ESCLUSIVA – Conosciamo Eleonora Buttitta, atleta azzurra del Calcio da Tavolo

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Eleonora Buttitta

Alla scoperta di Eleonora Buttitta e del Subbuteo

Nata a Palermo il 23 giugno 1993, di professione Medico chirurgo, Eleonora Buttitta gioca a Subbuteo da 15 anni. Tesserata con il Subbuteo Club Bagheria, ha vinto i campionati del mondo con l’Italia nel 2015 e vanta diversi titoli nazionali. Si descrive come apparentemente molto seria ma riesce ad essere molto simpatica ed ironica.
Nel suo sport è una delle giocatrici più intelligenti del circuito.

Noi di Gol di Tacco a Spillo,  a pochi mesi dalla Coppa del Mondo di Calcio da Tavolo e di Subbuteo che si svolgerà proprio in Italia (a Roma, dal 16 al 18 Settembre) abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche chiacchiera con Eleonora.

Com’è nato l’amore per il Subbuteo?
È nato per caso, quando una mia compagna di classe (e attuale compagna di squadra e di nazionale, Giuditta Lo Cascio), mi ha proposto di accompagnarla ad uno degli allenamenti organizzati dal padre, Giuseppe Lo Cascio, fondatore del Subbuteo Club Bagheria. Io avevo solo sentito parlare di questo gioco, ma ad un primo allenamento ne sono seguiti altri e dopo circa un mese stavo partecipando al mio primo torneo nazionale, la Coppa Italia, a Chianciano Terme.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate quando ti sei avvicinata a questo Sport?
Ricordo che imparare le regole è stata una delle cose più difficili; nonostante ricordi molto il gioco del calcio, il Calcio da Tavolo ha regole proprie che a un principiante sembrano un’infinità. Un’altra cosa che richiede molta concentrazione è acquisire la tecnica di base: chi inizia a giocare difficilmente è in grado di affrontare subito una partita, ma dovrà prima imparare a colpire la palla nel modo giusto, e solo dopo questa prima fase di allenamento potrà giocare contro un avversario. Questo richiede anche una buona dose di pazienza e determinazione.

Quanto è cresciuta l’attività femminile in questa disciplina da quando ti ci sei avvicinata e quanto ancora si può fare, secondo te, per migliorare ulteriormente le cose?
Purtroppo da quando ho iniziato a giocare non ho assistito a una grande crescita della categoria femminile, nonostante siano stati compiuti sforzi importanti. In Italia sono ancora pochissime le giocatrici di Subbuteo, e negli ultimi due anni qualsiasi tentativo di miglioramento è stato interrotto dalla pandemia. Sarebbe importante che ai tornei venisse dato maggiore risalto alla categoria femminile, effettivamente poco partecipata ma per questo spesso relegata ai margini della competizione. Utile sarebbe anche ricominciare l’attività promozionale nelle scuole, dove è più facile che le bambine possano appassionarsi ad un gioco altrimenti sconosciuto.

Cosa “ruberesti” ai maschi e cosa invece loro dovrebbero “rubare” dalle donne?
Ruberei ai maschi i loro “numeri”, nel senso che vorrei che ci fossero tante giocatrici di subbuteo quanti sono gli uomini; dal punto di vista tecnico o tattico, invece, non credo ci siano differenze tra uomini e donne nel calcio da tavolo.

C’è qualche aneddoto particolare che coinvolge la tua famiglia?
Non c’è nessun aneddoto in particolare, ma i miei familiari mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie attività legate al Subbuteo, sia seguendomi come spettatori ai tornei, anche in trasferta in giro per l’Europa, sia dando una mano nell’organizzazione di eventi promozionali. Uno degli ultimi tornei estivi organizzati all’interno del Subbuteo Club Bagheria (un modo per mantenersi allenati anche durante la stagione estiva), per esempio, si è svolto a casa dei miei genitori adibita a sala da gioco all’aperto, con tanto di premiazione e rinfresco.

Quanto hanno pesato i pregiudizi sulle tue scelte?
Non ho mai sentito il peso dei pregiudizi e quindi non ne sono mai stata influenzata.

 Perché risulta ancora difficile per alcuni accettare la donna in determinati sport?
Il ruolo delle donne nello sport è ancora molto discusso, alcuni sport sono ancora considerati prettamente maschili, e la donna che vi si avvicina è vista come qualcosa fuori dall’ordinario, quasi mascolina, in una società che continua a proporre modelli di donne ben lontani dalla donna sportiva. Spesso quindi per le donne la scelta di praticare uno sport “maschile” come il calcio o il basket è una scelta controcorrente, soprattutto se si parla dell’ambito professionistico, dove c’è anche un’enorme differenza in termini di trattamento economico e di visibilità. Credo che solo eliminando gli stereotipi e i preconcetti si potrà raggiungere la parità tra uomini e donne in tutti gli sport, ma la strada è ancora molto lunga.

Hai scelto una strada che necessita comunque dei sacrifici, ma so che oltre ad essere una giocatrice di Calcio da Tavolo sei anche un medico affermato: come riesci a conciliare le due cose? E se hai dovuto rinunciare a qualcosa nella tua vita, qual è la rinuncia che ti pesa maggiormente?
Ho la fortuna di non aver mai avuto difficoltà a conciliare il Subbuteo prima con lo studio, e adesso con il lavoro. I tornei di svolgono tutti nel fine settimana, quindi basta programmare per tempo il calendario delle competizioni per evitare turni di guardia contemporanei. Per quanto riguarda l’allenamento, ormai da due anni non ho più la possibilità di allenarmi con i miei compagni del Subbuteo Club Bagheria essendomi trasferita altrove, ma ho un campo di Subbuteo a casa con cui mi alleno soprattutto in prossimità dei tornei. Il Subbuteo è la mia passione, ho dovuto fare qualche rinuncia (ricordo ad esempio la gita di classe dell’ultimo anno di Liceo, a cui non sono andata per partecipare ad un torneo internazionale che si svolgeva a Malta) ma niente che mi abbia mai pesato veramente.

Perché questo sport ha bisogno anche delle donne?
Il Subbuteo è uno sport in crescita e ritengo che questa crescita passi anche dalla formazione di una categoria femminile solida e numerosa.

 Qual è stata la tua gara o la tua vittoria più bella?
Ricordo con molto entusiasmo la vittoria del Mondiale Femminile a squadre a San Benedetto del Tronto contro il Belgio: una vittoria casalinga contro le nostre avversarie più temute, una grandissima emozione.

Che consiglio ti senti di dare alle piccole che potrebbero voler di seguire le tue orme?
Di non farsi scoraggiare dalle difficoltà iniziali che un gioco come il subbuteo può presentare, di essere determinate perché i risultati arrivano.