Non scema la diatriba tra Mario Balotelli e il premier leghista Matteo Salvini: il primo, che ha preso posizione a favore dello IUS SOLI, è stato ripreso dal secondo che lo ha invitato ad occuparsi solo del pallone
(Fonte fotografica ilgiornale.it)
Sui campi da calcio è stato uno di quelli che il razzismo lo ha conosciuto in modo diretto, con le banane che dagli spalti gli venivano lanciate e con i cori che inneggiavano provocatoriamente alle sue origine africane.
Mario Balotelli, ex Inter e Milan, attualmente in forza al Nizza e componente della Nazionale italiana da un paio di giorni è tornato alla ribalta delle cronache per una nuova diatriba con il leader leghista Matteo Salvini; in passato tra i due c’erano stati già forti attriti in occasione delle critiche che il calciatore aveva mosso al senatore Iwobi, di origine nigeriana – responsabile Immigrazione della Lega – apertamente schierato contro l’immigrazione stessa. In quell’occasione Salvini lo aveva ripreso invitandolo ad occuparsi solo del pallone.
Più o meno le stesse parole che ha usato questa volta, dopo che Balotelli, durante la presentazione di un libro del giornalista di Sky Alessandro Alciato avvenuta ieri mattina a Torino, è tornato sul tema del razzismo ed ha preso posizione a favore dello IUS SOLI.
Il calciatore, raccontando del suo recente passato e di come non abbia potuto indossare la maglia dell’Italia fino al compimento del 18esimo anno d’età ha dichiarato: “È stato un momento durissimo per me. E in questo senso vorrei fare un piccolo appello: io sono nato in Italia, ho vissuto in Italia, avevo studiato in Italia e il fatto di non esser considerato italiano fino a 18 anni ha rappresentato la parte peggiore della mia vita. In questo senso la legge italiana dovrebbe fare qualcosa”.
Salvini ha replicato: “Caro Mario, lo Ius Soli non è la priorità né mia né di tutti gli italiani. Buon lavoro e divertiti, dietro al pallone”. In serata Salvini ha poi aggiunto: “L’Italia è il Paese europeo con la cittadinanza più estesa: Balotelli si candidi alle politiche, poi se vince e diventa premier dica la sua”.
Una replica che di fatto delegittima l’opinione di un cittadino ed elettore italiano.
Vorrei ricordare a Salvini che proprio i cittadini sono la parte costituente della politica.
In questo caso i cittadini italiani, categoria di cui fa parte anche Balotelli (che tra l’altro essendo nato in Italia non è neppure un immigrato), coloro che hanno diritto di esprimere le proprie opinioni a prescindere dalla corrente politica che ha vinto le elezioni considerato che per fortuna siamo in una democrazia.
Fa sorridere amaramente la considerazione che due persone – entrambe non immigrate, entrambe nate in Italia – siano considerate diverse dalla legge del Bel Paese: ad uno la cittadinanza viene garantita potremo dire d’ufficio; all’altro con la maggiore età con un gap da zero a 18 anni.
La presa di posizione del calciatore, che forse dimostra che su certe cose almeno Balotelli non è poi così scapestrato e leggero come ci si aspetta, invita a superare l’attuale normativa e concentra l‘attenzione sul problema dell’intolleranza e del razzismo anche nel mondo dello sport; un ambiente che spesso viene considerato elitario e privilegiato mentre invece non sempre lo è.
Silvia Sanmory