terminata 1-0 a favore delle padroni di casa, ha contato più di 53mila spettatori paganti.
Che piazza è o può essere Pescara per le ragazze che giocano a pallone?
Pescara è e può essere una grande, grandissima piazza per il calcio en rose. È una città che ha una grande cultura sportiva, ha ospitato i Giochi del Mediterraneo 2009 e nel 2012 è stata nominata Città europea dello sport, e soprattutto calcistica in quanto la squadra cittadina ha disputato sei campionati nella massima serie. Basta pensare solo a quello che il Pescara Calcio maschile è riuscito a muovere in questi giorni con i play-off per la promozione in A. Partendo da questo presupposto, se si considera che già solo una minima parte dei tifosi del Pescara maschile potrebbero accostarsi al calcio femminile, sarà sicuramente un enorme successo per il movimento. Attualmente ci sono due squadre di calcio femminile a Pescara, la Femminile Pescara, nata nel 2013 e che ha riportato il calcio femminile a Pescara dopo 10 anni di assenza, e l’Olimpia Femminile, nata nel 2014, entrambi militanti nel campionato regionale di Serie C. A mio modesto parere è già questo un chiaro segnale che Pescara tiene al calcio femminile e al suo sviluppo presente e futuro.
Francesca Di Giuseppe