L’istrionico attaccante Mertens, alla sua settima stagione nel Napoli, ha prolungato ancora il suo contratto in azzurro
Pilastro della squadra, tra gli artefici di tante, splendide annate, impossibile non annoverare forse lo straniero più amato dai tifosi partenopei, almeno negli ultimi anni: Dries Mertens.
Belga, 32 anni, arrivato nel 2013 sotto la gestione di un altro “mago” del calcio internazionale, Rafa Benitez.
Attaccante, è un’ala sinistra, utilizzato anche da trequartista sinistro. Nel triennio sarriano, complici anche la cessione di Gonzalo Higuaín e l’infortunio del compagno di squadra Arkadiusz Milik, Mertens inizia a giocare anche da prima punta, con ottimi risultati in termini realizzativi.
Diventa il “falso nueve” più amato sotto il Vesuvio.
Gol a profusione, alcuni spettacolari, esultanze originali e irriverenti, una faccia da simpatica canaglia e un istantaneo adattamento alla realtà partenopea. Da sette anni Dries, ribattezzato Ciro, è diventato ormai Ciro per tutti, caposaldo della rosa azzurra.
Come già detto, il picco più alto della sua esperienza in maglia azzurra, è stato il triennio in cui la squadra è stata guidata da Maurizio Sarri il quale, complice una rosa non ampissima e una successione di importanti infortuni, oltre che di una impostazione molto sistematica del concetto di “squadra”, trasforma letteralmente questo attaccante non particolarmente poderoso nell’aspetto fisico ma agilissimo nei movimenti, in una prima punta dal tiro preciso e micidiale.
Un cecchino capace di mettere a frutto una media realizzativa che ha permesso al Napoli, insieme ad altre figure fondamentali nella storia del team partenopeo, di posizionarsi tra le “grandi” del calcio italico e non lesinare belle prestazioni anche nelle maggiori competizioni europee.
Non solo questo ha reso amatissimo Ciro. La sua esuberanza, la probabile, naturale inclinazione a farsi voler bene, la sua goliardia, manifestata in campo e durante gli allenamenti. I gesti di profondo altruismo e generosità nei confronti di chi è meno fortunato, dai bambini dell’ospedale Santobono ai cani ospiti dei canili, passando per i senza fissa dimora della città.
Un cuore grande, quello di Dries/Ciro, che non ha impiegato tanto a conquistare un “popolo d’amore”, tanto per citare l’indimenticabile Luciano De Crescenzo nel film “Così parlò Bellavista”, come quello napoletano.
I napoletani, sistematicamente identificati come “carnali” e “veraci”, sono naturalmente inclini ad “innamorarsi” e adottare chi manifesta amore per la città e da prova di volersi integrare in una realtà non certo facile ma vera e coriacea, come appunto può essere quella di Napoli.
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Basti pensare a quanto amore si manifesta nei confronti di chi, calcisticamente parlando, ha fatto la storia di questa città: un nome su tutti, D10S, Diego Armando Maradona. A distanza di più di trent’anni dall’arrivo in azzurro di quello che viene da tutti considerato il Dio del pallone, Napoli ancora oggi ricorda, omaggia e perché no, perdona chi l’ha portata in alto.
Anche per Dries è così: amatissimo, applaudito ed invocato sugli spalti, idolo di bambini e ragazze innamorate di quel sorriso da “Sarracino” che tutte ‘e femmene fa suspirà.
Complici il complicato periodo della società, le parole non delicatissime del presidente De Laurentiis sulla possibilità di trasferimento del belga in Cina, l’andamento non felice della stagione e per finire il Covid, Mertens sembrava ormai lontano da Napoli e dal Napoli.
Forse è vero che non ci si dovrebbe affezionare ai giocatori ma amare sempre e solo la maglia della propria squadra del cuore, ma ci si chiede, guardando questo giovanotto dal sorriso spontaneo e accattivante, come si fa a non volergli bene???
Ebbene alla fine quell’amore è stato ben riposto. Perché dopo le mareggiate è tornato il sereno e con esso il rinnovo tanto sospirato.
Dries Mertens ha prolungato il suo contratto proprio poche ore prima della conquista della Coppa Italia e dopo essere diventato il miglior bomber di tutti i tempi con la maglia partenopea.
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— Dries Mertens (@dries_mertens14) June 17, 2020
Epilogo migliore non si poteva immaginare.
Simona Cannaò