La scomparsa di Diego Maradona addolora il mondo del calcio, al di là dei colori.
Ha sconvolto e addolorato anche noi tutte di Gol di tacco a spillo, da amanti del calcio quale siamo.
Questo è il nostro ricordo di lui: lo pubblichiamo consapevoli che Diego, nel suo essere sempre avanti, lo avrebbe apprezzato.
Perchè Diego, ha saputo unire tutte noi (e tutti), nello stesso dolore, nella stessa nostalgia, nella stessa ammirazione:
perchè uno grande quanto lui non ha colore…!
Il bello di Maradona è che tutti sanno chi è, anche se non sanno nulla di pallone.
Personaggio estremo, controverso e ben sopra le righe che forse ha pagato a un prezzo troppo alto la sua sregolatezza. Continua – a tratti – a pagarlo ancora adesso. A luci spente. Qualche leone da tastiera senza rispetto alcuno scrive frasi sconnesse e completamente fuori tempo e luogo.
“Era un drogato” dicono. “Se l’è cercata”, dicono.
Vero, forse.
Ma Diego Armando Maradona era il calcio. È il calcio.
Nessuno è mai più stato come lui e nessuno potrà mai essere lui. Si dimentica, troppo spesso, che dietro il personaggio c’è l’uomo. Un uomo che ha sicuramente peccato, sofferto e pagato ma che ha anche lasciato tanto di buono a chi lo ha conosciuto. Basta fare una passeggiata tra i rioni di Napoli per capire chi era Maradona.
Il resto, sono chiacchiere.
Quando Maradona cantó l’inno della Lazio…
Grazie di tutto D10S #maradona #lazio #diegoarmandomaradona #d10s #rip #forzalazio pic.twitter.com/KgsyAWCRlh— ARJ® (@ARJ__Design) November 25, 2020
Micaela Monterosso
Di Maradona ricordo la trattativa infinita per il suo arrivo a Napoli, il delirio di una città, i clacson e i tuffi nelle fontane, la festa, le sue foto al posto dei santini per la strada.
Ma soprattutto ricordo gli occhi di mio padre quando tornava dal San Paolo la domenica, sembrava uno che era stato su un altro pianeta.
Perché Diego veniva da un altro pianeta: quello dove con i piedi puoi fare tutto e il contrario di tutto, dove puoi essere invincibile, sognare e far sognare.
Si muoveva con passi e con cadenze che solo lui conosceva e che ti trasportavano ai confini di questo meraviglioso sport.
È stato la rappresentazione iconica del gioco del calcio.
Fermate il tempo…l'arte è eterna…gli Dei immortali#Maradona #diegomaradona #AD10S #LaManoDeDios #MaradonaRIP #D10S @sscnapoli #graziediego #CiaoDiego #RIPMaradona pic.twitter.com/ZZ5wTvtAbm
— TempusFugit (@F18913012C) November 26, 2020
Diego Armando Maradona ci ha regalato la magia del numero 10, quella che tanti oggi ignorano e alla quale invece io non voglio assolutamente rinunciare.
Lo ringrazio per questo.
Daniela Russo
Napoli, anni ’80, mio padre mi portava con sè allo stadio.
Era un altro calcio, era un modo diverso e puro di vivere questo sport.
Ero una bambina affascinata da quel clima di festa ma anche catturata da te, con la testa piena di ricci e quel corpo che si muoveva come se ballassi.
Guidavi la squadra, con la palla ti distinguevi.
Tu non eri un calciatore come gli altri e si vedeva, lo vedeva anche una bambina ai cui occhi apparivi come un giocoliere, un prestigiatore: a quei tempi, con te in campo, al San Paolo e in tutta Napoli c’era magia.
Tornavo a casa e correvo da mia madre, ancora adrenalinica e cantavo: “O mamma mamma mamma, o mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Maradona, ho visto Maradona, eh, mammà, innamorato son”!
Già, perchè tu sei stato il mio battesimo del calcio, grazie a te e alle emozioni provate da bambina (indelebili oggi a distanza di più di 30 anni) mi sono innamorata di questo sport.
Oggi, quella bambina è una donna che ricorda tutto, in ogni dettaglio e che si sente grata per aver avuto il privilegio di vedere e vivere sulla propria pelle ciò che sei stato.
Oggi posso dire con fierezza di aver avuto l’onore di conoscere un giocatore unico, immenso, il più grande!
Grazie Diego!
Caterina Autiero
Ciao Diego, sarai sempre in mezzo noi, sempre circondato da amici veri. 🙏🏻❤️#Maradona pic.twitter.com/QeRWo3xWvO
— Marco Tardelli (@MarcoTardelli82) November 25, 2020
In un mondo travolto da una Pandemia dalla fine incerta, in silenzio e in punta di piedi se n’è andato Diego Armando Maradona, il mito.
Il fuoriclasse argentino era convalescente da un’operazione al cervello per la rimozione di un coagulo di sangue, e sembrava finita lì, ma improvvisamente un arresto cardiaco lo ha portato via.
Il mondo del calcio è in lutto ed incredulo, in poche ore sono arrivate testimonianze di stima da ogni dove, un talento indiscusso che ha ispirato i migliori campioni.
Un talento nello sport ma una vita privata piena di eccessi e molto discussa, ma nonostante le intemperanze, Diego Maradona si è fatto volere bene da un intera città che lo ama ancora e che non lo hai mai dimenticato.
Ora è uno uomo libero dalle sue debolezze e dagli eccessi che gli hanno compromesso la carriera, ora possiamo ricordare solo i momenti belli, cioè le sue giocate.
Ciao Diego, lassù qualcuno ti sta aspettando per giocare una partita senza fine.
Cinzia Fresia
La palla che gira, la palla che danza, la palla che salta e tu con lei balli, danzi, la accarezzi, negli occhi abbiamo le tue prodezze, le tue magie. Questo sei e questo rimarrai per tutti noi, genio, estro e ironia.
Diego non smetterai MAI di essere il Dio del pallone!
Ilaria Iannì
Negli stadi, nei campi di calcio, negli oratori di tutto il mondo rimarranno sempre le frasi “Non sei Maradona” o “Sembri Maradona”.
Non se ne è andato un calciatore, ma IL CALCIATORE, IL CALCIO.
Eterno.
Alessandra Cangialosi
Se per cavalcare l’onda del dolore affermassi che sono cresciuta con il poster di Diego Armando Maradona nella cameretta passerei senz’altro per bugiarda.
Non sono mai stata una fan sfegatata del Pibe de Oro, ma sono da sempre un’appassionata di calcio e se oggi sono una giornalista sportiva il merito è anche suo.
Merito di un calcio che non riavremo più.
Perché con la morte di Diego Armando Maradona si chiude definitivamente un’epoca calcistica romantica e sanguigna. Geniale e sregolata. Folle e genuina.
Con Diego Armando Maradona se ne va il calcio spettinato, sporco di fango, sudato.
Quel calcio dove non importa chi sei, ma cosa fai. Ovvero giocare. Appassionare. Emozionare.
Porta con sé quel pallone che rotola per i campi di periferia e per le stradine di paese con la stessa felicità, con lo stesso sorriso, la stessa grinta di quel pallone che ammalia i palcoscenici internazionali.
Immagino in questo momento questo pallone un po’ sgonfio e ammaccato, mentre un bambino seduto a terra lo guarda pensieroso e titubante, un po’ triste, un po’ scoraggiato, anche un po’ spaesato.
Quel bambino e quel pallone oggi stanno dicendo addio all’essenza stessa del gioco più bello del mondo.
Giusy Genovese