ESCLUSIVA – Luca Serafini: “Haaland è il sogno. Donnarumma? Il cuore nel calcio batte solo per i tifosi”

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Luca Serafini sulle pagine di Gol di Tacco  A Spillo

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Sette anni. Tanto è durata l’agonia del Milan. Un Milan negli anni ferito e ammaccato. Nell’anima. Nella sua essenza rossonera.

Sono stati sette anni bui per il tifoso rossonero ma anche per l’appassionato del gioco del pallone che incredulo osservava il baratro nel quale era precipitato il diavolo.

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Tante cose non funzionavano. Ma con forza, tenacia, giusta mentalità e riappropriandosi di quel senso di identità che era andato perduto, il Milan ha rivisto la luce.

Anzi, è tornato a casa. La Champions. Luogo che l’ha visto protagonista.

Il posto in cui ha scritto la Storia.

Milan
Fonte immagine Profilo Twitter papà Hauge

Storia che Pioli e la sua truppa vogliono continuare a scrivere. Ripartendo da quel senso di appartenenza finalmente ritrovato.

Ne parliamo con Luca Serafini, giornalista e scrittore, presenza puntuale per tutti i tifosi.

 

Domenica è stata messa la parola fine a un’agonia durata sette anni. Troppi. Non voglio parlare però di cosa non andava, di cosa non funzionava. Voglio chiederti invece cosa di questi lunghi anni porterai con te e cosa il tifoso rossonero non deve dimenticare.

I tramonti nella vita e nel lavoro andrebbero gestiti con senno e dignità, pregando che la salute ci assista. L’epopea Berlusconi si è conclusa in modo triste, senza amore e senza lasciare prospettive né un progetto. Dopo anni di mediocrità tecnica e gestionale, le farse del doppio closing hanno rallentato il processo. Il tifoso non deve dimenticare i successi, ma deve farsi una ragione che il cuore nel calcio è solo il suo.

Cosa ha dato Pioli a questo Milan rispetto agli allenatori precedenti?

Identità, senso di appartenenza, cultura del lavoro e soprattutto un gioco. L’organizzazione di squadra e il senso del gruppo sono superiori persino al valore tecnico dei giocatori.

Escludendo il tecnico, chi sono i maggiori artefici di questo ritorno in Champions?

Maldini e il suo staff, Ibrahimovic. Tutti hanno contribuito fortemente alla maturazione e alla crescita. Un plauso lo merita anche la proprietà: rinnegare la scelta di Rangnick è stato un atto lungimirante e di coraggio.

Campionato straordinario di Kessie. Come lo valuti?

Il miglior centrocampista del campionato insieme con Barella.

E poi c’è Hernandez, che ha giurato amore eterno al Milan…

Lui è il milanista che ha i margini di crescita poi ampi. La rinuncia della sua Nazionale a un campione come questo è stata incomprensibile.

A chi non dovrà rinunciare Pioli per la prossima stagione?

Alle sue idee.

Capitolo Tonali: rientra ancora nel progetto?

Assolutamente. Sono convintissimo dei suoi mezzi. Non si possono ripetere gli errori nell’abbaglio patito per Locatelli e Andrè Silva o, in senso negativo, per Paquetà e Piatek.

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Cosa pensi della vicenda Donnarumma?

Come ho detto, il cuore ormai nel pallone batte solo per i tifosi. Io a 21 anni, nella squadra che amo e dove ho giocato 250 partite, con 7 o 8 milioni all’anno, non avrei mai pensato ad alternative di nessun genere: farei sempre in tempo a cambiare idea a 24 o 25 o 26 anni. Ma non siamo tutti uguali e per certi versi, è sempre facile giocare e giudicare con le scelte degli altri. Amen.

Credi che questo secondo posto possa essere l’inizio di un nuovo ciclo di successi?

Credo ci sia una base solida e una ritrovata unità di intenti che nel club mancava da almeno 10 anni. È lecito aspettarsi un’evoluzione verso l’alto.

Chi vorresti vedere in rossonero soprattutto in prospettiva Champions?

Il sogno? Haaland. La strada percorribile? Vlahovic. Ma ho un difetto come giornalista: mi fido ciecamente di Paolo Maldini e sono estremamente restio a criticare il suo lavoro. Sono meno obiettivo parlando di lui che del Milan.

 

Giusy Genovese