La magia del Derby della Mole raccontato da Marianna Montagnino e Nicole Pappalardo, tifose doc con il calcio nelle vene
Mancano ormai poche ore all’attesissimo Derby della Mole.
Una partita dal fascino unico, dove la città di Torino si è fermata per respirare quel clima magico che solo un match come il derby sa dare.
E finalmente dopo due anni in cui gli spalti sono stati vuoti e un silenzio surreale l’ha fatta da padrona, le curve sono pronte a rivivere tutte quelle emozioni che solo lo stadio sa dare.
L’adrenalina tornerà a farla da padrona anche sugli spalti e per le piazze, in un tripudio di sciarpe e bandiere.
Per l’occasione abbiamo intervistato due madrine speciali. Il mondo granata ci è raccontato da Marianna Montagnino -volto femminile di Toro Channel– mentre quello bianconero ci è presentato da Nicole Pappalardo, tifosissima bianconera, seguitissima sui social.
Marianna e Nicole però non sono semplici tifose. Cresciute a pane e calcio, entrambe hanno giocato per diversi anni nelle squadre del loro paese di origine.
Oggi Marianna è un’aspirante giornalista sportiva, mentre Nicole ha momentaneamente appeso gli scarpini al chiodo perché in attesa del suo goal più bello: la nascita della sua bimba che avverrà fra pochissimo!
Che il derby della Mole abbia inizio!
Il Derby della Mole non è mai una partita come le altre. Qual è stata negli anni secondo te la grande bellezza di questo match?
M: Effettivamente il Derby della Mole non è mai un match come tutti gli altri, perché si respira quell’atmosfera di rivalità manifestata dalle coreografie, dai cori, dai colori delle rispettive squadre, e dallo spirito del cuore che caratterizza il vero tifoso.
La gente ci crede fermamente. Si comincia giorni prima coi preparativi per rendere il giorno atteso ancora più Speciale.
Se la partita la si guarda da casa, si allestiscono divani e muri come se fossero uno spicchio della Curva, e se invece si è allo stadio. Ci si ritrova come in famiglia con lo sconosciuto appena a lato a cantare di gioia l’inno della propria squadra!
Il Derby non ha età, è una Fede che si trasmette da nonno a nipote, da padre in figlio. È bello vedere le generazioni abbracciarsi dopo un goal, agitare le sciarpe al ritmo dei tamburi e ammirare bambini sventolare bandiere.
N: La bellezza di questo match è sicuramente l’adrenalina che si crea i giorni prima della sfida, e poi è sempre una partita piena di sorprese dove niente è dato per scontato.
Sapresti spiegare a chi non è tifoso cosa rappresenta davvero il Derby della Mole?
M: Premetto il fatto che chi non è tifoso difficilmente potrà capire la magia dello stadio con i sostenitori schierati a difendere la propria squadra.
Il Derby della Mole non è una partita qualsiasi, ma un vero e proprio evento ricco di fermento, in quanto si scontrano due avversarie della stessa città.
Detiene tanti record. Nella storia del campionato italiano è il primo match tra club rivali. È un incontro dai recuperi strabilianti e dalle vittorie o sconfitte più inaspettate. Forse solo il pareggio accontenta le parti!
Un goal al Derby vale 10 volte una rete normale, se si vince quel giorno non lo si dimentica, mentre se si perde… Quelle lacrime versate saranno del tutto veritiere, perché tifoso si nasce, non lo si diventa.
N: Il Derby della Mole non è mai una partita qualunque. A sfidarsi sono Juventus e Torino, due squadre della stessa città che si contendono la soddisfazione di battersi l’uno con l’altro.
Torino è bianconera o granata? E perché?
M: Che domanda! “Torino è stata e resterà Granata” come dice un famoso detto, il vero piemontese è Torinista da generazioni. C’è tanta credenza nel tramandare la Fede o forse meglio definirla “malattia” in questi colori, non può essere tradita.
Il tifoso Juventino lo trovi ovunque, forse anche per moda.
N: Premetto che non sono originaria di Torino, quindi non posso sentirne la rivalità come chi è nato e cresciuto lì. Credo che Torino sia in parte bianconera e in parte granata. Juventus e Torino sono due modi di essere torinesi. Si può essere juventini, si può essere granata, ma si rimane torinesi.
Chi sarà l’Uomo Derby?
M: Non penso ci sarà un solo uomo Derby in ambedue le parti.
Nel Torino credo possa esser determinante lo spirito e la grinta che trasmette Ivan Juric, facendo affidamento a Bremer ottimo a realizzare goal di testa, e a uno dei neo acquisti (Brekalo o Pobega) a sostegno di Sanabria.
La risposta Juventina può esser affidata all’attacco di Federico Chiesa, all’inventiva di Cuadrado e alla sicurezza difensiva di Chiellini.
N: Nelle ultime partite ho visto Federico Chiesa in gran forma, mi auguro che sarà lui anche questa volta!
La tua top 3 di questo inizio di stagione?
M: Nella mia top 3 metterei Bremer, in quanto sia un buon difensore e un realizzatore di goal di testa.
Ansaldi sulla fascia è una garanzia. I cross migliori provengono da Lui.
E per finire Singo per la velocità elevata nell’1vs1.
N: Paulo Dybala (infortunio a parte, spero rientri presto), Federico Chiesa e Alex Sandro. L’ho rivisto molto bene da quando è tornato Allegri sulla nostra panchina.
Da chi ti saresti aspettato un apporto maggiore e chi invece ti ha deluso fino a questo momento?
M: Sono molto fiduciosa in Mandragora e Lukic per il centrocampo e attendo maggiore intensità dai nuovi acquisti che stanno dimostrando una buona integrazione nella rosa.
Le delusioni maggiori le apporto a Djiji, in quanto nelle ultime partite ha commesso falli inutili che hanno compromesso i risultati finali.
Rodriguez e Ola Aina non danno ancora quella sicurezza nei contrasti, ma credo che Juric trarrà soluzioni e ne migliorerà le prestazioni.
Inoltre ci si aspetta un ritorno al 100% di Andrea Belotti che è pur sempre una Garanzia!
N: Mi sarei aspettata qualcosa in più da Federico Bernardeschi. In questi anni non l’ho visto particolarmente brillare come quando giocava a Firenze, forse per la presenza di Cristiano Ronaldo? O per gli allenatori che sono passati nelle varie stagioni? Staremo a vedere con il ritorno di Allegri. Chi mi ha deluso invece è Kulusevski, non vedo la cattiveria giusta negli occhi, soprattutto nei tiri in porta.
Quale credi sia il punto forte e quale il punto debole dell’avversario?
M: La Juventus è una squadra completa, sicuramente ben schierata in difesa, e con qualità dei singoli molto evidenti.
Presenta comunque delle lacune che nelle precedenti giornate hanno portato a risultati non soddisfacenti, quali le prestazioni del portiere Szczesny e del centrocampo poco calibrato che non procurava palloni insidiosi per gli attaccanti.
Ad ogni modo Federico Chiesa potrebbe essere l’anello forte della formazione, accompagnato dall’esperienza di Chiellini o Bonucci in difesa e dalla velocità e disinvoltura di Cuadrado.
N: Il punto forte del Toro penso sia la grinta e la cattiveria che specialmente in un Derby tira fuori, e Juric è l’allenatore giusto per trasmettere questo alla squadra. In più il ritorno del pubblico sugli spalti darà una grande spinta ai padroni di casa. Il punto debole penso l’attacco, data l’assenza di due forti attaccanti come Belotti e l’ex bianconero Zaza.
Un aggettivo che, secondo te, descrive il tuo allenatore…
M: Non penso possa bastare un solo aggettivo per descrivere Ivan Juric, per via dei suoi ideali, della sua astuzia e del suo spirito severo ma contemporaneamente genuino di squadra.
Lo definirei l’Uomo Toro, tenace.
N: Intelligente. Allegri ha dimostrato in questi anni che sa allenare, conosce bene il mondo del calcio e con il suo modo di fare e parlare sa guadagnarsi la fiducia e il rispetto dai suoi giocatori.
Quale potrebbe essere l’insidia maggiore in questa sfida?
M: La Juventus parte avvantaggiata dalla vittoria in Champions League, e questo avrà incrementato sicurezza nel gruppo.
Ci saranno da decretare le decisioni arbitrali, famose per le varie diatribe avute nel corso dei tempi, ma grazie alla tecnologia si spera non venga posto alcun sfavorevole inconveniente da ambo le parti.
Il Toro deve crederci e non sottovalutarsi. Le prestazioni precedenti sono state più che sufficienti per far sì che questa squadra possa competere con chiunque e mettere in allarme con il possesso palla e lo sfruttamento degli spazi avversari vuoti.
N: L’insidia maggiore di questa sfida è che entrambe le squadre vogliono portare a casa i 3 punti. I giocatori del Torino saranno trasportati dal tifo dei propri supporters, i nostri saranno carichi dopo la vittoria in Champions con i campioni d’Europa. Che poi in classifica ci troviamo a pari punti, quindi sarà ancora più combattuta.
Cosa servirà per vincere il Derby?
M: La tecnica e il possesso palla sono elementi che caratterizzano spesso una prestazione, ma in questo caso l’unione del gruppo, sia fisicamente che psicologicamente parlando, potranno fare la differenza.
Siamo al Derby, si deve lottare con personalità, bravura, astuzia e cuore… Poi un pizzico di Fortuna non guasta mai!
N: Concentrazione e non prendere gol, come ultimamente ci succede.
Belotti/Chiesa faresti un cambio?
M: Non cambierei Belotti. Il numero 9 del Torino non è in perfetta condizione fisica, ma anche in tali situazioni non si tira mai indietro. È la mente, la parte trascinatrice del Gruppo. È l’esempio di sacrificio e orgoglio. Non è egoista, gioca per sé ma soprattutto per gli altri.
La tecnica si può sempre migliorare, a differenza di Chiesa che difficilmente sbaglia se ben servito, e dalla destra spesso risulta pericoloso.
Belotti si adatta, e fa adattare, non è solo un attaccante o una punta, ma un Leader.
N: Mai. Mi tengo Chiesa tutta la vita!
Parliamo un po’ di te, sappiamo che il calcio è entrato a gamba tesa nella tua vita e non solo come spettatrice…
M: Esattamente. Il calcio è in assoluto il mio Sport preferito. Sin da piccolina rimanevo estasiata davanti a un pallone, e guardavo incantata la figura paterna che palleggiava con eleganza e disinvoltura per tempi infiniti.
Mi divertivo ad osservare i ragazzini nei campetti, e ogni domenica non esitavo ad andare allo stadio, finché è arrivato il giorno in cui decisi di praticare il calcio.
Ho giocato nella Buttiglierese ‘95 una squadra femminile poco distante dal mio paesino di residenza, e tra partite casalinghe e trasferte mi divertivo nelle amichevoli miste.
Ho fatto persino costruire un campetto da calcio a 5 nel terreno di casa, ottimo per i porta a porta con mio padre o per le partitelle tra amici! Dalla passione pratica è nata anche quella del Giornalismo Sportivo e dell’opinionista televisiva. Sto intraprendendo questa strada per farne in futuro un lavoro.
N: Esatto. Ho giocato a calcio per tanti anni, in Eccellenza Femminile, nel Caselone. Al momento sono ferma perché aspetto una bimba.
Come nasce la tua passione per i colori granata?
M: La Fede Granata nasce con me. Tutta la mia famiglia dal ramo paterno è del Toro.
Sin da piccolina ho cominciato ad andare allo Stadio, la prima partita che vidi fu l’11/06/2006, nel match playoff tra Torino e Mantova. Ero al Delle Alpi, tra quelle quasi 70.000 persone. Un’emozione fortissima!
È senza dubbio la mia seconda Casa!
Da lì nasce l’amore per il gioco del calcio in generale, tanto da averlo praticato come già citato prima.
Sicuramente è la passione più grande, perché è una realtà ricca di Storia, dalla Fondazione della Società, al racconto della Tragedia di Superga con le varie commemorazioni al Grande Torino. È una Squadra con una tifoseria particolare e con giocatori che hanno indossato e sudato questa maglia con orgoglio.
Come dice il Nostro Inno “Granata è una seconda pelle”, e solo chi lo tifa può capirne il vero significato.
N: La prima volta che ho sentito nominare la Juve avevo 6 anni, facevo la prima elementare. Non avevo ancora fatto amicizia e sentivo quelle poi sarebbero diventate le mie amiche di sempre parlare di Juve…. e alla loro domanda “e tu che squadra tifi?” io, non conoscendo altre squadre, risposi “la Juve!” E poi da lì cominciai a informarmi, guardare le partite e adesso sono tifosa sfegatata.
Hai un calciatore in particolare che porti nel cuore?
M: Sicuramente sono amante del calcio anche passato, e un idolo è Claudio Sala, quel numero 11 che planava sul terreno di gioco con la sua capacità ambidestra. Adoro la tecnica e la precisione dei suoi cross e i dribbling su entrambe le fasce. Spesso portava e segnava goal, un grande esempio di uomo e di calciatore.
Un altro personaggio noto nella storia granata e sicuramente più recente è Alessio Cerci, che quando era in auge nel Torino era senza freni. Peccato per la carriera non intensa, in compenso Belotti rimane un degno sostituto!
N: Del Piero. È inspiegabile quello che provo per lui!
Giusy Genovese