Ieri pomeriggio a San Siro si sarebbero potuti aprire scenari importanti per l’Inter di Mazzarri, scenari prestigiosi di terzo posto. E invece, quello a cui hanno assistito i tifosi nerazzurri, è stato un pomeriggio da incubo. La tripletta di Ekdal, dopo il vantaggio di Sau, ha spazzato l’entusiasmo della squadra, dell’ambiente e dei tifosi, trascinando l’Inter in un baratro di mediocrità. Il 4-1 inflitto dal Cagliari di Zemanprofuma di ridimensionamento: la crisi del Napoli, della Fiorentina e della Lazio, il rendimento non entusiasmante del Milan erano tutti elementi a favore di questa Inter, che ora si ritrova (ri)catapultata in una dimensione terrestre, quella dei piedi per terra.
Scelte discutibili quelle del tecnico Mazzarri, come lui stesso ha ammesso: giocatori stanchi e non al top della forma, in bambola davanti alle accelerate di Ibarbo e Sau, ma soprattutto squadra un po’ troppo sbilanciata. Kovacic, Palacio, Hernanes, Osvaldo e Dodò, cinque giocatori d’attacco in campo dopo l’espulsione di Nagatomo, una scelta alquanto bizzarra considerando il passo dei sardi. Nel naufragio generale, però, non vengono risparmiati neppure Vidic, onnipresente in campo dall’inizio della stagione con prestazioni al di sotto delle aspettative, e Handanovic, che si riconferma sì un portiere para rigori, ma il poker è solo questione di minuti.
Delusione nerazzurra che non tarda ad arrivare nemmeno ai piani alti in tribuna, dove il presidente Erik Thohir dà il via a una serie di espressioni che valgono più di mille parole, e che la dicono lunga sulla realtà e il progetto del club meneghino. Parole forti, invece, quelle pronunciate da Ausilio a fine partita: “Questa Inter ha fallito, errori che vanno al di là dell’aspetto tattico fisico“, ha dichiarato.
Pensieri pesanti di fallimento, come ad allontanare tutti quei bei proclami e commenti di inizio stagione. Un poker di queste dimensioni, in casa, arrivato nel primo tempo di gioco, non si vedeva a San Siro dal lontano1960, in un derby. Ricordi storici a parte, questa è l’Inter di Mazzarri, non ancora una squadra con attributi, non ancora nell’Olimpo delle grandi di serie A, ancora in fase di costruzione. Stando alle aspettative, con Juventus e Roma che giocano un altro campionato, per il terzo posto ci sarà da soffrire. Per ora, spazio solo ai fischi e ai mea culpa.
Martina Giuliano