ESCLUSIVA – Franco Peccenini e quella Roma a stretto contatto con i tifosi

Il rapporto con i tifosi negli anni '70 e la Roma di adesso. Questo e tanto altro è stato al centro della nostra chiacchierata con Franco Peccenini.

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In occasione della XII^ edizione del Premio Sette Colli Romanisti, la redazione di Gol di Tacco a Spillo ha voluto intervistare uno dei premiati: Francesco Peccenini, ex calciatore della Roma negli anni 70′-80′ con cui ha vinto una Coppa Italia.

Com’é cambiato secondo te il calcio rispetto a quando giocavi?

È cambiato molto a livello tecnico, oggi c’è più fisicità, corsa e più qualità.
È cambiato tantissimo però anche il rapporto con i tifosi. Le squadre ora sono molto più asettiche, una volta avevamo il contatto diretto, ora il contatto è solo allo stadio e questo ha creato meno attaccamento, anche se c’è da dire che  per i tifosi l’amore per i colori della propria squadra è rimasto notevole. Il rapporto tra giocatore e tifoso prima era più vicino infatti ci si allenava a porte aperte, mentre ora è più lontano.

Nella foto Nils Liedholm, Loris Boni, Giorgio Morini e Franco Peccenini

 Come valuti l’andamento attuale in Campionato della Roma?

Altalenante. La Roma ormai ci ha abituato a prestazioni eccellenti e ad altrettante prestazioni da dimenticare. La Roma la maggior parte dei punti li ha persi con le squadre che occupano i posti in fondo alla classifica e questo è da attribuire a un aspetto mentale non al top. In Champions League la Roma sta dando delle sicurezze al contrario del campionato.

A proposito di Champions League, quante chance ha la Roma di passare il turno?

Con il gol del Porto nei minuti finali si è complicata un po’ la situazione.
In Portogallo sarà una partita molto più difficile, i portoghesi sono dei grandi palleggiatori, in casa hanno un approccio diverso da quello che abbiamo visto in trasferta dove hanno fatto una gara attendista mentre stavolta cercheranno in tutti i modi di fare la partita. Questo potrebbe essere un vantaggio per i giallorossi solo se si presentano lì mentalmente ben predisposti a voler passare il turno. 

Daniele De Rossi
Foto: Egypt Today

De Rossi è ormai rimasta l’unica bandiera nel calcio italiano. Quanto conta il suo ritorno in questo momento nella Roma?

Conta tantissimo, lo dicono i risultati. De Rossi riesce a dare sempre quello spirito che manca alla Roma, quando c’è lui in campo è sempre uno stimolo per i compagni, soprattutto un sostegno.

Riguardo, invece, Zaniolo, ultimamente lo hanno designato come l’erede di Totti. Cosa ne pensi? Lo consideri un paragone azzardato o no?

Reputo un paragone che lascerei stare, Zaniolo è Zaniolo, Totti è stato Totti.
Zaniolo è ben avviato a fare una grande carriera perché ha tutta le qualità per potersi affermare nel calcio italiano ed europeo però il paragone con Totti non sta in piedi. Hanno caratteristiche e personalità diverse.

Zaniolo esultanza
Immagine Getty

Con Cristante, Zaniolo, Pellegrini e altri, la Roma sta attuando questo progetto di linea verde. Cosa ne pensi? 

Io credo faccia bene ma deve essere ben miscelata con giocatori di esperienza così da far crescere i calciatori più giovani sotto l’ala protettrice dai più grandi che possono essere un valido sostegno nelle difficoltà perché sappiamo tutti che un giocatore giovane spesso  può anche prestarsi a delle gare non all’altezza e lì ha sicuramente bisogno di chi ha più esperienza.

Per quanto riguarda la possibilità di creare delle squadre B come ad esempio le cantere spagnole (vedi anche la Juventus quest’anno), sei favorevole, dando così l’opportunità di mostrare i calciatori delle primavere anche al calcio che conta?

Sì sono assolutamente favorevole.
Prima c’era il campionato De Martino che è simile a quello che stanno progettando adesso. Questo campionato permetteva ai giocatori non impiegati la domenica, di giocare il mercoledì.
Sicuramente è un’iniziativa valida, piuttosto che mandare i calciatori a giocare nel campionato di Lega Pro o Serie B, meglio creare una squadra B della propria società per farli crescere con una fisiologia di gioco simile alla prima squadra.

Foto: Tuttosport

Vorrei farti un’ultima domanda sulla costruzione dello stadio della Roma. Quanto credi in questo progetto?

Lo stadio di proprietà è sicuramente molto positivo a livello economico e soprattutto per l’immagine di una società che in questo caso è la Roma. Più che crederci ci spero, ma spesso per via di queste proroghe burocratiche non vorrei ci si perdesse troppo in chiacchiere e poco nei fatti. Io sono speranzoso e felicissimo se un giorno riuscissimo a mettere piede nel nuovo stadio. Una speranza che nutrono tutti quelli che amano i colori giallorossi. Darebbe la possibilità anche ai tifosi di vedere la partita in maniera più comoda visto che attualmente all’Olimpico ci sono problematiche logistiche e anche una non adeguata visibilità.

 

Raffaella De Macina