Gilles Rocca, dal calcio al cinema
Ex calciatore professionista, attività che ha dovuto lasciare in seguito a un grave infortunio, Gilles Rocca ha intrapreso l’attività di attore intorno ai 20 anni.
Nel suo curriculum anche diversi cortometraggi da lui scritti e diretti molto apprezzati dalla critica come “Metamorfosi”, corto che affronta il tema del femminicidio.
Il prossimo autunno sarà sul grande schermo con Tre tocchi, l’ultima fatica di Marco Risi che annovera nel cast giovani attori emergenti come Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Vincenzo De Michele, Emiliano Ragno e Antonio Folletto oltre ovviamente a Gilles Rocca e guest star come Francesca Inaudi, Ida Di Benedetto, Marco Giallini, Luca Argentero, Claudio Santamaria, Valentina Lodovini, Maurizio Mattioli e Paolo Sorrentino nel ruolo di se stesso.
Ma lasciamo che sia Gilles a parlarne…
Come nasce l’idea di Tre tocchi?
Il film è nato in maniera quasi naturale all’interno della Nazionale Italianattori fondata da Pasolini tantissimi anni, molto attiva nella beneficenza.
Il presidente della squadra è Jonis Bascir e ne fanno parte anche Matteo Garrone, Marco Risi, Stefano Reali e attori come Ettore Bassi, Pasotti, Pecci.
Durante i vari allenamenti si parlava della vita attoriale e Marco sentendo i nostri racconti da spogliatoio ha pensato di fare questo film. Sono storie abbastanza verosimili; il mio personaggio è un attore famosissimo partito dai fotoromanzi e in seguito alla notorietà acquisita grazie a una soap opera inizia a fare uso di cocaina perché non riesce a gestire tutta quella popolarità.
Alla fine però riuscirà a trovare una sua dimensione.
Ad accomunarci è la vita sui campi di calcio, il nostro allenatore è Giacomo Losi, mito assoluto che rappresenta un uomo di altri tempi.
Allenatore vecchio stampo, dai valori assoluti.
Il mister ci insegna a giocare a 3 tocchi per non innamorarci del pallone.Nel calcio bisogna passare la palla con rapidità, quella stessa rapidità che serve nella vita. Nella cultura afro americana i tre tocchi rappresentano i piedi terreni, lo spirito e l’anima.
Hai intrapreso la carriera da diversi anni, ma nasci come calciatore …
Ho sempre amato la recitazione, una passione che ho sempre avuto ma che ho potuto iniziare a coltivare dopo i 20 anni in quanto sono sempre stato impegnato con il calcio fin dall’età di 4 anni.
Ho dovuto smettere dopo 11 anni dopo un brutto infortunio. Ho dei bellissimi ricordi che mi legano a quello sport: i 4 anni di professionismo con la Lazio, la Serie C con il Frosinone.
Fra l’altro quando giocavo nella Lazio ho avuto modo di giocare in diversi tornei in giro per l’Europa; un anno sono stato in Inghilterra, poi in Spagna a giocare contro il Real Madrid dove già c’era Casillas. Ho giocato contro l’Atletico e Torres ci fece 4 gol.
Da subito si era capito il fenomeno che sarebbe diventato. Era già un passo avanti, noi eravamo forti però lui giocava da solo!
Fra i calciatori che ammiravi di più?
Oltre a Torres, Ronaldo; per me il più grande giocatore di tutti i tempi.
Marco Risi ha diretto anche Maradona la mano de Dios. C’è uno sportivo che ti piacerebbe interpretare?
Assolutamente sì, ed è Nino Benvenuti! Il pugilato è la mia seconda passione dopo il calcio e lo pratico ormai da tanti anni. Un grandissimo campione che ho avuto il piacere di conoscere durante un allenamento in palestra.
Nella mia palestra sono passati tanti campioni, come Primo Carnera e da noi è presente anche il ring dove ha combattuto Alì.
Sappiamo che eri un grande simpatizzante della Roma, come vedi la debacle subita a Catania?
Sì, simpatizzavo per i colori giallorossi però ho deciso di non tifare per nessuna squadra, non mi sembrava corretto visto il mio passato.
La Roma è arrivata un po’ scarica, di mezzo ci sono anche i Mondiali e i giocatori non sono riusciti a dare il 100 per cento.
Se c’erano più punti in palio avrebbero dato tutto; diciamo che si era un po’ rassegnata, non ha voluto far stancare i propri giocatori.
Ha influito anche il fatto di non far festeggiare i propri avversari diretti all’Olimpico la settimana successiva. Conosco De Rossi e posso garantire che Daniele non molla mai, ma so quanto può essere dura far vincere lo scudetto agli avversari proprio fra le quattro mura amiche.
Ma se arriveranno i rinforzi adeguati, si ripeterà senz’altro durante la prossima stagione.
Cosa pensi invece di quello che sta succedendo in casa Lazio?
Il malcontento delle tifoserie è dovuto alla gestione sbagliata di Lotito. O cambia modo di fare, o è meglio che molli. Se va via, ci sarà bisogno di una rifondazione.
La Lazio ha un settore giovanile fortissimo ma che non riesce mai a portare in prima squadra. C’è un problema di gestione dei calciatori.
Dovrebbero mandare avanti il settore giovanile; Peluso è stato mandato via perché ritenuto piccolo, ora è 1,87. Altri come De Cesare del Torino sono stati mandati via a parametro zero una volta scaduto il contratto.
Progetti futuri dopo Tre tocchi?
Guarda per ora il mio progetto imminente è il film in sé per sé, dopo di questo avrò un quadro più completo. tre tocchi mi ha portato via tanto tempo e ne vado orgoglioso, ringrazio Marco che reputo un secondo padre per aver voluto fare questa scommessa prendendo personaggi del sottobosco della recitazione. Io ho dato davvero l’anima per questo film e aspetto di conoscere i commenti che arriveranno dopo la proiezione privata per gli addetti ai lavori.
Giusy Genovese