L’ipotesi dei play-off per assegnare lo scudetto 2019/2020 divide il mondo del pallone. Tra dubbi, incertezze, perplessità, qualche SI e svariati NO perentori, impera ancora un mezzo nulla sulle sorti del campionato in tempi di pandemia.
Non c’è pace per il calcio italico nell’epoca del COVID-19.
Dopo il lungo lockdown, lo stop globale totale praticamente di tutto, dallo scorso 4 maggio l’Italia è ripartita con la ormai celebre e discussa FASE 2.
Le riaperture nei vari settori sono state graduali ed è noto, come è noto che in molti non hanno ancora riaperto a tutti gli effetti. La vita ha ripreso gradualmente quota, con qualche reticenza, qualche preoccupazione e prudenza da valutare.
Lo sport, nella prima fase, si è chiuso letteralmente a doppia mandata: nel caso di quello professionistico, non ha visto la ripresa. Parecchie discipline hanno chiuso la stagione senza assegnare i titoli nelle varie categorie.
Tutto rimandato alla prossima stagione, con la speranza che non ci sia ancora l’odiato ospite nei paraggi.
Per il calcio e il suo mondo roboante, scintillante, entusiasmante il discorso è molto diverso.
Il pallone è il pallone!
Il divin pallone, il gioco che un tempo catalizzava l’attenzione dei tifosi dalle tre del pomeriggio del settimo giorno della settimana fino alla Domenica sportiva, passando per 90° minuto. Il gioco che vedeva nel mitico mercoledì di coppa, la concretizzazione dei sogni di gloria fuori dai propri confini delle squadre partecipanti. Al giorno d’oggi il calcio occupa praticamente tutta la settimana, di quasi tutti i mesi di un anno solare.
Pensare che un virus, sebbene con ramificazioni praticamente fino a Giove, possa fermare del tutto il mega circo del calcio moderno, è da ubriachi di vino scadente.
Ed ecco allora che, a cavallo tra il lockdown e l’iniziale riapertura, molteplici sono state le soluzioni possibili lanciate per fare in modo che siano assegnati i titoli nazionali, si riprendano le competizioni anche a livello europeo e la grossa macchina della palla riprenda in maniera più o meno dignitosa.
Tra muri innalzati per la follia di far riprendere uno sport che fa del contatto fisico uno dei suoi capisaldi (perché la distanza ai tempi del Coronavirus è condizione necessaria e sufficiente), il giusto sbandieramento a favore della prudenza e della profilassi e ormai incalcolabili ipotesi avanzate, la confusione continua a spadroneggiare spavalda.
Amleto si sarebbe fatto di sicuro grasse risate nell’ammirare i dubbi palesatisi da più parti dopo ogni proposta. Nonostante l’attuale titolare del Dicastero per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, che ad oggi, non abbia ancora ufficializzato la data REALE E DEFINITIVA per la ripresa delle ostilità (per ora si parla del 13 o del 20 giugno) le squadre hanno ripreso gli allenamenti, rispettando i protocolli di sicurezza.
L’annoso problemone dei diritti televisivi poi, con lo stesso Ministro che vorrebbe la diretta gol in chiaro, è motivo di contrasti in stile Sparta-Atene tra il sopracitato, i club e pure le tv (per non farci mancare nulla!!!).
L'idea della #FIGC è di fare i #playoff e playout (se necessari) coinvolgendo tutte le 20 squadre di #SerieA. 12 squadre per i playoff scudetto e le altre 8 per i playout salvezza. Tutte gare a eliminazione diretta. Proposta che in Lega Serie A non trova molti consensi, per ora.
— Giovanni Scotto (@scottotweet) May 22, 2020
In questo quadro molto poco confortante, si è intromessa a mo’ di panzer, l’ipotesi dei play-off per assegnare lo scudetto.
Essendoci troppi turni da disputare ancora, al netto dei recuperi non ancora giocati, si rischierebbe di sforare troppo in vista della prossima stagione (si spera sempre senza la spada di Damocle del COVID!).
La proposta play-off che coinvolgerebbe dodici squadre, non piace, non convince, non entusiasma. A detta di molti, verrebbe anche penalizzata la meritocrazia.
Ad oggi sembrerebbe che nessuna squadra sia molto attratta da questa ipotesi, eccezion fatta per la Lazio, il cui patron Lotito ha dichiarato di essere favorevole ad una finale scudetto contro la Juventus.
Ci sarebbero pure i play-out, non va dimenticato, che coinvolgerebbe i paini bassi del condominio della Serie A.
In tutto ciò, anche la B e le altre serie sono coinvolte nella calendarizzazione degli incontri secondo i nuovi termini.
Insomma, una gran bella rogna da risolvere per tutti quelli che sono in più modi, e a vario titolo, nella questione “ripresa”.
I play-off non piacciono, lo si è capito. Si giocherà ad oltranza? A chi stramazza a terra per primo dopo due mesi di stop totale? Non sembra allettante, tanto più che l’unica certezza che si ha in mano è che tutte le partite saranno a porte chiuse, con orde di tifosi che potranno solo scalpitare dagli spalti del proprio salotto, con una punta (un po’ di più) di rammarico per l’impossibilità di esserci.
Qua si aspetta allora… Sperando che la quadra venga trovata al più presto, tra un passo indietro stile gambero e due auspicabili passi avanti.
Si vocifera che una ripresa del calcio possa essere anche una botta di ottimismo generale verso un futuro meno grigio e più colorato, magari dal verde del manto erboso dei campi ai colori cangianti delle maglie dei giocatori.
Che Amleto possa restare solo l’unico a restare con i suoi dubbi!!!
Simona Cannaò