Negli ultimi anni l’Udinese con grande fatica è riuscita a mantenere un posto in Serie A e anche in questo campionato non è da meno: alla fine del girone di andata si trova al 15^ posto con 19 punti.
Matematicamente salvo se la stagione finisse qui, ma c’è ancora il girone di ritorno da giocare e nelle retrovie la lotta è dura.
A nulla sono serviti i numerosi e repentini cambi di allenatore degli ultimi anni e la squadra continua a non decollare.
Gli ultimi successi e le ultime glorie risalgono a un passato neanche molto lontano (dal 2011 al 2014) quando sulla panchina dell’Udinese sedeva Guidolin e la squadra friulana, trascinata da Di Natale, è arrivata a giocare i play-off di Champions League e a raggiungere gli ottavi di finale di Europa League.
Nel momento in cui una squadra di calcio attraversa un periodo di difficoltà, la colpa viene di solito data all’allenatore senza guardare alla qualità della rosa, agli investimenti fatti e agli obiettivi che si propone la società.
Anche per l’Udinese è così: uno stadio di proprietà, alcuni buoni giocatori che ruotano nell’orbita della Nazionale (Lasagna), ma manca la volontà di voler migliorare.
Spetta ai proprietari dell’Udinese il compito di portare in alto la società intervenendo in maniera sensata sul mercato. Ma questo non avviene perché la famiglia Pozzo, proprietaria sia dell’Udinese che del Walford ha intrapreso una strada che porta in Italia le riserve della squadra inglese rendendo l’Udinese una squadra satellite.
Così l’Udinese sta perdendo la sua fama internazionale e la sua storia gloriosa viene ancora una volta infangata dalla mediocrità del mercato.
Gisella Santoro