Dybala, un anarchico col vizio del gol

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Paulo Dybala è il giocatore più prolifico della Juventus in una stagione in cui il suo ruolo di attaccante è stato definitivamente stravolto. Storia di un giocatore alla ricerca di chi sappia sfruttarlo appieno

Sampaoli lo ha definito un anarchico, Allegri non lo ritiene un attaccante: eppure Paulo Exequiel Dybala, in una stagione controversa e per di più complicata da un infortunio di 45 giorni, è il giocatore più prolifico in casa bianconera. Venticinque reti messe a segno fino a oggi giocando quasi sempre in posizione di raccordo con il reparto avanzato e il più delle volte costretto a arretrare per riprendersi palla e costruirsi l’azione da rete.

Il Gioiello di Madama ha realizzato durante questo campionato ben tre triplette eguagliando il record fino a ieri del solo Boniperti:  con il suo score è ampiamente avanti alle cifre di Higuain e Mandzukic (pur essendo quest’ultimo raramente utilizzato nel ruolo naturale), quindi più redditizio dei due centravanti puri della Juventus. Addirittura ha superato sè stesso alla prima stagione in bianconero, in cui chiuse a quota 22 marcature pur giocando stabilmente in area nel ruolo di seconda punta al fianco del croato.

Malgrado ciò, anche domenica Paulo Dybala al momento dell’infortunio di Pjanic si è visto arretrare fino alla linea di centrocampo. Del geniale attaccante proveniente da Palermo nell’ estate del 2015 pare sia rimasto ben poco: eppure le sue doti da finalizzatore sono inequivocabili. Ogni volta che Joya esce dagli schemi impostigli dal mister, ‘disobbedendogli’ e avvicinandosi alla porta – aumentando così il numero di gol realizzati – quasi automaticamente viene arretrato e sovente sostituito. Una dinamica già vista durante il girone di andata.  Addirittura, Allegri lo “rimprovera” di togliere equilibrio alla squadra.

A questo punto bisogna focalizzare bene il problema (se di problema si vuole parlare): è giusto snaturare a tutti i costi un giocatore, volendogli cucire addosso un ruolo che non è il suo e che forse non può –  per tutta una serie di motivi tecnico-tattici troppo lunga da dibattere – ricoprire al meglio? E’ giusto costringere un “anarchico” (perchè di fatto il ragazzo può annoverarsi in questa accezione positiva di calciatori, e sottolineo positiva) in una gabbia che produce frustrazione e scarso giovamento? O sarebbe più consono  utilizzarne lo straordinario senso della rete, che a oggi gli permette di essere il più fruttifero sottoporta, nonostante la lontananza dall’area?

In queste domande si concentra tutta la stagione di Paulo Dybala e gran parte della precedente; anzi, anche gran parte del suo futuro: Dybala nasce punta e tale sempre si sentirà; ogni tentativo di trasformarlo si sta rivelando assolutamente inadeguato. Non esiste alcun “capolavoro tattico” di Allegri, bensì un grosso equivoco spesso ignorato da chi non si sofferma a leggere il campo. E da quello che si può intuire, continuare su questo equivoco non è nella volontà del diez: molto della sua permanenza in maglia bianconera passa per questo snodo cruciale, e non per gli ipotetici 150 milioni offerti alla dirigenza.

Non lasciamoci ingannare: l’argentino non ha mai dato segnali di voler lasciare la Signora. Al di là di tanta dietrologia, basta osservarlo sui social e in campo. Però è giusto che a un giocatore di così grande talento vada offerta un’ opportunità di decollo: troppo facile condannare lui e lui soltanto. C’è una prospettiva in cui l’anarchia non è più vista come un fattore penalizzante: è quella della rivoluzione e del coraggio.

Due elementi di cui la Juventus, a oggi, appare alquanto povera.

Daniela Russo

(immagine tratte dalla pagina Facebook Juventus)