Le figurine Panini gioie di tantissimi bambini allora come ora. A questa “legge” non si è sottratto Vladimiro Di Stefano, DiSte, che da piccolo barattava i suoi disegni per le mitiche figurine dei calciatori. Abbiamo detto disegno perchè Vladimiro (o DiSte che dir si voglia) sente il richiamo della matita sin da piccolo al punto, al momento di scegliere le scuole superiori, punta dritto all’Istituto tecnico per geometri.
Nasce a Milano ma l’infanzia trascorsa a Giulianova (provincia di Teramo), lo portano a trasferirsi nella cittadina dove si sposa nel 1992 e dove tuttora risiede. Una passione per il pallone e la Vecchia Signora che non lo abbandona mai al punto da creare una rubrica di cartoon tutta dedicata al calcio dal nome “L’angolo di DiSte”. Pallone e vignette quindi, un mondo fantastico che viviamo in questa intervista e attraverso il disegno dedicato al calcio femminile di cui ci ha fatto gentilmente dono.
Le vignette e il calcio. Come nasce questo rapporto?
In un paese come il nostro, in cui 56 milioni di italiani si credono Ct della nazionale, è facile capire come i calcio, al pari (e forse più ) della politica, dell’economia, del costume e diciamo anche del sesso, sia ai primi posti fra gli argomenti delle quotidiane discussioni fra gli italiani stessi. Il pallone quindi, visto come fenomeno sociale non può non trovare spazio anche nella vignetta umoristica: che possiamo definire come un racconto illustrato e divertente di un fatto della vita reale. Personalmente ho cominciato a seguire il mondo del calcio da piccolo, l’ho praticato da giovane (con scarsi risultati agonistici…) e per diverso tempo ho anche curato una squadra giovanile di calcio a 5; è naturale quindi che i fatti dello sport, e in particolare le vicende del calcio, siano diventati ben presto i soggetti più frequentemente illustrati nelle mie vignette umoristiche.
C’è un soggetto sportivo del quale ti piacerebbe fare una vignetta satirica?
Sinceramente non c’è uno sportivo in particolare che vorrei ritrarre in una vignetta; nell’ambito del calcio tutti i più grandi personaggi, del passato e del presente sono finiti sotto la mia matita: Schiaffino, Pelè, Zoff, Rivera, Platini, Maradona, Bearzot, Blatter, Casillas, Lippi, Ferguson, Messi, Buffon, Sacchi, Neymar… Prima o poi succederà qualcosa per la quale non mancherà l’occasione di riprendere quello sportivo che ancora non ho ‘caricaturato’. È chiaro però che per un caricaturista è più difficile disegnare un personaggio con un viso regolare che rispetta le proporzioni morfologiche piuttosto di un volto che presenta particolarità o difetti di varia natura, ad esempio fra il viso regolare e pulito di un Alvaro Morata preferisco la faccia da ‘Pulp Fiction’ dell’apache Tevez.
Hai una squadra del cuore?
La mia squadra del cuore è di Torino, ha come mascotte un mammifero quadrupede ma non ha le corna. Scherzi a parte confesso di essere un ‘gobbo’ (come gli altri tifosi chiamano gli juventini)
È difficile dire perchè sono diventato juventino, mi ricordo però bene l’occasione in cui lo diventai. Avevo circa 9 anni e un giorno venne a trovarmi mio cugino Paolo di qualche anno più vecchio di me, dalla tasca sinistra tirò fuori il mazzetto dei doppioni delle figurine calciatori Panini e poco dopo da quella destra, come una reliquia, tirò fuori il mazzetto dei doppioni dei giocatori della Juventus. Mi innamorai subito di quei colori …ricordo ancora la figurina di Bettega (in quella edizione la Panini esordiva con le immagini dei calciatori in azione) che salta più alto del suo marcatore per colpire di testa il pallone (rigorosamernte a pentagoni neri ed esagoni bianchi). Di quell’album (edizione stagione 1972/73) poi ricordo anche che vi erano le caricature dei calciatori eseguite dal maestro Bruno Prosdocimi.
Secondo te, nel calcio di oggi c’è ancora spazio per il divertimento?
È una domanda a cui è difficile dare una risposta univoca. La domanda andrebbe magari rivolta ai protagonisti che gravitano nel mondo del calcio ad ogni livello di attività, dall’amatore che gioca il sabato pomeriggio o la domenica mattina, al calciatore professionista che si esibisce negli stadi della Champions League, dall’impiegato che passa il suo tempo libero con i ragazzini per insegnare loro i rudimenti del pallone, al magnate orientale che vede nel calcio una fonte di guadagno economico. I grandi campioni hanno sempre affermato che avrebbero appeso le scarpette al chiodo nel momento in cui si fossero accorti di non divertirsi più nel calcare il terreno di gioco.
Il mondo del pallone pare stia crescendo anche fra le donne. Cosa ne pensi del calcio femminile?
Non seguo particolarmente il calcio femminile, so che l’attuale mister della nazionale femminile è Antonio Cabrini e da quello che leggo noto che nel ranking mondiale della Fifa fra i primi posti vi sono le nazionali degli Usa e del Giappone. Durante la mia esperienza nel calcio giovanile, provammo a costituire una compagine di calcio a 5 femminile; invitammo alcune ragazze al campo d’allenamento per far loro provare a giocare a pallone. Dopo un paio di sessioni però quasi tutte abbandonarono l’attività mentre solo due o tre rimasero entusiaste del gioco. Purtroppo dovemmo rinunciare a formare la squadra femminile. Fra le varie scuse addotte dalle ragazzine, quella che mi colpì più di tutte diceva che la pratica del gioco del calcio avrebbe reso le gambe grosse rispetto al tronco e agli arti superiori , e questo, a loro dire (o forse a dire delle loro mamme) rendeva sgraziato il corpo femminile.
Francesca Di Giuseppe