Con la presentazione del suo libro “Io, Dige, mi racconto così…” scritto dal giornalista Rino Lorusso, la redazione ha intervistato in esclusiva il protagonista Antonio Di Gennaro, ex calciatore di Fiorentina, Bari, Verona e attuale commentatore Rai e radiocronista di Radio Bari
Il giornalista Rino Lorusso ha carpito le tue esperienze calcistiche raccontando la tua vita sul campo con vari aneddoti del passato. Parlaci di qualcuno di essi…
A Firenze sono stato otto anni nelle giovanili con l’esordio contro la Juventus nell’anno 76-77′ e nel 78-79′ sono esploso con la doppietta contro il Napoli e il Verona. E’ stata un’annata importante per me. Sono stato dodici anni nella città dove sono nato. C’è stata una parentesi di Perugia non positiva dove siamo retrocessi ed è stata la mia prima esperienza fuori casa.
Mazzone mi voleva all’Ascoli ma temporeggiò e mi trasferì al Verona e nell’annata 81-82 è nata la mia vera carriera con il raggiungimento dello scudetto e della Nazionale con un mondiale non perfetto nell’86 e poi nell’88 c’è stata l’occasione del Bari con importanti progetti tra cui la Serie A sposandoli in pieno.
Sono stato tre anni facendo anche il capitano per poi fare l’ultimo anno a Barletta dove con un mio gol nella partita finale ci siamo salvati per poi ritirarmi.
A trent’anni dal tuo addio al calcio, quanta differenza noti dal tuo calcio a quello attuale?
C’è una grande differenza sia di squadre che di allenamenti. Quando giocavo io c’erano meno stranieri e quelli presenti erano di altissima qualità che potevano crescere e migliorare gli organici di dove poi sono andati a giocare.
C’erano molti giocatori forti non solo nella Serie A e B ma anche nella C e D, cosa che adesso non è perché il livello è calato molto.
Un rapporto da sempre molto leale e vero. Massima stima e mi hanno voluto bene e accettato, è stato reciproco.
Nonostante la mia assenza, quando sono tornato nel 2003 ed era rimasto quel legame. Lo stesso rispetto che danno a tutti quelli che hanno vestito quella maglia e che hanno avuto la capacità e la qualità che serve in una piazza così importante come quella di Bari.
Il Bari finalmente è tornato in Serie B dopo la brutta esperienza del fallimento nel 2018. Dove pensi possa arrivare?
Un consolidamento in Serie B dopo questi anni di campionati diversi non consoni a questa piazza. La nuova proprietà è forte e non ha problemi come le vecchie società che non pagavano stipendi e F24 con fallimenti pilotati.
E’ una proprietà che ha sposato insieme ad alcuni giocatori rimasti come Frattali, Antenucci e Di Cesare questo progetto di riportare il Bari dove merita.
Sicuramente andrà in Serie A nel tempo non ci sarà il problema della multiproprietà, quando succederà, la proprietà avrà già trovato qualcuno che di certo non saranno sprovveduti come quelli che ci hanno fatto fallire.
Cheddira sembra una macchina da gol con ben 11 reti in 13 partite. Ti aspettavi questa sua evoluzione?
Ha sorpreso tutti. Ha lavorato tanto questa estate in ritiro facendo anche del lavoro specifico e a parte le due ultime partite giocate, ha fatto un calcio a viso aperto.
Su campo largo è devastante, ha fatto gol in tutte le maniere e merita questi elogi e questo palcoscenico importante. Si è guadagnato la Nazionale dove ha giocato anche se erano amichevoli e c’è la possibilità che vada al Mondiale.
Ha dato un peso a un buon attacco con tanti elementi come Antenucci, Scheidler, Ceter, Salcedo e i trequartisti che possono andare in gol.
Ha lavorato molto per la squadra, è molto umile ma anche molto ambizioso e pronto a migliorare sempre.
Premio meritato per Walid Cheddira in versione mister fantastic
Questo miglioramento può dipendere anche dal fatto di avere come compagno di reparto un calciatore esperto come Antenucci?
Oltre ad esperienza, ha grandissima qualità. E’ un giocatore di riferimento in questi anni, non so quanto gli manca per diventare uno dei cannonieri più importanti della storia del Bari.
Nonostante abbia 38 anni, corre, lega il gioco e tecnicamente è tra i più forti. Ha giovato a lui ma poi oltre ai compagni Cheddira è migliorato come singolo.
La solidità della squadra dimostra anche l’ottimo lavoro svolto dal Ds Polito e mister Mignani. Che cosa ne pensi?
Dallo scorso anno c’è stato questo collante e questa sinergia tra Luigi De Laurentiis, Polito e Mignani che hanno fatto capire che tipo di progetto avevano in mente.
I giocatori lo hanno capito e quindi chi viene a Bari sanno che la linea di pensiero è quella. Tutti rappresentano la fame, l’ambizione, la voglia di giocare per i compagni, la sana competitività e questi sono i componenti per un progetto importante.
De Laurentiis e il sindaco De Caro sono riusciti a risollevare questa piazza che sicuramente merita dei grandi palcoscenici. Cosa ne pensi della possibilità di ospitare alcune partite degli Europei 2032 al San Nicola?
Sarebbe una vittoria per tutti, per Bari e per l’Italia stessa e per il problema che abbiamo degli stadi che necessitano di essere ristrutturati.
Questo rifacimento provvisorio del San Nicola è già un passo avanti per poter raggiungere questa competizione che è un po’ il fiore all’occhiello per il nostro calcio e anche per ripartire a certi livelli.
Me lo auguro perché è anche un segnale importante di struttura visto che attualmente in Italia si è un po’ penalizzati.
Raffaella De Macina