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ESCLUSIVA – Dalla penna al microfono, intervista a Valeria Biotti

Abbiamo intervistato la giallorossa Valeria Biotti, giornalista del Corriere dello Sport e voce romanista di Rete Sport 104.2

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valeria biotti

Valeria Biotti è laureata in Sociologia, comunicazione e mass media e specializzata in Semiotica. Attualmente è penna del Corriere dello Sport e voce di Rete Sport 104.2. Con lei – grande tifosa romanista – abbiamo voluto chiacchierare un po’ sulla Roma e su questa nuova stagione. Ci ha svelato della sua passione per Bruno Conti infatti da bambina giocava a calcio con gli amici con indosso la sua maglia. Ci ha confessato anche del suo grande rammarico e di non aver metabolizzato il ‘forzato’ addio del duo De Rossi-Totti. Ma è ottimista sul futuro della squadra ed è esaltata dalle qualità mostrate da Lorenzo Pellegrini e dal neo arrivato Mhkitaryan.

Valeria Biotti
Valeria Biotti nota voce giallorossa sulle pagine di Gol di Tacco A Spillo

Valeria come nasce la tua passione per la Roma?

Nasce perchè da bambina giocavo a pallone per strada con tutti gli amici maschi, ognuno aveva un nome e un numero, io ero Bruno Conti, da bambina volevo essere Bruno Conti. Questa cosa l’ho raccontata a lui, lui è stato molto affettuoso, è stata un’emozione per me potergliela raccontare.

Ritornando ai nostri giorni, come hai metabolizzato gli addii di De Rossi e Totti? 

Non li ho metabolizzati perché insieme a loro, a ciò che sono in grado di dare e ciò che rappresentano, è andata via non soltanto la storia ma il senso, il valore dell’essere romanista. E’ andata via una grande carica di esperienza perché il futuro si scrive anche sulla base del passato ed è andata via una profonda conoscenza della città, dell’ambiente di Trigoria, del calcio italiano e del calcio a Roma oltre che del calcio in sé. Oltre poi a un legame affettivo profondissimo che è stato reciso in maniera vergognosa perché di fatto la mancanza di rispetto nei confronti dei due capitani è stata anche una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i tifosi.

La Roma poi ormai quasi ogni anno tende a stravolgere tutto e a cambiare le carte in tavola. Quest’anno sono cambiati Ds e tecnico, cosa ne pensi di questa scelta?  

Questa Roma americana si è trovare a smontare e rimontare ogni anno, a scegliere non soltanto uomini diversi, ma anche filosofie diverse quindi progetti che sono stati costruiti e smontati per una gestione poco oculata o comunque molto in bilico dal punto di vista finanziario che ha fatto sì che la Roma per sostenere l’autofinanziamento dovesse vendere i suoi giocatori migliori. Quest’anno è il primo anno in cui l’aver cambiato molto era necessario e condivisibile secondo me perché la Roma dello scorso anno era una squadra costruita male, disequilibrata come rosa, non adatta all’allenatore che in teoria avrebbe dovuta metterla in campo ma probabilmente per qualsiasi allenatore era una Roma male assortita.

Sei soddisfatta della campagna acquisti di questa estate?

Sono soddisfatta del lavoro di Petrachi perché sicuramente invece ha creato una Roma equilibrata, è riuscito a coprire le falle degli errori precedenti e a regalare a Fonseca probabilmente dei calciatori in linea con la sua idea di gioco. E’ chiaro che è una rosa da quarto posto ed è chiaro che noi non possiamo pensare che entrare in Champions sia un trofeo però in questa opera di risalita, di inversione di tendenza rispetto a un trend che sembrava molto negativo, è una buona campagna acquisti.

Questo inizio di campionato giallorosso come lo valuti?

E’ una fase di costruzione quindi l’allenatore deve costruire intanto il gruppo, perché sappiamo che lo scorso anno per vicende varie si era molto sgretolato e diviso. Ha un’idea di calcio che è molto poco italiana quindi molto accorto sulla fase difensiva e meno coraggioso; mentre Fonseca vuole una Roma coraggiosa e molto divertente, credo che questa fosse l’unica chiave che avrebbe potuto riportare entusiasmo nell’ambiente cittadino, nell’ambiente interno a Trigoria quindi è un’opera notevolissima da parte dell’allenatore. Tra l’altro sta costruendo un gioco brillante, non necessariamente rischioso dietro perchè se la fase difensiva viene fatta come lui ha in mente non è per niente messa in secondo piano. Sono ottimista.

Chi è stato fino ad ora determinante secondo te?

Il calciatore più rappresentativo, più pesante e determinante è Lorenzo Pellegrini che ancora ci dovrà far vedere le sue cose migliori ma sta consolidando la sua maturità calcistica trovandosi anche all’interno di un gioco che lo valorizza e in una posizione che è la sua naturale. Mi piace enormemente anche Mhkitaryan, anche quando gioca male come nell’ultima partita, perché comunque ha veramente un senso della globalità dell’azione  e del momento della partita straordinario. Qualsiasi azione, anche a palla lontana, anche in una fase di non possesso,  determina la sua posizione e il suo movimento; diciamo che ogni azione della partita comunque lo riguarda direttamente.

Parliamo di Europa League: quante chances ha la Roma di giocarsela fino in fondo?

Ovviamente è presto per fare una proiezione del genere, però diciamo che ha sicuramente chances per arrivare tra le prime otto o quattro. Secondo me si farà campionato e Coppa a testa bassa, a gennaio, a mercato aperto si guarderà dove ci ritroviamo, e lì però se servirà qualcosa, la società dovrà essere più coraggiosa rispetto al passato. Il mercato di gennaio della Roma non ha mai brillato e invece se vuoi arrivare da qualche parte, qualche modifica la devi fare.

Ultima domanda: A che obiettivi dovrebbe e può puntare la Roma?

Si punta sempre alla vittoria perché essere semplicemente competitivi e voler dare fastidio a chi è in cima secondo me non è ambizioso e nello sport e nel calcio, con i nostri colori addosso non si può aspirare a niente di meno che non sia vincere. La Roma di oggi se vuole portare a casa un trofeo non è evidentemente lo scudetto, però un trofeo ce lo meriteremmo.

Raffaella De Macina