Se c’è una battaglia da vincere, quella battaglia ha un nome: Derby d’Italia. Ma Inter–Juve si conclude in parità, una rete per parte, un tempo per parte, un punto per parte. A Radja Nainggolan risponde CR7 ed è un pari che evidenzia i difetti di una e dell’altra.
Un punto che non serve alla Juve e che serve relativamente all’Inter. Un punto che serve relativamente come altrettanto relativa è la soddisfazione che entrambe ne traggono da questo risultato.
Da un lato il rammarico dei nerazzurri inevitabilmente insoddisfatti del risultato frutto di una partita in minuendo, andata a sfumare nel secondo tempo, risentendo il calo dei singoli, Radja Nainggolan su tutti. Dall’altro quello della Juventus che ancora una volta evidenzia un freno di gioco tirato fin troppo e davvero troppo poco giustificato persino dallo scudetto ormai già cucito addosso.
Un po’ come all’andata, la compagine che sembra averne di più è l’Inter ma come all’andata esaurisce il carburante e lascia campo e varchi, concedendo fin troppo, arretrando e subendo un gol da foto-ricordo sugli annuali.
Poco è giovata la lettura in anteprima di Milan Skriniar che aveva fiutato il pericolo all’innescarsi dell’azione, l’Inter chiude male e alla fine arriva un immenso Cristiano Ronaldo che sigla a San Siro contro i nuovi peggior nemici la 600esima rete della carriera. Un gol che ha fatto tremare il Meazza, se non altro impaurito di un 28 aprile 2018 2.0. La Juve ritrova verve dopo il pareggio ma anche un’attenta trama difensiva avversaria a carpirne le manovre.
Da Inter-Juve dell’anno scorso a Inter-Juve di quest’anno la realtà di Cancelo e Asamoah che sovverte le aspettative
Uno dei migliori di Spalletti è stato Kwadwo Asamoah che ha fatto dell’esperienza tesoro. Il terzino ha più volte dato modo di credere che la conoscenza approfondita degli ex compagni è giovata a suo favore. Imbastisce una prestazione che non rispolvera certo quella dello scorso anno di Davide Santon, ingenuo e sfortunato ma anche inefficace su Cuadrado. Il ghanese attento e fluido riesce bene quasi su ogni pallone destreggiandosi tra le maglie bianconere, in fase difensiva come nella ricerca del compagno, riuscendo a servire più di un paio di appoggi buoni per Perisic tra cui il pallone che Emre Can spedisce in angolo che vale la rete nerazzurra.
Se l’ex bianconero ha fatto della conoscenza ed esperienza virtù, non si può dire altrettanto di Joao Cancelo, altro ex della serata che però di virtuoso ha dmostrato ben poco. Il portoghese non è riuscito a reggere il confronto con Ivan Perisic che sembra a tratti neutralizzarlo. Una prestazione che lascia desiderare il vecchio Cancelo, quello di inizio stagione o quello che buona parte degli interisti ha lasciato andare a malincuore a fine della scorsa stagione. Specie alla Juve. La sua involuzione sembra lapalissiana e fa imbufalire buona parte dei tifosi che scatenati sul web lo mettono alla gogna.
Il passaggio di Asamoah all’Inter più volte è stato sottostimato e in svantaggio nel confronto con l’acquisto di Cancelo da parte della Juve. Da Inter-Juve dello scorso anno in cui il portoghese sembrava un piccolo fenomeno in fase di exploit e Asamoah in fase calante e crepuscolare, a questo Inter-Juve. Trecentosessanta-quattro giorni dopo Asamoah è un valore aggiunto all’Inter e di Cancelo si fiuta una possibile cessione.
Domina l’Inter nel primo tempo ma poi ritira il braccino e lo paga perdendo due punti
Nel primo tempo è l’Inter che domina la gara, arrivando prima e meglio sulle seconde palle. Sfrutta bene la fascia sinistra con Perisic in predominio su Cancelo e impensierisce spesso la Juve che si posiziona persino a cinque in difesa.
Il ritrovato Brozovic dopo l’infortunio, funge bene da cerniera tra difesa e attacco, dando filo da torcere ai tre bianconeri di centrocampo. Funge come sempre da cervello e braccio insieme e detta il raziocinio di manovra della squadra. Rompe il gioco, smista palloni e funge da filtro difensivo e anche in fase di costruzione da un apporto non indifferente girando e gestendo dei palloni che facilitano la vita della trequarti in su. Su tutti a risentire maggiormente della sua presenza è Radja Nainggolan che imbastisce un’ottima prestazione con un gol altrettanto magnifico.
Nainggolan
Il belga si carica di antijuventinismo, trabocca di foga e finisce con lo splendere proprio contro i suoi più grandi rivali di sempre.
All’andata il Ninja, uscito infortunato da Wembley è stato costretto a saltare la gara all’Olimpico e quella allo Stadium. Inaugura così il suo primo derby d’Italia, con un gol che resterà nei memoriali, personali prima di tutto. Primo derby d’Italia, primo gol contro la Juve in maglia nerazzurra e secondo gol in carriera contro la Juventus.
La rete però è solo stata una ciliegina sulla torta di una prestazione a tratti monumentale. Lotta con la grinta tipica da Radja che non si è palesata contro la Roma, combatte su ogni pallone e si fionda da una parte all’altra completando il lavoro di Brozovic. Se il croato è la cerniera, è lui la zip che ne completa la chiusura sigillando fluidità e compattezza insieme tra centrocampo e attacco. Sorride in mista ai microfoni quando gli si chiede che valore abbia in una serata così il secondo gol alla Juve e con rammarico ma anche un po’ di sano piacere ammette che l’avrebbe aggradato di più la vittoria.
A mancare la vittoria e la concretezza sotto porta
Una vittoria che l’Inter stenta a trovare a San Siro e che non arriva da più di un mese, quasi due se si considera che al derby in casa era il Milan. L’ultima prima del derby risale al 2-0 contro la Spal. A giudicare dalla prima parte di gara gestita dagli uomini di Spalletti, il risultato di ieri sera suona più come una vittoria mancata. Più che un punto conquistato, sono due punti persi che non dovrebbero far sorridere.
La partita di ieri ha dato, per certi versi, ancora una volta ragione a Spalletti quando parla di distanza in classifica smascherata dal campo. Tuttavia al contempo sottrae altrettanti meriti a lui e alla squadra la scelta di preservare e conservare il risultato. Scelta che come lo scorso anno punisce non appena viene vagliata. A gravare sul risultato finale la reiterata imperfezione sotto porta che l’Inter si trascina da inizio stagione.
Perisic fa la partita migliore degli ultimi tempi ma costretto ad arretrare parecchio per occuparsi di Cancelo finisce, come spesso solito fare, con il risultare poco determinante lì dove dovrebbe. Spreca un paio di occasioni che tutt’ora lasciano esterrefatti. Clamorosa pallagol nel primo tempo e ancor più clamorosa quella al 57esimo.
AAA gol di Icardi cercasi
Con quella fascia, sembra essere andato via anche Mauro Icardi. Dopo i due mesi fuori dal campo la prestazione di Genova che gli è fruttata un gol e un assist aveva illuso che fosse tornato alla grande ma la prova di Genova e le aspettative sono state contraddette da quelle successive e per quanto faccia bene in fase di costruzione, l’ormai non più raro incartamento restituisce un Icardi ben lungi da quello dei 29 stagionali della stagione passata. Spreca ancora una volta un’occasione nitida che sarebbe valso il raddoppio nerazzurro e che magari avrebbe messo la partita su un binario differente. Se l’Inter piange la sua emozione da gol che prima non lo scalfiva, ben usufruisce del suo lavoro in fase di costruzione. Serve qualche sponda buona per i compagni e attrae a mo di calamita Bonucci quanto Chiellini.
A ricordare alla Juve di essere Juve è l’ultimo arrivato: CR7 riprende la Juve
Nel primo tempo la Juventus subisce immediatamente l’entusiasmo nerazzurro che, come all’andata parte forte. I Campioni d’Italia sembrano quasi già in vacanza e si lasciano sopraffare dai nerazzurri con la mente e con il fisico. Diversamente dall’andata però stavolta arriva pure il gol e da calcio d’angolo l’Inter punisce. La Juventus che stava già subendo da sette minuti, dopo una serie di colpi si inchina al Ninja ma anche alla costruzione di una manovra che non è frutto di un episodio individuale ma di un gioco ben costruito.
Nainggolan, totalmente smarcato, ringrazia!
Skriniar imposta scaricando su Nainggolan, il belga apre per D’ambrosio sulla destra che cambia ancora gioco per Asamoah. L’ex juventino allunga per Perisic libero di galoppare in avanti sulla corsia sgombera grazie ad uno scivolone di Cancelo che s’incarta su se stesso. Dalla destra prova a mettere in mezzo ma al lavoro maldestro di Cancelo mette le pezze Emre Can che spazza in angolo. Perisic dalla bandierina e cinque saltatori nerazzurri ad occupare l’area bianconera dove gli ospiti si dividono i compiti nel marcare alcuni a uomo altri a zona. Tuttavia fuori dai quindici metri restano i due tiratori dalla lontananza di cui nessuno si cura: sia Brozovic che Nainggolan si posizionano nell’attesa (e nella speranza) di una ribattuta che alla fine arriva.
Sottovalutati da ogni uomo di Allegri che poco si curano degli intenti dei due interisti lasciando i due totalmente smarcati. Nainggolan libero di ricevere, coordinarsi e calciare viene servito da Politano che pennella con una mezza rovesciata una palla al belga che a volo sorprende tutti. Inutile il tentativo di Cuadrado di tentare il contrasto, è troppo tardi e quando il colombiano si accorge della pericolosità della posizione del Ninja, il nerazzurro è giá andato al tiro.
Juventus smascherata e (s)fuma l’allegria
La Juve non si aspetta un inizio nerazzurro così ben costruito e fatica a trovare le contromisure in attacco. Subisce parecchio e rischia tanto. Il migliore, nella prima parte di gioco, è Szczesny nonostante non sia riuscito a bloccare il tiro fortissimo di Nainggolan. Ma il vero monumento è come sempre da erigere a Giorgio Chiellini nonostante abbia rischiato qualcosina dovendo tenere a bada un Icardi più mobile delle altre volte ma anche più magnanime. Tra i due centrali Bonucci è quello che fatica di più ma il vero buco nell’acqua è Cancelo che sbaglia veramente quasi tutto.
Allegri senza allegria
Cancelo e Cuadrado entrambi in campo è un rischio che Allegri ha voluto correre, ma a non correre era Cancelo, a non sorridere Allegri. Un’allegria mancata la sua che ieri ha dovuto rinunciare al sorrisetto per far spazio e volume a paroloni dai toni sostenuti. Il tecnico, ormai scottato dalle letture di Adani su quello che il telecronista e opinionista di Sky ritiene brutto gioco o non gioco, va in escandescenze e innesca una lite furibonda con il sopraccitato.
A farsi benedire ancora una volta l’allegria di un popolo che in parte si accontenta del risultato con l’alibi della partita inutile, in parte trova assurdo e incredibile che una rosa di quel calibro subisca la sindrome del gioco.
Juve evanescente
La Juventus sembra andare in blocco quando si ritrova davanti una squadra che riesce ad esprimere una nozione e concezione di gioco. La dote allegriana di destreggiarsi camaleonticamente aiuta poco, specie nel primo tempo. Allegri parte con 3-5-2 ma è costretto immediatamente a cambiare modulo per non cadere sotto le incursioni nerazzurre fin troppo frequenti in un primo tempo in cui compare quasi solo CR7 con qualche accenno di Bernardeschi. Il portoghese però non riesce ad andare mai a segno, fino alla ripresa almeno. Nel secondo tempo i bianconeri entrano con verve maggiore e le idee più schiarite. Spinazzola cambia un po’ il volto della partita rivelandosi una spina nel fianco per Matteo Politano. La vera svolta però sembra darla l’ingresso in campo di Kean che sembra dare maggior densità in area e spostare la trazione della squadra un po’ più in avanti.
Ronaldo timbra anche il Derby d’Italia
Riescono a muoversi meglio i centrocampisti, Pjanic quanto Cuadrado, e su un’avanzata del colombiano nasce l’azione gol della Juve. Cuadrado prova a crossare di prima ma scambia con CR7 che tocca all’indietro per Pjanic che gliela rende mentre il portoghese bluffa Brozovic facendo torcere il croato su se stesso a mo di piroetta che non lo segue e gli lascia un varco. A servizio del portoghese ci va il bosniaco numero 5 che si era sbarazzato di Vecino e la tocca indietro per il portoghese di tacco. Ronaldo carica il sinistro e silura Handanovic rimasto immobile. Secondo derby d’Italia e primo gol per Ronaldo contro l’Inter, secondo a San Siro dopo quello segnato contro il Milan. Ma soprattutto, con quello di ieri sera, segna il 600esimo gol a livello di Clubs della carriera.
Con il gol la Juve si risveglia e trova qualche giocata in più che nel primo tempo era latitata, ma niente di davvero proficuo. Mancano delle vere occasioni pericolose a favore degli ospiti, l’Inter si destreggia bene e quello che ne viene fuori è una Juve evanescente. Questo derby d’Italia finisce con un equilibrio che non accontenta nessuno, eccezion fatta probabilmente per i due allenatori. Un pari che smaschera i limiti di una e dell’altra compagine e che ad onor del vero sembra contraddire la distanza che i ventisei punti di differenza sembrano dettare.
Egle Patanè