Juve – Roma, il big match dove nessuno può permettersi di sbagliare
Sono quattro i punti che separano la Juventus dalla Roma, ben salda al quarto posto in classifica. Dopo l’avvio shock, i bianconeri hanno recuperato terreno, inanellando una serie di 3 vittorie consecutive. I giallorossi al contrario, dopo i primi 9 punti consecutivi, hanno seminato prestazioni altalenanti, intervallate da ottime partite e rovinose cadute (leggasi Verona).
Dopo il match dell’Olimpico che ha visto i padroni di casa guadagnarsi contro l’Inter 3 punti importantissimi ai fini della classifica, quello che si terrà fra poche ore all’Allianz Stadium assumerà dei contorni ancora più importanti: né la Juventus, né la Roma infatti possono permettersi un passo falso.
I bianconeri in caso di vittoria agguanterebbero la Lazio, i giallorossi invece scavalcherebbero i ragazzi di Inzaghi al terzo posto in classifica.
Quali mosse adotteranno Allegri e Mourinho per questa caccia ai tre punti?
Che partita ci attende?
Ne parliamo con i colleghi Dario Ghiringhelli e Andrea Pugliese, in un’interessantissima intervista doppia.
Arrivati all’ottava giornata di Campionato ti reputi più soddisfatto o più deluso del cammino fatto finora dalla tua squadra?
D: Guardando la classifica sicuramente deluso, era impensabile che la Juve arrivasse a questa sfida con 8-10 punti di distanza dalle prime, anche visto il calendario delle prime giornate. Le ultime partite però hanno riacceso speranza ed entusiasmo.
A: La Roma è in linea con le aspettative, il cammino dei giallorossi è corretto. L’obiettivo della società è quello di tornare in Champions League e la Roma oggi è quarta, quindi perfettamente in linea con il traguardo finale. Tra l’altro, dovesse anche perdere stasera a Torino resterebbe quarta, anche in caso di vittoria della Fiorentina a Venezia. Quindi, a conti fatti, ci si può ritenere soddisfatti di questa partenza della squadra di Mourinho.
Dando uno sguardo alla classifica, chi rischia di più nella sfida dell’Allianz Stadium?
D: La classifica parla di una sfida quasi alla pari, con la Juve che vincendo rimarrebbe addirittura sotto la Roma. I bianconeri devono far tornare lo Stadium il fortino che è sempre stato fino a un paio di stagioni fa dove era quasi impossibile addirittura solo pareggiare. Le statistiche sono favorevoli alla Juve ma ogni gara è a sé.
A: Per quanto detto poco sopra e per la classifica della Juventus, penso che il peso delle responsabilità sia quasi tutto sulle spalle dei bianconeri. La squadra di Allegri ha ancora come obiettivo principale la vittoria dello scudetto e stasera è quasi obbligata a vincere se non vuol perdere ulteriore terreno sul Napoli. Tra l’altro, un pareggio o una sconfitta la terrebbe ancora molto lontana dalla zona Champions, il che aumenta la necessità di portare a casa i tre punti.
Sono al momento attuale due squadre da Champions?
D: Paradossalmente la Juve sta facendo meglio in Champions che in campionato, andando un po’ in controtendenza con il passato. A volte il cambio di competizione aiuta a staccare la spina dagli errori e resetta le situazioni di difficoltà. La Roma è una squadra strana, che può vincere con tutti o perdere con tutti, divertente da veder giocare, pericolosissima davanti, ma con qualche pecca in fase difensiva. Detto ciò, La Juve “deve” essere almeno da Champions, e ha tutto per esserlo se è vero che è partita per provare a vincere il campionato. Non arrivare tra le prime quattro sarebbe un fallimento clamoroso
La Roma se trova un po’di continuità ha le carte in regola per inserirsi lassù, ma Milan, Inter, Napoli e Atalanta, oltre alla Juve ovviamente non faranno sconti.
A: La Juventus ha un organico assolutamente da Champions, la Roma ha delle lacune che deve assolutamente colmare con il mercato invernale. Manca un centrocampista che possa far respirare Veretout e Cristante, esattamente come a destra non c’è il cambio di Karsdorp, che è uno portato sempre ad andare, a spingere, e non può certo giocare sempre tutte le partite. Aggiungo che forse bisognerà pensare anche ad un difensore centrale, soprattutto nel caso in cui Smalling continui ad avere problemi fisici. Doveva essere il centrale dominate, il difensore leader della squadra giallorossa. Dovesse mancare, sarebbe un’assenza molto grave in prospettiva.
Che partita prevedi?
D: La Juve vorrà vincere di sicuro, per recuperare punti e posizioni e confermare il periodo di crescita, oltre che vincere il primo big match dell’anno in campionato. La Roma arriva abbastanza spensierata, con una buona posizione in classifica e sapendo di poter trovare una Juve non ancora al Top. Mourinho ha più di un sassolino da volersi togliere allo Stadium.
A: Penso ad una partita bloccata, dove tutte e due le contendenti cercheranno prima di studiarsi e poi magari di affondare il colpo alla distanza. La Juventus sa bene che se c’è una cosa che la Roma di Mourinho sa fare bene è quella di andare in transizione, attaccando gli spazi. Esattamente come Mou sa che andare all’assalto, giocare all’arma bianca, potrebbe essere una tattica suicida. Insomma, non mi aspetto una partita bellissima, né ricca di gol. Si speculerà, in attesa magari di un colpo di genio da parte di qualcuno.
Allegri – Mourinho, due tecnici che non le mandano di certo a dire. Quali reputi siano in pregi e i difetti dei rispettivi mister?
D: Paradossalmente proprio questo: a volte essere schietti e trasparenti è un grande vantaggio, ma ci sono situazioni in cui forse alcune cose andrebbero gestite nel riserbo dello spogliatoio. Di sicuro le loro conferenze sono da guardare e riguardare, sono sempre attesissime e non tradiscono mai le aspettative.
A: Allegri è sicuramente un allenatore molto pragmatico, che sa gestire i gruppi che si trova ad allenare e che non affonda nelle difficoltà, tenendo sempre alta la tensione. Nel 2016 vinse lo scudetto recuperando 11 punti alla capolista, il che dimostra come sappia tenere sempre i nervi saldi. Mourinho anche è un maestro nella gestione delle persone e delle squadre. Sa come motivare i giocatori, come aumentare autostima e personalità, sia individuale sia di gruppo. Non è un caso che abbia vinto 25 trofei. E poi è un maestro di dialettica, uno che a livello di comunicazione difficilmente sbaglia un colpo
Quale calciatore ti ha stupito positivamente?
D: Entrambe le squadre hanno i giocatori italiani più importanti e allo stesso tempo promettenti del panorama italiano anche in ottica di Nazionale: Chiesa e Locatelli da una parte, Pellegrini e Zaniolo dall’altra. Hanno testa e tecnica, grinta e voglia di dimostrare il loro valore. Tutto quello che serve per sfondare.
A: Mi verrebbe da dire Pellegrini, per l’intensità del rendimento attuale. Ma Lorenzo l’ho sempre considerato un grandissimo giocatore, ora ha solo trovato un allenatore che sa tirargli fuori il meglio di sé a livello di personalità e di motivazioni. E allora dico Abraham, non pensavo potesse avere un impatto così positivo sul nostro calcio. Se non ci fossero stati i pali, avrebbe segnato già dieci gol, in media uno a partita. Un centravanti con quei numeri lì è difficile da trovare in giro. La Roma lo ha pagato tanto, è vero. Ma ho l’impressione che l’investimento possa rendere bene anche a distanza di tempo. Nella Juventus, invece, Chiesa sta confermando tutto quanto di buono ci ha fatto intravedere nei mesi scorsi. Lui e Zaniolo hanno una forza esplosiva massima e possono essere le ali titolari della Nazionale al Mondiale del prossimo anno.
Quale invece è stato finora un inaspettato flop?
D: Sicuramente Moise Kean. Ci si aspettava molto di più da lui, per ora un solo gol e prestazioni decisamente sotto aspettative per un ragazzo che quando fu venduto si gridò al clamoroso errore di valutazione. Mi aspettavo molto di più e la speranza è che non sia ancora entrato in forma e possa fare molto meglio di così. L’anno scorso al PSG ha dimostrato cosa può fare davvero.
A: Sarebbe facile dire le bocciature di Villar, Reynolds, Diawara e Mayoral, quattro che Mourinho non vede affatto. Ma mi aspettavo di più da Kumbulla, che la Roma ha pagato 30 milioni poco più di un anno fa, ma che finora non è mai riuscito a incidere come invece potrebbe. Secondo me ha i mezzi giusti per diventare un ottimo marcatore, ma ho l’impressione che renda meglio in una difesa a tre piuttosto che in una a quattro. Tra i bianconeri, invece, temo che il punto debole sia in mezzo, dove Rabiot e McKennie non sono giocatori in grado di gestire un reparto in una squadra di vertice come la Juventus.
Punti di forza e debolezza di una e dell’altra squadra?
D: La forza è sicuramente la produzione offensiva, sia da parte degli attaccanti che dei centrocampisti, che segnano e fanno segnare tanto. La debolezza forse la non ancora convinzione di poter portare a casa il risultato, con qualche incertezza che compare dopo aver subito un gol.
A: La Juve ha nella vastità delle scelte e nei tre centrali (Bonucci, Chiellini e De Ligt, che si alternano tra di loro) delle certezze assolute. Davanti, ovviamente, Chiesa e Dybala sono due che fanno la differenza, mentre a centrocampo soffrono, anche se con Locatelli c’è più qualità. Nella Roma, invece, il punto di forza è l’asse offensivo: Mkhitaryan-Pellegrini-Zaniolo a supporto di Abraham, un quartetto di tenori. E poi Veretout, un giocatore da box to box, uno che corre per quattro e che non risparmia mai neanche una goccia di sudore. Il punto debole, invece, è sull’out sinistro: Vina non mi convince, sbaglia tanto in fase di appoggio e difende spesso male. Speriamo che Spinazzola torni il prima possibile.
Il tuo undici ideale per questa sfida?
D: Con il punto interrogativo sugli americani oltre alle assenze certe di Dybala, Rabiot e Morata (almeno dall’inizio) diventa molto difficile avere un 11 effettivamente ideale, ne ipotizzo uno realistico rischiando solo i sudamericani diciamo indispensabili: Szczesny, Danilo, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro; Cuadrado, Locatelli, McKennie, Bernardeschi; Chiesa, Kean. Vediamo quanti ne ho azzeccati!
A: Immagino mischiando le due rose. Scelgo un 4-2-3-1: Szczesny; Cuadrado, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro; Veretout, Locatelli; Zaniolo, Pellegrini, Chiesa; Abraham.
Schiacciamo il tasto rewind: Juve e Roma hanno avuto tra le loro fila due numeri 10, simboli e ultime bandiere: Del Piero e Totti. Qual è il ricordo più bello che conservi del tuo Capitano?
D: Sembra banale, ma vista la penuria di gol su questo fondamentale negli ultimi anni dico le punizioni. Ne segnava tantissime, erano quasi dei rigori per la percentuale di realizzazione che aveva, e ricordo che con una punizione di Del Piero vincemmo proprio uno Juve-Roma giocata all’allora Olimpico di Torino (Oggi Grande Torino). E poi quell’esultanza con la lingua di fuori, le emozioni di un bambino in un grande uomo. Mi fermo, potrei andare avanti giorni a parlare di Del Piero!
A: Il ricordo più bello è anche quello più triste, allo stesso momento. Ed è ovviamente quel 28 maggio 2017, il giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti. Non penso di aver mai vissuto una giornata più densa di significato, emozioni, sensazioni spesso contrastanti. Ho visto piangere tanti amici, ho pianto anche io, come un po’ tutti in quello stadio lì. Con lui era come se quel giorno finisse la storia di una generazione intera come la mia, che con Totti è cresciuta e ha sognato. Il 28 maggio 2017 non potrà mai essere un giorno come gli altri, perché quel giorno lì per un po’ si è spenta del tutto la luce.
Giusy Genovese