ESCLUSIVA – Erika Santoro e il coraggio di perseguire un sogno andando contro a stereotipi e pregiudizi. Intervista al difensore del Pink Bari

Difensore scattante che corre su e giù sulla fascia ma anche e soprattutto una giovane donna ambiziosa e coraggiosa che vive per il calcio

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Erika Santoro, difensore, classe 1999,
è un fulmine della corsia laterale.

Ha iniziato la carriera nel San Zaccaria, squadra di quartiere della sua città, Ravenna, e a soli soli 14 anni raggiunge una storica promozione in Serie A. L’anno successivo, il primo in massima serie, contribuisce al raggiungimento del sesto posto e degli ottavi di Coppa Italia.

Nel 2016-2017 viene chiamata nella Nazionale U19 del tecnico Enrico Sbardella. 

Passa poi al Pink Bari, squadra nella quale ha militato in questa stagione.

E’ stata un’annata particolare per Erika e compagne che non sono riuscite a centrare la salvezza pur lottando fino all’ultima giornata, e salutano la Serie A. Grazie a Music and Sport Management abbiamo avuto l’occasione di conoscerla meglio e di raccogliere un’altra testimonianza di chi ha perseguito un sogno nonostante tanti limiti, facendo sacrifici e che nonostante tutto sogna ancora…

Cosa rappresenta per te il calcio?

Il calcio è la mia vita; da anni, ho dedicato la maggior parte del mio tempo a questo sport da tanti anni e da una passione la sto trasformando in una professione.

Quali sono le difficoltà maggiori che una calciatrice incontra in carriera?

Tante, ma una difficoltà che mi preoccupa più delle altre è che il nostro calcio è uno sport che ti porta via tanto tempo e essendo ad oggi ancora uno sport non del tutto professionistico non abbiamo stipendi che ti permettono di vivere solo di questo e quando si smette la carriera calcistica si è costrette a intraprendere nuove strade e sappiamo che all’età di 30 anni é sempre difficile rimettersi in gioco.

Quattro stagioni al San Zaccaria poi il passaggio al Pink Bari che non solo ha rappresentato un cambiamento di maglia ma anche la prima volta che hai lasciato casa. Come è stato il processo di ambientamento?

É stato come essere sulle montagne russe. Ci sono stati momenti fantastici alternati a momenti in cui avevo la paura di cadere.
Mi sono rimessa in gioco cambiando club: ho acquisito una botta di vitalità e stimoli ma allo stesso tempo vedevo la mia famiglia lontana, vedevo difficoltà in squadra in quanto siamo una squadra giovane e non sempre in grado di portare punti a casa. Ma ogni momento mi ha lasciato qualcosa dentro èd è stato motivo di crescita personale e professionale.

L’Italia ha registrato il record di spettatori per una gara di Serie A. Da avversarie che giocano nello stesso campionato, come è stata vissuta quella giornata?

Penso che ogni giocatrice era sintonizzata su quella partita e chi ha avuto la possibilità era presente. E’ stato un momento magico che ha segnato ognuno di noi e sicuramente il movimento e penso che anche le persone che non sempre hanno seguito questo nostro calcio abbiano percepito questa adrenalina.
Dobbiamo pensare che questa partita è un punto di partenza per il calcio femminile e che più avanti si andrà, più vedremo stadi importanti con tifoserie appassionate a sostenere la propria squadra.

Come trascorri il tempo quando sei lontana dal rettangolo di gioco?

Il mio tempo è sempre dedicato alla mia vita da atleta quindi palestra e riposo oltre agli allenamenti ; ad oggi sto finendo anche gli studi.

Qual è la tua massima ambizione, il tuo sogno nel cassetto?

Giocare in una squadra di club davvero importante e magari vincere uno Scudetto di Serie A; arrivare in Nazionale maggiore sarebbe la ciliegina sulla torta.

A tal proposito, da anni sei nel giro della Nazionale. Ricordi cosa hai provato il girno della prima chiamata in azzurro?

Ero entusiasta e consapevole di cosa andavo in contro perchè quando entri a far parte di una Nazionale devi avere uno stile di vita che ti porta a rimanerci dentro. Quindi ero consapevole che avrei dovuto fare un salto di qualità che mi avrebbe portato a ottenere la fiducia del mister. È stato bellissimo perché mi ha appagata per tutti i sacrifici fatti fino a quel momento.

In tema di Nazionale, manca poco al Mondiale: come immagini sarà il cammino delle Azzure?

Sarà un cammino difficile perché le ragazze si scontreranno con Nazionali che hanno un grande valore ma sono sicura che le nostre Azzurre ci stupiranno come hanno fatto fino ad ora. Ho molta fiducia nel percorso lavorativo che stanno facendo stanno mettendo molta dedizione e impegno e potranno solo che onorarci in questa competizione.

Qual è il consiglio che daresti a una bambina che si appresta a iscriversi a una scuola calcio e sogna di diventare calciatrice?

Vorrei dire che tutti i nostri sogni posso diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli. Quindi consiglio di avere il coraggio di andare contro gli stereotipi o pregiudizi.

 

Caterina Autiero