Emiliano Mondonico è diventato famoso per le sue imprese da allenatore: era uno specialista nel conquistare le promozioni in Serie A.
Emiliano Mondonico nasce nel ’47 da una famiglia semplice, che gestisce una trattoria sulle rive dell’Adda. È l’ambiente più spensierato per tirare calci ad un pallone.
Proprio nella culla di serenità dell’oratorio del suo paese Emiliano si appassiona al calcio e inizia a praticarlo a livello dilettantistico.
Nel suo palmares conta presenze con Cremonese, Torino, Monza e Atalanta; con il Toro e la Dea riesce anche a calpestare l’erba dei campi della Serie A.
La sua carriera si conclude in tempi abbastanza brevi e con tranquillità per un attaccante nella media ma nessuno si sarebbe aspettato Mondonico avesse grandi doti da allenatore.
A dargli fiducia è proprio la Cremonese con cui aveva iniziato e concluso la sua carriera da calciatore. I grigiorossi gli affidano il settore giovanile e successivamente la prima squadra, che Mondonico riesce incredibilmente a riportare in A dopo 54 stagioni di assenza.
Purtroppo la permanenza nella massima serie è breve per la Cremonese, così Mondonico approda sulla panchina del Como.
Alla sua seconda esperienza da allenatore riesce a conquistare uno storico nono posto in Serie A ed ecco che i giornali iniziano a parlare davvero di lui.
Il presidente dell’Atalanta non ha dubbi: è Mondonico l’uomo perfetto per risollevare le sorti della Dea, militante in B nella stagione 1987-88.
Mondonico non solo ottiene la promozione ma l’anno dopo inizia la galoppata in Coppa delle Coppe, uscendo solo alle semifinali. I risultati delle due stagioni successive non sono da meno e gli permettono di staccare il biglietto per la Coppa UEFA.
Ma il meglio per Mondonico deve ancora arrivare.
A convocarlo è un’altra sua ex squadra, il Torino, che ha voglia di grandi sfide.
I granata sanno che serve un allenatore semplice e deciso come Mondonico per portarle a termine. Insomma, finire il primo anno di lavoro al quinto posto nella massima serie calcistica non è roba da tutti.
Nel 1992 fece ancora meglio concludendo terzo.
Contemporaneamente il Torino percorreva il suo cammino europeo: la squadra guidata da Mondonico riuscì perfino ad eliminare una squadrata qualunque come il Real Madrid!Il Toro cedette solo in finale sotto i colpi dell’Ajax.
Nonostante l’aria pacata e il modo di fare vecchio stile, Mondonico sapeva anche alzare la voce quando lo reputava giusto e necessario.
Proprio contro gli olandesi fu protagonista di un episodio che passò alla storia: in segno di protesta verso l’arbitraggio agitò in aria una sedia.
Tranquillo sì ma anche di carattere se serve!
Portò a casa una Coppa Italia e parte di un percorso in Coppa delle Coppe, per poi salutare il Torino a cui aveva dato tutto.
In realtà nei due anni successivi fu nuovamente chiamato in causa sia dall’Atalanta che dal Toro per riportare le squadre in Serie A, successo che andò in porto in entrambi i casi.
Una cosa era certa: se c’era Mondonico alla guida di una squadra quella riusciva a passare alla categoria successiva.
Solo con Napoli e Cosenza il miracolo non gli riesce, tanto da essere esonerato.
Dopo questi alti e bassi approda alla Fiorentina, squadra che custodisce gelosamente nel cuore, e riesce per l’ennesima volta a riportarla nella massima serie.
Emiliano Mondonico è il secondo allenatore ad aver conquistato più promozioni in Serie A nella sua carriera.
Gli ultimi anni da mister sono altalenanti e Mondonico alterna presenze sulle panchine di Albinoleffe e Cremonese, più volte costretto a prendersi lunghi periodi di congedo a causa di un tumore all’addome che lo tormenta.
Ma Mondonico è uno che non molla e anche dopo le varie terapie ed interventi ritorna dalle proprie squadre per portare a termine il lavoro.
La sua ultima esperienza da allenatore – tra l’altro in Serie A – è quella sua panchina del Novara, ormai convinto di aver sconfitto il sarcoma.
Gli ultimi anni della sua vita sono piacevoli e dedicati all’opinionismo televisivo per celebri programmi sportivi.
Mondonico ci lascia a 71 anni nel marzo del 2018 a causa del male ormai incurabile che era tornato ad affliggerlo.
Federica Vitali