Emiliano Sala, una predestinazione dal destino amaro

Emiliano Sala: una carriera travagliata che finalmente sembrava volgere sul più bello fino a che un amaro destino ha interrotto bruscamente il sogno di una predestinazione mai avveratasi davvero

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Tranquillo, amante della lettura, della pallamano, della famiglia e del mate come tutti gli argentini che si rispettino: chi era Emiliano Sala, il giocatore del Cardiff – acquistato  dal Nantes –  di cui tutti hanno sentito parlare forse per la prima volta e di cui avremmo certamente preferito non sapere nulla.

Francia, scomparso dai radar aereo di Emiliano Sala

Il suo procuratore è Nicolas Higuain: lo stesso che oggi su quell’aereo diretto a Londra per sostenere il fratello Gonzalo apportare la firma che lo legherà ai blues, sopra la acque della Manica non potrà aver fatto a meno di volgere lo sguardo con un velo di tristezza e impotenza che nessun contratto economico potrà mai eclissare tantomeno cancellare.

Giocava nel Nantes ma prima una carriera costellata di alti e bassi lo aveva più volte reso protagonista di un’avventura che sembrava volgere sul più bello lì a coronare quella predestinazione che non sembrava aver mai preso forma. Ma ora che il mondo l’aveva finalmente notato, ora che finalmente quel talento (non a tutti così palese) sembrava finalmente essere coronato, era felice, malgrado il buon cuore di cui aveva sempre goduto lo avesse riportato a Nantes prima di giocargli l’ultima beffa, la peggiore, la più assurda e incredibile.

Sì perché lui su quell’aereo di cui non si ha traccia ci era salito perché di ritorno da Nantes, dove si era recato per salutare i suoi ormai ex compagni prima di trasferirsi e cominciare quella nuova avventura di cui inizialmente era addirittura scettico.

 

Rapace d’area di rigore, il gol nel sangue ma ancor più la grinta, dettata anche dalla forza e la possanza fisica, e la capacità di andare in profondità come quella di colpire di testa il pallone, sua specialità.

Giocare spalle alla porta e risalire velocemente il campo, protezione della palla, come il suo immolarsi per la squadra erano solo alcune delle tante espressioni di altruismo che, in campo come nella vita, lo caratterizzavano e non è un caso che, malgrado fosse un attaccante di razza, giocava spesso anche da trequartista.

 

Sì perché per Emiliano, soprannominato Salagol per il suo fiuto al gol, ma soprattutto per il suo idolo ‘Batigol’ Batistuta, amava giocare a calcio, poco importava il ruolo, poco importava il campo, e infatti aveva cominciato a masticare fútbol proprio ‘en las calles’ del suo barrio di Cululu, dipartimento di Las Colonias, provincia di Santa Fe, dove è nato da una famiglia di origini italiane e dove viene notato per le sue doti e arruolato nel  Proyecto Crecer, squadra satellite oltreoceano del Bordeaux, dove vi si trasferisce a quasi 20 anni. 

Una volta approdato in Francia, però, la sua carriera al Bordeaux non esplode come auspicava e inizia un peregrinare tra varie serie minori, fino ad approdare in Lega Pro, al Sorrento, dove però la sorte non è altrettanto idilliaca ma è da lì che ri-parte. Torna in Francia, in terza serie nell’Orleans, dove inizia a prendersi la sua rivincita, passa alla Ligue 2, allo Chamois Nortais, continuando il suo percorso di crescita. E’ la volta del ritorno al Bordeaux ma tra Sala e i Girondins sembra essere un amore mai veramente scoppiato.

Passa al Caen ma nell’estate 2015 viene acquistato a titolo definitivo dal Nantes, dove si consacra. E’ con Ranieri che raggiunge l’apice della carriera, e anche dopo l’addio del tecnico italiano, la sua carriera al Nantes ha continuato con la stessa prolificità con la quale era partita, al punto da spingere il Cardiff ad acquistarlo per 17 mln di euro proprio qualche giorno fa.

L’argentino, malgrado qualche titubanza iniziale, aveva alla fine accettato la nuova sfida con l’entusiasmo di un bambino, perché la Premier, dopo tutto, era un dono dal cielo ma un macigno sul cuore lo aveva portato a scattare La ultima‘ avec son coéquipiers de Nantes con i quali era riuscito nell’impresa più bella: diventare grande come aveva sognato.

E invece, più che essere l’ultima foto, si è rivelato l’ultimo frame di un film la cui fine, non solo tutt’altro che lieta, ma addirittura, di cui non ci è dato neppure scrivere davvero. E mentre oggi c’è chi non si dà ancora pace, un altro disastro, dopo quello del presidente del Leicester, colpisce il calcio inglese e il mondo tutto.

Come si può morir così? Com’è possibile precipitare nel bel mezzo di un volo aereo? Interrogativi irrisolti, che clamorosamente probabilmente rimarranno tali, e intanto un sogno si vanifica.

E mentre la Polizia sospende le ricerche e le speranze di ritrovarlo vivo ormai vane, per i ricercatori quanto per la famiglia, viene diffuso un audio agghiacciante mandato dal ventottenne mentre era in volo ad alcuni amici:

“Ciao ragazzi come va? Io sono davvero stanco. Sono stato a Nantes per risolvere alcune cose, fare questo e quello. Sono a bordo di un aereo che sembra cadere a pezzi. Sto andando a Cardiff adesso, domani mi allenerò con i miei nuovi compagni”. E poco dopo aggiungeva: “Se non avete notizie di me fra un’ora e mezza, non so se ci sarà bisogno di mandare qualcuno a cercarmi. Che paura che ho!”

Era stato definito un rapace da area di rigore, con qualche difficoltà ad imparare a volare, e magari le ali le avesse avute davvero, forse oggi non staremmo qui a intingere nel dolore la penna immaginaria di queste righe che mai avrei voluto scrivere.

E se forse sperare è inutile quanto pregare, augurarti di riposare in pace è come rassegnarsi ad una morte che qui non si ha ancora il coraggio di pronunciare.

Egle Patanè