Come arriva il Genoa al derby della Lanterna e quanto ha significato l’arrivo di Ballardini sulla panchina rossoblù? Di questo e molto altro abbiamo parlato, in esclusiva, con il giornalista di PianetaGenoa1893 Alessandro Legnazzi
Dopo un inizio di stagione altalenante, esattamente un girone fa il Genoa guidato da Juric arrivava alla stracittadina occupando la terzultima posizione e in piena zona retrocessione. A distanza di cinque mesi, con Ballardini a dirigere la squadra, la formazione ha distanziato di dieci punti le ultime tre in classifica e si colloca attualmente in dodicesima posizione. E’ la voce di Alessandro Legnazzi a illustrarci dunque il quadro completo in casa rossoblu, lui che in casa rossoblu vive tutti i giorni.
A otto giornate dal termine del campionato è possibile cominciare a fare bilanci. Cosa promuove e cosa rimanda di questa stagione?
“Da rimandare sicuramente l’inizio di stagione. Nelle prime dodici partite soltanto sei punti sono stati collezionati: c’era un allenatore in difficoltà non supportato dalla società, mancava del tutto un elemento di vicinanza e erano evidenti anche dei limiti tecnici: la squadra era fragile. Aggiungerei anche un mercato estivo deficitario durante il quale non sono stati acquistati grandi calciatori… L’aspetto positivo lo ricondurrei alla scelta di Preziosi di richiamare Ballardini in panchina: un’ ottima scelta ricaduta su un allenatore tranquillo, sereno e capace sotto il profilo tecnico”.
E’ stato concorde con la decisione di richiamare Juric durante la scorsa stagione e di puntare inizialmente su di lui?
“Allora, per quanto riguarda la scorsa stagione sì, io non lo avrei nemmeno esonerato. Il licenziamento è arrivato dopo il cinque a zero contro il Pescara durante una partita ignobile. Lui ha salvato il Genoa, ma se fossi stato in Juric questa estate avrei lasciato il contratto sul tavolo e me ne sarei andato da gran signore. Vero è che in estate la situazione è stata drammatica, con Preziosi che voleva vendere e quando un Patron si allontana dal club è ancora più difficile”. (immagine da napolisport.net)
Da quando è subentrato in panchina, Ballardini ha collezionato con il Genoa 32 punti in 20 partite disputate. E’ stato lui la giusta medicina che ha guarito la squadra?
“Sì, sicuramente. I giocatori sono quelli di inizio stagione che perdevano con chiunque. Alcuni sono arrivati a gennaio, ad esempio Hiljemark, Mederos ma gli altri sono quelli di inizio campionato. Ballardini ha portato il suo modo di fare elegante e anche delle doti tattiche importanti, in particolare la massima sacchiana:” Non prendiamone”. Con lui la squadra subisce meno, ha cominciato a fare anche un solo gol a partita ma la classifica è migliorata tantissimo. Quando si è seduto sulla panchina rossoblù la formazione era terzultima, adesso con lui il grifone è dodicesimo: i miglioramenti sono stati enormi ed evidenti”.
Capitolo Lapadula. Dopo i fischi subiti nel match contro la Spal, martedì è tornato al gol su azione 317 giorni dopo l’ultima volta. Quanto potrebbe influenzare positivamente un Lapadula ritrovato per il proseguo del campionato?
“Penso sia l’attaccante di riferimento del Genoa, non solo per gli 11 milioni del cartellino che lo rendono uno degli acquisti più costosi ma anche per le caratteristiche comportamentali e tecniche. Al Ferraris lui si esalta: ha sangue latino – la madre è peruviana- e si galvanizza come un latinoamericano sa fare. Da un punto di vista tecnico non parliamo di Higuain o Icardi, però è un giocatore medio che ha un entusiasmo tale da renderlo perfetto per il Genoa. A volte per la grinta che mette in campo sembra un calciatore di terza categoria che gioca per la prima volta in Serie A. E’ un giocatore trascinante”.
La vittoria contro il Cagliari e il pareggio con la Spal hanno permesso al Genoa di staccare la zona retrocessione di dieci punti. Crede che questa distanza possa modificare lo spirito dei rossoblu in campo?
“Conoscendo Ballardini, no. Ci sono ancora aritmeticamente 6 punti per raggiungere i famosi 40, anche se credo che in questa stagione ci si salverà anche a quota a 37 -38. Sono necessarie almeno due vittorie per essere sicuri e non bisogna sbagliare la partita di domani. Tornando al discorso dell’entusiasmo, vincere un derby o comunque non perderlo carica di entusiasmo giocatori ed ambiente. Subito dopo il derby, però, ci sarà il match contro il Crotone che lotterà fino all’ultimo con la Spal per guadagnare la salvezza e verrà a Genova con la volontà di fare punti. Queste due partite sono fondamentali e potrebbero risultare decisive”.(immagine da repubblica.it)
Capitano e numero uno, Perin raffigura un riferimento per tutti. Voci di mercato, però, lo vedono come possibile partente. La stupirebbe un addio del giocatore?
“No, non mi stupirebbe. È un ragazzo cresciuto qui, è un classe ‘92 ed ha iniziato con il Genoa quando non aveva ancora dieci anni. Conosce Genova, il Genoa, i genoani e i genoani conoscono lui. Se andrà via come credo sia possibile, i tifosi capiranno che non lo farà per mancanza di affetto nei confronti della squadra ma per il bene della sua carriera, per giocare la Champions, per vincere qualche trofeo. Se andrà è perché vuole provare a vincere ma Perin ha il Genoa nel cuore”.
Responsabile del mercato è anche la società. Crede che la frattura tra tifoseria e classe dirigente potrà essere risanata?
“No, credo proprio di no, ormai è un discorso ultradecennale. Preziosi è arrivato nel 2003, i primi anni sono stati fantastici e nonostante la retrocessione ed altre vicende, la sensazione era quella che sotto la sua presidenza la squadra sarebbe arrivata a grandi livelli. La frattura risale al 2010 ed è insanabile; la tensione tra Preziosi (che non viene allo stadio da quasi un anno ed appare distante e disinteressato) e la tifoseria si accentua quando le cose vanno male. Adesso che si va verso la salvezza non ci si pensa molto, ma in estate di fronte al mercato in uscita tornerà ad avvertirsi fortemente”.
E’ tempo di derby: domani alle 20.45 ci sarà la sfida più attesa, con i blucerchiati più alti in classifica. Il match di andata è costato la panchina a Juric: cosa è cambiato da quel 4 novembre per i rossoblù?
“Mah, è cambiato tutto. Stamattina ho scritto un articolo in cui ho parlato proprio di questo cambiamento: sembra passata un’ era quando in realta’ sono trascorsi soltanto cinque mesi. La Sampdoria merita di stare in quella zona di classifica perché è ancora tecnicamente e tatticamente superiore, però nei derby si azzera tutto questo. Durante una stracittadina si gioca male, è un match ricco di falli e contrasti. Come detto prima, gran parte del merito di come il Genoa arriva alla sfida è di Ballardini che è riuscito a guadagnarsi la disponibilità dei giocatori nel lottare per un traguardo, la salvezza, cancellando ogni dubbio. Il mister ha saputo mettere le cose in chiaro sottolineando che l’obiettivo reale era mantenere la categoria. Così lo scenario è cambiato completamente: la squadra arriva alla partita con entusiasmo e questo non è di poco conto. Basti pensare che all’andata giungeva a questa partita dopo un ritiro punitivo: tutto è mutato, e da un punto di vista ambientale e da un punto di vista tecnico”.
Chiara Vernini