ESCLUSIVA – Mattia Zaccaro Garau: “L’amore per la Roma è indescrivibile. Con Garcia ci divertiremo”

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Sulle pagine di GolDiTaccoASpillo interviene Mattia Zaccaro Garau. Il giovane attore romano – visto di recente sul grande schermo nel film di Giulio Base Il pretore dove ha vestito i panni dell’antagonista di Francesco Pannofino – ha parlato del suo grande amore per i colori giallorossi, senza tralasciare alcune forti dichiarazioni verso la Juventus e la sua striscia positiva in Campionato.

Anche poeta, nel 2012 è uscita la sua raccolta poetica Sul Far della Vita, premiata – fra gli altri – con il Certamen Poeticum Apollinare. A breve, l’uscita di Confido. E noi ne abbiamo approfittato chiedendogli quali sono i versi più adatti a descrivere la Maggica!

Acceso tifoso giallorosso, abbonato in curva Sud, cosa ha rappresentato e cosa è per te la Roma?

È come chiedere a un innamorato di parlarti del suo amore: potrei dirti ogni cosa, e nessuna sarebbe abbastanza. E mano a mano che cresco, che maturo, che si aggiungono esperienze, partite e trasferte, attese e gioie, attese e delusioni, mi rendo conto che nella mia vita la Roma occupa un posto di prim’ordine, impastato a ricordi familiari, ad abbracci con amici, a qualche pianto e tantissimi mal di gola. Ma dirti che cosa è per me la Roma è impossibile. La Roma sta tutta in quel momento che separa l’ultima nota di “Roma Roma Roma” dal primo coro della Sud: in quegli attimi sta tutta la speranza che ferma il tempo, la possibilità sempre nuova di rifarsi, di riscattarsi, di continuare a credere in una vittoria nonostante tutto quello che nella vita, calcistica e non, è successo prima e succederà dopo quei novanta minuti. Ma forse non mi sono spiegato. Ci sono delle cose che sono indescrivibili, e che pure ti sono imprescindibili: la Roma è così.

Manca ormai poco al big match che deciderà definitivamente le sorti di questo campionato. Si va al Circo Massimo o dobbiamo aspettare ancora un annetto?

Il campionato è andato, lo scudetto è della Juve e con ogni probabilità si arriverà allo scontro diretto del 9 maggio a cose fatte. Ma credo che non dovremo attendere più di un annetto ancora per veder andare le cose in modo diverso: il futuro è giallorosso. E penso che nell’attesa ci sarà da divertirsi con questa rosa, questo allenatore, questa società, questi tifosi.

Comunque vada con un grande motivatore come Garcia al comando la Roma non ha nulla da recriminare. Cosa manca ai giallorossi rispetto alla Juve?

Più che qualcosa che alla Roma manca direi che c’è qualcosa che la Juventus ha, indebitamente, in più: sono il sistema italiano, i media, la classe arbitrale, le squalifiche mancate ai giocatori bianconeri e quelle emendate alla tifoseria, le accomodanti prestazioni degli avversari, e così via, che hanno determinato il vantaggio rispetto alla Roma. Per esempio: dove si è mai vista una squadra, nella fattispecie il Livorno contro la Juventus, che prima di giocare la partita alza bandiera bianca dichiarando che il compito è improbo e che non ha senso neanche provarci, e che non schiera in campo i suoi uomini migliori pur dovendo lottare per salvarsi dalla retrocessione!? Io credo che ci sia stato qualcosa di strano a metà campionato: la Roma è stata fermata da grossolani errori arbitrali (contro Torino ed Atalanta, per esempio) e la Juventus è stata sospinta da errori ancor più marchiani (nei due derby della Mole, e contro il Chievo ed il Parma, per continuare a citare solo i casi esemplari). Sempre la stessa direzione: pro Juventus e contro Roma. Lì sì è creato il distacco tra le due squadre. Ed a pensar male, visto quanto accaduto col caso doping e con Calciopoli, pare ci si azzecchi! Questa ipotesi è avvalorata anche dal fatto che la Juventus di quest’anno, tanto decantata, oltre a non aver fatto strada in Champions League, ora fatica anche in Europa League. Come mai fuori dai confini italiani si arranca se si è così forti? Insomma: la mentalità degli uomini di Conte, la loro spietatezza serena, è figlia di partite che sono state potute giocare con un distacco immeritato nei confronti delle dirette rivali, e quindi con la libertà mentale di poter anche sbagliare, e non con la spada di Damocle di dover vincere a tutti i costi. Chi capisce di calcio sa che avere la testa leggera rende leggere anche le gambe. E basta poco, pochissimo, soprattutto in un campionato così equilibrato, per falsare le carte. E quest’anno è avvenuto. La Juventus doveva vincere in modo da arrivare al 30° scudetto e sanare così la spaccatura che la giustizia sportiva, per una volta giusta aveva creato tra FIGC e dirigenza bianconera revocando gli scudetti vinti.

Il ricordo più bello legato alla magica?

 Ti potrei dire facilmente il 17 giugno 2001, il 3 a 1 al Parma, giorno dello scudetto, o l’8 gennaio 1995, la prima volta che mio padre mi portò all’Olimpico, un Roma – Bari finito 2 a 0 con gol di Balbo e dell’allora giovanissimo Totti, che entrò nel secondo tempo e cambiò la partita. Pensa che quello era il secondo gol di Totti in Serie A, e che a oggi ne ha fatti 234, cambiando l’intera storia della Roma! Si può dire che io ho conosciuto la Roma solo nell’era-Totti. E all’interno di quest’era ci sono dei momenti che mi si sono incastonati nel cuore: la vittoria a Madrid contro il Real nel ritorno degli ottavi di finale della Champions League 2007/2008, dopo un interminabile viaggio per raggiungere il Bernabeu; o lo strabiliante 6 a 2 nella finale d’andata della Coppa Italia 2006/2007 contro l’Inter; o ancora il derby delle undici vittorie consecutive, con Totti infortunato che seguì la partita a bordocampo e poi venne ad esultare sotto la Sud sventolando i colori di Roma. Insomma, il prossimo anno saranno vent’anni di Roma per me, e quindi di ricordi ne ho miriadi, ma se devo sceglierne uno, a pensarci bene, scelgo uno Juventus – Roma, quello del 23 gennaio 2010: 1 a 2 in rimonta, con un gol di Riise all’ultimo istante di partita, su lancio lungo di Pizarro. Ricordo perfettamente quel colpo di testa e quella palla che arrivò dritta dritta verso il settore ospiti dove ero con mio fratello, insaccandosi all’angolino. Diciamo che ricordo il gol e poi ho un vuoto: delirio puro!

Raramente sono state traslate sul grande o piccolo schermo le biografie dei calciatori. Vedremo un giorno la vita di Totti in una pellicola o in una fiction tv? Chi potrebbe interpretarlo? 

La storia di Totti è già un film, ma a cui manca ancora il finale: un altro record da battere, l’ultima partita all’Olimpico e la prima nel nuovo stadio, una coppa da alzare. Fatto quello, il film basterà girarlo. E sarà certamente prodotto! D’altronde sui più grandi sono sempre stati fatti dei film: Mozart, Picasso, Fellini, Capote, Alì, Berlinguer e Gesù. Manca solo quello su Totti. E chi potrebbe interpretarlo? Non guardare me! Avrei meno paura a sostituire Ted Neeley in un nuovo ‘Jesus Christ Superstar’ che a interpretare il Capitano. Pensa che responsabilità! Io, come ti dicevo, sono nato e cresciuto da tifoso della Roma vedendo Totti in campo! E poi quando faranno un film su di lui vorrà dire che avrà smesso di giocare, e io a questo non ci voglio proprio pensare.


Sappiamo che prima di essere un attore sei un poeta… qualche verso improvvisato sulla Roma…

 Sapete troppe cose! Sta per uscire la mia seconda raccolta di poesie, ‘Confido’ per Aletti, dopo ‘Sul Far della Vita’. Ma sulla Roma non si improvvisa: l’amore è un argomento troppo delicato per improvvisarci sopra! Prendo in prestito, però, delle parole splendide che a mio parere racchiudono l’essenza del gioco del calcio, scritte dal grande poeta Umberto Saba, tifosissimo, per la sua Triestina, perché è proprio vero che per ogni gol della propria squadra ci sono “pochi momenti come questo belli”: Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce.Il compagno in ginocchio che l’induce con parole e con mano, a rilevarsi, scopre pieni di lacrime i suoi occhi. La folla – unita ebrezza – par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno,al suo collo si gettano i fratelli.Pochi momenti come questo belli,a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere.Presso la rete inviolata il portiere- l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,con la persona vi è rimasta sola. La sua gioia si fa una capriola, si fa baci che manda di lontano. Della festa – egli dice – anch’io son parte.

Giusy Genovese