Conte può sorridere. Ma non lo fa.
Con i due gol messi a segno al Rigamonti è il primo allenatore della storia dell’Inter ad aver visto la propria squadra segnare nelle prime 13 partite sulla panchina nerazzurra.
Questo non gli basta. La sua squadra è stanca e ha il fiato corto.
Non lo scopriamo certo nel match contro il Brescia. È un discorso partito al Mapei Stadium contro il Sassuolo, maturato sabato scorso al Meazza contro il Parma, e ancora attuale contro il Brescia di Corini. La pazza inter soffre e manca di brillantezza da qualche partita ormai. La rosa nerazzurra è ridotta ai minimi termini: De Vrij e Sensi hanno un infortunio agli adduttori, Asamoah a un ginocchio, D’Ambrosio una frattura al dito, Vecino ha problemi muscolari e Sanchez è fuori fino al 2020 per l’operazione alla caviglia.
Ma c’è un’aggravante. Il tecnico nerazzurro non si fida della sua panchina: quando vuole cambiare qualcuno nel corso della partita non ha sempre a disposizione le giuste armi e spesso lo fa a 10 minuti dalla fischio finale.
Politano e Borja Valero quest’anno hanno giocato meno, Dimarco non è mai entrato in campo e Lazaro e Ranocchia non sono nei piani del mister. I due bomber Icardi e Nainggolan sono stati allontanati dallo stesso Conte durante il calciomercato estivo. Rimorsi? Probabile. Eppure l’Inter è seconda in classifica. Conte vede il bicchiere mezzo vuoto.
Vuole di più non tanto dai suoi ragazzi che stanno già facendo il possibile, quanto dalla società.
“È la quarta partita che giochiamo in nove giorni con gli stessi giocatori. Non mi interessa nulla se abbiamo fatto male o bene, abbiamo fatto qualcosa di straordinario e prendiamoci questi tre punti.C’è poco da dire ai ragazzi, devo ringraziarli per lo spirito che hanno messo e perché hanno tenuto fino alla fine. Ora dobbiamo recuperare e ripartire perché siamo solo a metà del percorso: sabato giochiamo contro il Bologna, poi dopo tre giorni con il Borussia e poi finiamo questo ciclo di 7 partite in 20 giorni contro il Verona. È un’anomalia, nessun’altra squadra l’ha fatto. Questo è strano. Non possiamo accontentarci solo di partecipare a Campionato e Champions. Non critico la società ma non si può pensare di migliorare solo in campo. Certe partite si vincono con la sofferenza per tante ragioni. Sfido chiunque a giocare 4 partite in 9 giorni e venire su questo campo difficile e vincere la partita. Se qualcuno si fa male per affaticamento diventa un problema, con questi ritmi si rischiano infortuni”.
Fortunatamente la squadra c’è, soprattutto mentalmente. C’è la voglia di vincere nonostante tutto ma servono rinforzi e alternative per provare a imitare il modello Juve.
L’amministratore delegato Beppe Marotta ha rassicurato Antonio:
“La sua preoccupazione è legittima ed è condivisa da tutti noi. È iniziato un nuovo percorso di crescita, c’è una compressione di appuntamenti ma è importante partecipare. Bisogna gestire la Champions, le difficoltà dell’allenatore sono queste. A gennaio saremo pronti a cogliere le opportunità”.
La speranza è quella di qualche nuovo ingresso nel 2020.
Una scelta nel frattempo è già stata fatta: Sebastiano Esposito, 17 anni, al posto dell’infortunato Sanchez. Un piccolo tra i grandi che è già in grado di far sognare i tifosi nerazzurri, 75.000 persone che già urlano il suo nome a San Siro.
L’Inter sta facendo qualcosa oltre le aspettative. Corre 2 km in più a partita rispetto alle altre squadre. Oggi Conte ha concesso un giorno di riposo ai ragazzi perché se lo meritano.
Per ripartire più carichi al Dall’Ara, sabato sera, contro il Bologna.
Sara Montanelli