Da domenica l’episodio avvenuto durante il match tra Sassuolo e Juventus con protagonista lo sputo rifilato da Douglas Costa a Federico Di Francesco è divenuto argomento di dibattito in trasmissione televisive, nei bar e soprattutto sui social media.
Tra Facebook, Twitter e instagram tifosi delle rispettive squadre coinvolte e non solo hanno cominciato a commentare creando due fazioni: coloro che condannano brutalmente il gesto del calciatore juventino considerandolo nettamente antisportivo, e una parte di pubblico che incentra la “difesa social” di quest’ultimo su eventuali frasi pronunciate dall’ex Bologna nei suoi confronti, capaci di scatenare la violenta reazione.
immagine gazzetta di parma
Ieri il giudice sportivo ha deciso per una squalifica di quattro giornate per Costa e sempre ieri, interpellato durante la conferenza pre Champions, Eusebio Di Francesco ha così commentato l’accaduto:”Sono indignato per quello che ho sentito da presunte parole dette da Federico, o dette sui social, a Douglas Costa. Federico, alla fine, è stato l’unico a prendere uno sputo, umiliazione unica per un uomo: chiunque avrebbe reagito in maniera differente. Federico invece è stato un grande uomo. Di questo io sono orgoglioso come padre. Dico solo che l’unico che non ha preso scuse è stato lui, e questo è assurdo. Lo dico io, e non dovrei essere io a prendere le sue difese pubblicamente perché da quello che si è visto, dalle immagini e da tutto il resto sono veramente rammaricato e dispiaciuto. E’ un ragazzo che in questo momento è giù: e’ passato quasi da vittima a colpevole. Questo è veramente assurdo, questo sono i social.”
Il tecnico romanista fa riferimento alle allusioni dei tanti che hanno a lungo parlato di frasi a sfondo razzista che il figlio avrebbe rivolto al brasiliano inducendolo a tale gesto.
I social hanno abituato anche a questo: in determinate situazioni diventano “tribunali” virtuali in cui tutti sono improvvisamente giudici, arrivando a decretare sentenze troppo spesso per partito preso, che li portano a pendere da una parte o dall’altra senza obiettività. Ovviamente sputare ad un avversario, o meglio, ad un uomo in quanto tale rappresenta un comportamento oltre che antisportivo anche non civile: certo è che se come in molti pensano, dalla bocca del giocatore neroverde fossero uscite parole indelicate, questo non giustificherebbe in alcun modo l’accaduto ma al massimo ne potrebbe rappresentare un’attenuante.
Come in tutti i settori lavorativi, se si sbaglia si deve rispondere delle proprie azioni non solo per la risonanza mediatica che un calciatore ha, ma per l’errore in quanto tale. Fatto sta che non potendo fare processi alle intenzioni si giudicano i fatti e in questo caso ad aver compiuto il fatto c’è Douglas Costa. A prescindere se un giocatore appartenga ad una squadra o ad un’ altra, che sia simpatico o meno, che sia legittimo prendere le parti dell’uno o dell’ altro (anche se non bisognerebbe mai perdere obiettività), le sentenze è sempre bene lasciarle pronunciare a chi di dovere.
Chiara Vernini