Tra i social e i calciatori c’è da sempre un rapporto difficile. Demiral è l’ennesimo a utilizzarli e a esporsi così a critiche feroci.
Il difensore turco della Juve si è esposto in maniera netta su Twitter a sostegno del suo paese – il giovane è attualmente impegnato con la Nazionale – eleggendo come “Operazione di pace” l’azione avviata dalla Turchia contro i curdi:
#BarışPınarıHarekati #OperationPeaceSpring pic.twitter.com/NmvOiXlqTF
— Merih Demiral (@Merihdemiral) October 10, 2019
Gesto compiuto evidentemente di getto e senza valutare le conseguenze da parte di Merih.
Apriti cielo, sul social si sono scatenate le risposte degli utenti che hanno preso le distanze – alcuni in maniera abbastanza colorita – dalle affermazioni del giovane calciatore, la cui matrice culturale lo porta a viaggiare in direzione completamente opposta rispetto al sentimento comune in Italia e in Europa.
#Demiral avrebbe fatto meglio a stare zitto. Un calciatore non può e non deve esprimersi così, definire l'attacco ai curdi come una missione di pace è scandaloso. #ErdoganGenocideofKurds
— Daniele Stampeggioni (@DanieleStampeg1) October 10, 2019
Claudio Marchisio, molto sensibile alle questioni umanitarie, ha voluto dire la sua apertamente – e in netta opposizione al difensore turco – sui suoi account. Con parole forti e senza tanti giri:
Qualcuno ha ipotizzato una sorta di ‘obbligo’ cui il bianconero, al pari dei colleghi Ünder e Çalhanoğlu, sia stato sottoposto in patria ( i giovani sono attualmente tutti in Turchia). Tutti e tre difatti si sono ritrovati a scrivere su Twitter la stessa cosa…
Siamo di fronte all’ennesima lezione: calciatori e sportivi in generale, famiglie comprese, farebbero bene a pensarci due volte prima di utilizzare i loro profili. Nulla di irreparabile, ma è certo che da ieri Demiral gode di molte meno simpatie rispetto a prima.