ESCLUSIVA- Ciao Pablito! Il ricordo dei compagni, di chi ne ha narrato le gesta, di chi non lo dimenticherà mai

Agroppi, Di Carlo. Cuccureddu, Di Livio, Zazzaroni, Compagnoni, Rosanna Marani e tantissimi altri ricordano sulle nostre pagine Pablito. Il calciatore. Il campione. L'uomo.

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“Paolo per me è stato uno dei miti della mia adolescenza, il calciatore che ha fatto il Mondiale del ’78 e del 1982, ovvero la  storia del calcio italiano.
Il calciatore che  ho adorato e che sognavo di conoscere. Ho avuto poi la fortuna di lavorare con lui a Sky per diversi anni e ho conosciuto così anche la persona – e non lo dico solo perché adesso non c’è più – Paolo era davvero una persona solare, semplice, gentile, disponibile. Ricordo una trasferta con lui a Liverpool per Liverpool – Juve,  era la  prima volta che andavo ed entrare ad Anfeld con un mito come lui è stata una sensazione bellissima.
Grande attaccante, aveva tutto: furbizia, classe, tecnica. E’ stato l’uomo che nel 1982 ha fatto tre gol al Brasile, due in semifinale alla Polonia, il gol del vantaggio contro la Germania.  Ci ha regalato un Mondiale dopo un avvio difficile dove tutti lo criticavano e volevamo che restasse in panchina. Fu bravo Bearzot a insistere e Paolo poi fu semplicemente fantastico.”
Maurizio Compagnoni

paolo rossi
fonte immagine: profilo twitter ufficiale @PablitoRossi

“Non ci sono parole. Abbiamo gioito tante volte insieme. Non so cos’altro dire, è stato un anno tristissimo, non vedo l’ora che finisca. Abbiamo già pianto Anastasi, adesso Pablito. Questa mattina abbiamo ricevuto una grande mazzata, poi data l’emergenza non possiamo nemmeno andare a trovarlo. Sono vicino alla famiglia. Un peccato, sembrerà una frase fatta ma era davvero una brava persona. Sono addolorato. Buon viaggio, Paolo!”
Antonello Cuccureddu

Questa mattina mi è venuta in mente una frase del grande scrittore uruguaiano innamorato del calcio, Eduardo Galeano che scrisse: “Il calcio è dubbio costante e decisione rapida”. Inevitabile. Inevitabile il confronto con quello che è stato Paolo Rossi appena appresa la notizia della sua scomparsa. Galeano non scrisse per lui questa frase, questa definizione così bella del calcio, ma si adatta benissimo con quello che è stato Paolo Rossi. Un centravanti rapido, un centravanti che era capace di anticipare gli avversari, di anticipare il pensiero degli avversari. Grande capacità di muoversi anche senza palla. Ricorderemo Paolo Rossi per le reti che ha realizzato per il Mondiale di Spagna ’82, per i gol realizzati contro il Brasile. In Brasile lo ricordano con rammarico naturalmente per la ferita che è ancora aperta. Lo ricorderemo anche per quello che è stato. Un uomo mite, il cui sorriso illuminava costantemente il suo volto. Un uomo capace di amare la vita. Un piccolo, grande eroe. Ciao Pablito!
Riccardo Cucchi 

Stamattina stavo andando in aeroporto perché sono in partenza per Lisbona e ho ricevuto la chiamata da un amico che mi ha avvisato della morte di Paolo Rossi. Sono rimasto senza fiato. Davvero una notizia bruttissima. Con Paolino ho condiviso momenti fantastici, viene a mancare una persona che è stata importante nella mia vita. Da piccolo ero un suo grande tifoso, averlo poi conosciuto è come se avessi realizzato un sogno. Paolo era una persona riservata, educata, gentile. Poi insieme portiamo alta la bandiera dell’Italia, avendo vinto entrambi la Scarpa d’oro. Volevo dare le condoglianze alla moglie. Lo porterò sempre nel mio cuore.
Totò Schillaci

Paolo Rossi, divenuto Pablito per tutti ad imperitura memoria per i tre gol al Brasile che ci valsero la vittoria ai Mondiali del 1982, con la Nazionale di Enzo Bearzot, nei miei ricordi rimarrà sempre quel calciatore che mi rilasciò una intervista, uscita su La Gazzetta, una esclusiva che oggi si chiamerebbe fake news! Rispose candidamente a una domanda inerente ai suoi sogni giovanili, e visto il personaggio umile e gentile, non ebbi alcun dubbio a riguardo, che lui avrebbe desiderato prendere i voti. Quando in altra occasione lo rividi, mi venne incontro con un sorriso smagliante e mi disse che aveva scherzato. Da sempre aveva voluto essere calciatore. Questa sua ammissione rimase un segreto tra me e lui. Mi giurò che mai e poi mai avrebbe smentito quella intervista. E così è stato.
Rosanna Marani 

Ho incontrato Pablito soltanto una volta ma per una lunga intervista per un dvd monografico all’interno della collana “I miti del calcio”, sarà stato più o meno 15 anni fa.
Mi piacque il suo approccio mai diffidente, mai scorbutico, mai snob. Sempre gentile, disponibile, schietto, ironico. Autoironico. Fuggiva un po’ agli schemi dei calciatori che hanno segnato la storia del calcio, eppure lui è immerso dentro a quella storia, l’ha segnata. Nel 1982 ero un ragazzo, ma di quel Mondiale, come  per tutti quelli della mia generazione, abbiamo impresse delle emozioni fortissime. I calciatori di quella Nazionale sono dei Miti, sono dei giocatori tra il reale e la fantasia, Paolo Rossi era come un mostro a 9 teste, con il suo zampino, con la sua testina arrivava sempre dappertutto! Faceva dei gol impossibili, quasi magici. Sbucava all’improvviso come nelle favole e proprio questo aspetto fiabesco, questo suo sorriso stampato sempre sulla sua faccia ce lo porteremo dentro per sempre. Il sorriso è forse – se dovessi fare un’estrema sintesi – è il flash che vorrei rimanesse per sempre di Pablito dentro di noi.
Adriano Bacconi

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