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Dieci motivi per cui Dybala deve restare alla Juventus (ma non accadrà)

Le Paole di Nedved su Dybala ne annunciano la vicinissima cessione. Proviamo a elencare i motivi per cui invece dovrebbe restare in bianconero...

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Fonte immagine Profilo FB Paulo Dybala

Le parole di Nedved su Dybala scrivono la parola fine alla storia tra l’argentino e la Juventus. 

Lo avevamo da tempo capito, anche se non fossero arrivate le frasi del vicepresidente bianconero.

La storia tra Paulo e la Vecchia Signora da tempo si preannunciava stanca, logora.

Eppure si fa ancora fatica a crederci quando ci sono almeno 10 buoni motivi per farlo restare.

Paulo Dybala deve restare alla Juventus perché:

  • Perché il reparto offensivo dei bianconeri è già scarno, e cederlo oggi non basterebbe: bisognerebbe trovare un sostituto, uno alla sua altezza. Facendo i conti con qualità, cartellini e ingaggi in un momento non proprio ideale per questo tipo di operazione.

 

  • Perché tra le punte è la più giovane, quella che in prospettiva offre ancora anni a alto livello. In effetti Dybala si è appena affacciato all’età della maturità, quella che spesso fa pensare che “il meglio debba ancora venire”.

 

  • Perché è il momento peggiore per venderlo: non ha praticamente mai giocato in questa stagione e la pandemia da Covid complica ulteriormente il tutto, rischiando realmente una “svendita” ( che darebbe alche segnali di debolezza dirigenziale).

 

  • Perché è un giocatore duttile: nel suo tempo alla Juventus, Dybala è stato sovente spostato nello scacchiere bianconero. Da prima a seconda punta, da trequartista a defilato sull’esterno. È stato per Max Allegri il famoso “tuttocampista” che tanti allenatori cercano e molte volte non trovano.

 

Paulo Dybala
Fonte immagine profilo FB Paulo Dybala

 

  • Perché è un uomo squadra: Paulo Dybala, pur essendo un attaccante, non ha mai ragionato soltanto in virtù delle proprie marcature. Ha mostrato in molteplici occasione che gli interessi e le vittorie della squadra sono di gran lunga più importanti dei suoi record personali.

 

  • Perché è cresciuto alla Juventus: l’argentino si affaccia in quel di Torino a 21 anni, proveniente da una realtà come quella di Palermo. Dal primo momento si lascia trasportare dal gruppo degli anziani cui gradualmente si è unito, dimostrandosi in diverse occasioni di rappresentare la “vecchia guardia”.

 

Fonte immagine profilo FB Paulo Dybala

 

  • Perché ha dimostrato senso di appartenenza: ricollegandoci al punto precedente, la crescita in bianconero ha generato un sincero attaccamento alla maglia, sentimento raro in questo periodo. Specie se il calciatore poi non è italiano. Un attaccamento supportato da fatti e gesti, non da chiacchiere.

 

  • Perché è un leader tecnico: Dybala ha un bagaglio calcistico di fattura elevatissima. La sua presenza in campo assicura legame tra i reparti, soluzioni alternative, olio negli ingranaggi quando la Juventus si inceppa. Se, forse, non è un carismatico, il suo condizionamento tecnico è assolutamente innegabile.

 

  • Perché finalmente ha risolto la questione immagine: tante volte si è detto che Paulo Dybala fosse fortemente appesantito dalla querelle che si trascina dal 2017. Ebbene, infine si è liberato di questo peso e la sua serenità ne trarrà certamente beneficio.

 

  • Perché è un giocatore “poetico”: Paulo Dybala è uno di quei rarissimi calciatori capaci di suscitare emozioni con il pallone. Il suo estro, le sue capacità sono capaci di parlare direttamente al cuore di chi ama questo sport e (cosa importantissima) di comunicare in maniera diretta con i fans più piccoli.

Dybala è un tanguero, anche negli accidentali passi di danza incompiuti. E non sarà una misera astinenza a metterlo in dubbio. (R. Savino)

Questi sono dieci motivi, in realtà sono simbolici perché potremmo continuare.

Sei anni in bianconero fanno di Paulo Dybala un emblema oramai e le motivazioni valide per trattenerlo non si possono esaurire in un articolo.

Fonte immagine pagina FB Paulo Dybala

La dirigenza della Juventus, tuttavia, ha deciso diversamente.

Sappiamo che, quando lì in alto si decide, nulla può cambiare le cose.

Sarà un addio difficile, sarà veramente la fine di un ciclo e l’inizio di un salto verso l’ignoto.

 

 

 

 

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