Correre è libertà. È questo il concetto di vita espresso da Alessandro Di Lello maratoneta delle Fiamme Azzurre e della Nazionale paralimpica italiana. È questo il valore supremo dello sport per tutti e di tutti.
Classe 1977, tesserato con l’Athletic Terni, si è avvicinato all’attività sportiva paralimpica dopo aver conosciuto i dottori Corsetti e Bordoni e, da quel momento, un’ascesa impreziosita da medaglie: oro ai Mondiali paralimpici di Lione nel 2013 nella categoria T46 (disabilità arti superiori), bronzo alla maratona di Londra nell’aprile 2015 e ora il pensiero corre a Rio… Aspettando quel momento, vi presentiamo Alessandro Di Lello in questa intervista.
Che emozioni ti dà la corsa?
Correre mi trasmette un senso di assoluta libertà e benessere, sia sul piano fisico che mentale, e sono emozioni alle quali non potrei mai rinunciare.
La vittoria più bella?
La medaglia d’oro conquistata ai campionati del mondo IPC di Lione nel 2013.
Finalmente, con questa vittoria, sono riuscito a riscattare tutti i sacrifici, il duro lavoro, l’impegno costante di ogni giorno e il tempo “rubato” anche alla famiglia, che la corsa richiede se si vogliono perseguire dei risultati ma che, purtroppo, non sempre vengono ripagati, soprattutto in una disciplina come la maratona.
La sconfitta più dura da digerire?
Sicuramente il non essere riuscito a conquistare una medaglia ai giochi di Londra 2012.
Disabilità e sport: punti oscuri e punti di luce…
Il bello dello sport è che tutti possono praticarlo, e questo è sicuramente il punto di luce, la disabilità lo rende solamente ancora più speciale, perché sottolinea la forza di volontà e la grinta dell’atleta, la voglia di fare e di riuscire. Se si parla, invece, di punti oscuri, per la mia esperienza posso solo sperare che lo sport paralimpico diventi un punto di riferimento per molti altri atleti che vogliono far sentire la loro voce ma ciò può accadere solo parlandone, facendo conoscere il movimento paralimpico.
Pensi a Rio 2016? Con quale spirito ti stai preparando?
Ovviamente il pensiero dei giochi di Rio 2016 è ormai predominante, anche perché la preparazione sia fisica che mentale per una gara come la maratona ha inizio con mesi di anticipo.
La maglia della Nazionale, cosa rappresenta per te?
Essere scelti per indossare la maglia della nazionale è motivo di grande orgoglio e personalmente lo sento come un grande traguardo che sono riuscito a raggiungere grazie agli anni di duro allenamento.
Obiettivi per il futuro?
Riuscire a portare ancora in alto il nome ed il prestigio dell’atletica italiana.
Se non fossi stato un maratoneta, quale sport avresti praticato?
Sin da bambino la mia grande passione era la bicicletta e solamente dopo aver cominciato a correre e a gareggiare è passata al secondo posto! Quindi penso sicuramente al ciclismo come eventuale altro sport.
Francesca Di Giuseppe