L’eliminazione dell’Italia agli ottavi ha lasciato tanti dubbi e interrogativi sullo stato attuale del calcio italiano. Come dopo le mancate qualificazioni ai Mondiali, le domande post fallimento azzurro sono sempre le stesse.

Esonerare o confermare Spalletti? Si potevano convocare giocatori migliori? E soprattutto perché in Italia i giovani non giocano? O forse questi giovani talenti in Italia non ci sono?

Con Giuseppe Pastore, giornalista e volto noto di Cronache di Spogliatoio, abbiamo provato a dare una spiegazione a questo europeo fallimentare, con uno sguardo al futuro.

Gravina ha confermato Luciano Spalletti sulla panchina dell’Italia: sei d’accordo con questa scelta?

In altre epoche sarebbe stato esonerato, ma se pensiamo che nemmeno Mancini fu esonerato dopo la partita con la Macedonia che ci costò il secondo mondiale consecutivo, questa scelta non mi meraviglia. La definirei una scelta obbligata.

Spalletti si è definito il primo responsabile: quali sono stati i suoi errori?

È un allenatore che ha bisogno di continuità. Il fatto che abbia avuto poco tempo per lavorare con questa squadra è sicuramente un suo alibi e non ha tutti i torti. Però il dubbio che rimane è se sia adatto a fare il Ct. In un club la gestione dei giocatori è diversa, hai tempo per conoscere il gruppo, provare moduli, cambiare l’assetto tattico ecc… ma farlo con la Nazionale non è possibile, specialmente in una competizione come gli Europei dove hai poco tempo.

Ha continuato a cambiare modulo e giocatori e questo ha creato confusione alla squadra. Ha voluto imporre idee ambiziose, sopravvalutando questa rosa.  Nel Napoli aveva calciatori tecnici e veloci, nell’Italia no. Il suo gioco quindi non si è potuto realizzare proprio perché gli mancavano i giocatori con queste caratteristiche.

Delusione a livello di prestazione e carattere in tutti i reparti, gli unici a salvarsi sono Donnarumma e Calafiori: da loro deve ripartire la prossima Italia?

Loro due sicuramente, ma anche Bastoni e Barella. Aggiungerei anche Chiesa e Dimarco che non sono quelli visti in questo europeo, il loro livello è decisamente più alto. L’Italia secondo me deve sperare in un leader. Il tempo dirà se Donnarumma e Calafiori potranno ricoprire questo ruolo, anche se per un portiere la vedo più dura. Il portiere è da sempre un ruolo un po’ ai margini.

La delusione maggiore arriva dal reparto offensivo: Scamacca primo marcatore italiano quest’anno in Serie A, ma non ha inciso…

Far passare Scamacca come il nuovo Gigi Riva e salvatore della patria è stato controproducente. Sicuramente c’è in corso un vero e proprio dramma offensivo a livello generazionale. Se parliamo di Scamacca però ha deluso molto in termini caratteriali. Probabilmente non riesce a stare in una nazionale modesta e a incidere come fa all’Atalanta.

Il problema però è più grande: sulla trequarti e in attacco non ci sono campioni. Abbiamo in prospettiva Camarda, ma è troppo presto per mettergli pressioni addosso.

I giovani in Italia ci sono, ma non giocano. Com’è possibile essere Campioni d’Europa con l’ Under-17 e 19 e vice campioni del mondo con l’Under-20 e non avere giovani talenti nella Nazionale maggiore e nel campionato italiano?

La crescita è decisiva per un calciatore. Per me in Italia falliscono soprattutto gli attaccanti perché c’è molta pressione in quel ruolo. Non si dà tempo per sbagliare. Bisogna quindi addestrare i ragazzi al fallimento e al saper gestire gli errori. C’è un’ansia di produrre e poco tempo per farli crescere. Vedo poi una generazione poco brillante e secondo me una soluzione potrebbe essere mandarli all’estero.

Giocare in una paese straniero, approcciarsi ad altri tipi di calcio e a culture diverse li arricchirebbe e li farebbe crescere a livello mentale. Prendiamo Calafiori. Ha avuto una parentesi in Svizzera. Al Basilea è arrivato da terzino sinistro e si è reinventato difensore centrale e in questo ruolo ora è uno dei più promettenti a livello europeo. Sarà un caso?

Non so, ma l’esperienza all’estero ti arricchisce e ti migliora. Guardiamo Bellingham: ha 21 anni, gioca da quattro anni all’estero e ragiona come un trentenne navigato, quando avrebbe potuto giocare tranquillamente in Premier.

Prossimo appuntamento la Nations League e poi le qualificazioni ai Mondiali: ci dobbiamo aspettare una rivoluzione nei prossimi mesi?

Il tempo a disposizione non è molto. Spero in una Nations League che dia un’anima a questa squadra e a un girone di qualificazione semplice. Spalletti dovrà dare un’identità alla Nazionale e maggiore chiarezza. Lì capiremo se è in grado di fare il Ct.

Martina Giuliano