Dopo Sarri, il Napoli si affida a un altro allenatore toscano: dopo la mancata qualificazione alla Champions League 2021-22, De Laurentiis ha deciso di operare una rivoluzione.
Congedato Gattuso, la guida tecnica dei partenopei è affidata a Luciano Spalletti.
La piazza al momento è divisa tra consensi e dubbi, quel che è certo è che tanto il club quanto il tecnico di Certaldo, hanno voglia di tornare grandi.
Umberto Chiariello, volto, voce e penna napoletana, ideatore e conduttore di Campania Sport su Canale 21 e conduttore radiofonico di PN Sport Show su Radio Punto Nuovo, analizza per noi la ricostruzione in atto.
Potrebbe esserlo. Per esperienza (ha sessant’anni fatti), curriculum, personalità e capacità Spalletti ha le caratteristiche per guidare una squadra di una grande piazza come Napoli, dopo essere stato all’estero e aver allenato in piazze difficilissime come Roma e Milano. Lui è un allenatore fatto, a differenza di Gattuso che era un work in progress e doveva ancora maturare esperienze essenziali ad alto livello.
Difatti, dopo piazze non facili come Roma e Inter, secondo te quali difficoltà incontrerà il tecnico di Certaldo in una come Napoli?
Spalletti, con la sua verve dialettica ed il personaggio particolare che è, se parte bene si conquisterà subito la piazza e diventerà facilmente un idolo, e sarà amato come pochi: se solo ripenso a Benitez, Ancelotti e Gattuso, che non hanno fatto benissimo per usare un delicato eufemismo, e guardo a quante “vedovelle” ci sono ancora in giro, penso che questa sia davvero una città particolare in cerca immancabilmente del suo Viceré in cui indentificarsi.
Viceversa, non dovesse far bene, la sua vena polemica lo renderebbe inviso alla massa facilmente. Un’arma a doppio taglio.
Soprattutto è una scommessa sapere come gestiranno il rapporto lui e De Laurentiis, persone dai caratteri esuberanti e difficili a dir poco.
A tuo avviso, cosa può portare al Napoli?
Può portare continuità tattica, giocando anche lui col 4-2-3-1 usato quest’anno da Gattuso, esperienza e soprattutto carisma, che a questa squadra serve come il pane. E poi lui è allenatore di campo, dedito alla cura dei particolari.
Spalletti ha una caratteristica: trae il meglio ed anche qualcosa in più dalle sue squadre, che spesso giocano bene.
Ha portato l’Empoli dalla C alla A, l’Udinese in Champions, la Roma a lottare per lo scudetto la prima volta e riportarla al secondo posto la seconda volta, l’Inter a tornare in Champions.
Il punto debole è il carattere: i casi Totti e Icardi non mi è piaciuto come li ha gestiti.
Guardando all’attuale rosa, quale giocatore potrebbe essere “esaltato” dal nuovo mister?
Zielinski innanzitutto, ripensando a Perrotta.
Ma anche Insigne e Lozano se ricordiamo Taddei e Mancini come fecero bene con lui. Ma la vera scommessa che De Laurentiis gli avrà chiesto tassativamente di vincere è la valorizzazione di Osimhen.
Invece, per caratteristiche, chi è meno adatto al gioco di Spalletti ed, quindi, destinato a partire?
D’istinto mi vengono in mente Elmas e Lobotka, adatti più ad un centrocampo a tre. Ma magari saprà adattarli e valorizzarli.
ADL è pronto ad assecondare il progetto di rinnovamento che indicherà l’allenatore?
La domanda va capovolta. Spalletti è pronto ad assecondare e gestire il progetto di rinnovamento con abbattimento drastico del monte-salari che vorrà imporre il Presidente?
Se saprà adeguarsi, suggerirgli le mosse opportune, evitare di lamentarsi, valorizzare il materiale che gli verrà messo a disposizione, allora le cose funzioneranno bene, visto che la base di partenza è buona come qualità della squadra e non credo che De Laurentiis intenda smantellarla.
Cosa non ha funzionato con Gattuso?
Tutto. Lui e De Laurentiis non erano fatti per capirsi.
Gattuso non accetta suggerimenti e vuol fare il Conte della situazione pur non essendolo (faso tutto mi), inoltre ha mostrato preoccupanti aspetti di tenuta psicologica sia in campo (poca lucidità nelle scelte) che fuori (rapporti con i media e la società stessa). Per di più, il personaggio è troppo presuntuoso, ed il voler insistere su Bakayoko (scelto da lui) l’ha pagato a caro prezzo. Però è un gran lavoratore di campo, sa farsi voler bene dalla squadra, ha saputo rialzarsi dopo periodi bruttissimi denotando una forza di volontà fuori dal comune. Avesse centrato la Champions, avrebbe meritato anche un’opportunità. Invece ha fallito tutti gli obiettivi stagionali e così separarsi è meno doloroso.
Questione tecnico risolta, ma Giuntoli? Pare che ci sia tensione con il ds: chi sono i probabili sostituti?
Non si può lavorare da separati in casa. Questo è il vero nodo gordiano che De Laurentiis deve sciogliere.
Se non ha più fiducia in lui deve mandarlo via a costo di buttare molti soldi o trovare un accordo transattivo, ma questa guerra fredda non giova a nessuno.
Non ho idea chi possa sostituirlo, so solo che il Napoli ha bisogno di un capo dell’aera tecnica carismatico che sia anche interfaccia tra proprietà e tecnico. Uno alla Maldini per intenderci.
Insufficiente. Come operatore di mercato e come conoscitore di calciatori Giuntoli è sicuramente bravo, e sa vendere, cosa difficile da trovare in giro. Ma non ha la forza né l’autorevolezza per imporre un progetto tecnico al Presidente né la capacità di imporre acquisti al tecnico o di difenderli (vedi Veretout praticamente preso ma lasciato alla concorrenza, o viceversa Rrhamani, preso e lasciato a marcire in panchina un intero girone senza intervenire).
Poi alcuni acquisti lasciano perplessi, vedi Maksimovic, Elmas e Lobotka, il cui significato tecnico o tattico è di difficile comprensione E non dimentichiamo che Giuntoli non ha mai coperto il buco a sinistra dopo l’infortunio di Ghoulam. Ma tutti i direttori sportivi sbagliano qualche colpo, non è questo il problema. E’ un problema di personalità e di visioni strategiche: Giuntoli non mi pare attrezzatissimo da questi punti di vista. Magari per colpa del Presidente, come sostiene lui.
Come sta vivendo la piazza tutto questo trapasso?
La piazza è ancora sotto choc per quanto visto, o meglio non visto, col Verona. Non se ne fa capace e vuole risposte.
Buttare fuori la Juve dalla Champions era ad un passo e tecnico e squadra hanno perso la grande occasione nel silenzio più totale, che ora deve finire.
Non è successo nulla prima della gara, ma va detto ad alta voce e vanno fatte pure le scuse ai tifosi. Per ripartire con il piede giusto. Credo che la piazza sia in fermento, insoddisfatta da morire, ma guarda tutto sommato a Spalletti con simpatia.
Si rinnovi al più presto Insigne onde evitare nuovi casi Totti e Icardi, e si riparta con fiducia: la frenata grave dell’Inter, la mancanza di fondi del Milan, la ripartenza difficile della Juve – se si opera bene al mercato e si ricompatta l’ambiente – possono aprire spiragli che possono diventare autostrade oggi impensabili. Ma io sono un inguaribile ottimista.