Dino Zoff, il portiere taciturno delle parate memorabili

Dino Zoff, uno dei migliori portieri al mondo, resterà nella leggenda con la parata che ha permesso agli Azzurri di accedere alle fasi finali di Spagna 1982

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fonte immagine: Profilo Twitter Nazionale Italiana @vivoazzurro

“Credo che, calcisticamente parlando, sia stato il più grande portiere italiano di tutti i tempi. Come persona, era dotato di un grande carisma e personalità. Non parlava molto, ma lo faceva sempre in modo intelligente. Era uno che preferiva i fatti alle parole.
Un grandissimo, veramente”.

– Pierluigi Casiraghi-

Si riferiva a Dino Zoff, icona del calcio nostrano ed internazionale, ricordato per le sue parate memorabili, una tra tutte quella leggendaria ai Mondiali di Spagna del 1982 che ha permesso alla nostra Nazionale di battere il Brasile, ad un minuto dal termine dell’incontro: Eder in assist per Oscar che con uno stacco di testa praticamente perfetto spara un tiro che sembra inarrestabile verso l’angolo alla sinistra del nostro portiere che con lucidità e velocità riesce invece a stopparlo sulla riga di porta.

Sarà grazie a quella parata diventata la più importante della sua carriera che l’Italia potrà accedere alla semifinale contro la Polonia (vinta per 2-0) e soprattutto trionfare contro la Germania Ovest con il memorabile 3-1 della finale di Coppa del Mondo.

Tra l’altro proprio in quell’occasione, Zoff è diventato il campione del mondo con più anni nella storia della competizione (un primato che detiene ancora oggi) con i suoi 40 anni e 134 giorni; a lui e alle sue gesta viene dedicato anche un francobollo disegnato da Guttuso e i giornali di quei giorni riportano la mitica fotografia mentre gioca a carte con Pertini, Bearzot e Causio sul volo militare di ritorno da Madrid.

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fonte immagine: Profilo Twitter LA UEFA @UEFAcom_it

E a proposito di record vale la pena ricordare quelli dei numeri legati alla Nazionale con la quale ha giocato 112 partite, e vestito il ruolo di capitano per ben 59 volte.

Oltre a quello delle presenze, Zoff detiene altri due record di tutto rispetto: in Nazionale è rimasto imbattuto per 1.134 minuti, dal 20 settembre 1972 al 15 giugno 1974 (arresosi nella partita contro Haiti con la rete di Sanon); in Campionato invece ha mantenuto inviolata la porta per 903 minuti nella stagione 1972-73, record rimasto imbattuto per più di dieci anni (superato nel 1994 dal portiere del Milan Sebastiano Rossi).

Nato il 28 febbraio del 1942 a Mariano del Friuli, temperamento impassibile di un uomo discreto, taciturno e schivo, caratteristiche queste che lo hanno reso un personaggio sui generis nel mondo del pallone, Zoff ha esordito in Serie A con l’Udinese nel settembre del 1961, a seguire Mantova, Napoli e Juventus.

Considerato uno dei portieri migliori al mondo e un leader seppure di poche parole, Zoff è stato vincitore oltre che dei Mondiali 1982 anche dell‘Europeo del 1968; con la Juventus (con la quale ha giocato undici anni senza mai saltare una partita) ha vinto sei scudetti, due Coppe Italia e una Coppa Uefa. Più di una volta Zoff ha decantato la Juventus e lo stile della squadra:

Lo stile Juve si avvicina a un decalogo non scritto dei doveri dello sportivo professionista. Non è un di più che ha la Juve, è qualcosa che manca agli altri”.

Dopo il suo ritiro dall’attività agonistica a 41 anni, Dino ha intrapreso la carriera di allenatore e di dirigente sportivo, inizialmente nel 1984 come preparatore dei portieri alla Juventus e poi come tecnico della prima squadra (1988-90); in seguito è stato allenatore della Lazio (a più riprese dal 1990 sino al 2001) e della Fiorentina nel 2005, anno che segnerà il suo addio definitivo al mondo al calcio.

E‘ stato C.t. della Nazionale dal 1998 al 2000 e sotto la sua guida gli Azzurri hanno conquistato il secondo posto ai Campionati europei del 2000 in Belgio e Olanda. Dopo la finale contro la Francia, persa nei tempi supplementari, rimbrottato apertamente e pubblicamente da Silvio Berlusconi per le sue scelte tattiche, Zoff in segno di protesta e aggiungendo “per dignità” si è dimesso dall’incarico.

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Il suo nome è scolpito indelebilmente nella storia del calcio italiano; la sua umiltà, il suo essere un leader silenzioso e un professionista serie fanno di lui un monumento del calcio!

 

Silvia Sanmory

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