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Del Piero, la bandiera ammainata da un core ‘ngrato

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C’era una volta una bandiera. Oggi non c’è più. Ammainata, deturpata, lesa, ferita da una platea dal core ‘ngrato. Quella bandiera si chiama Alessandro Del Piero

C’erano una volta le bandiere. Erano belle, forti, aitanti e generose. Svolazzavano di campo in campo alla ricerca di un gol, di un contropiede o semplicemente per dare una mano (o forse sarebbe meglio dire un … piede) al compagno più forte. Erano giallorosse, biancocelesti, nerazzurre, rossonere, granata, ed erano lì più issate che mai.

E poi c’era lei. Silenziosa e riservata, dai colori contrastanti, opposti. Bianco e nero. Chiaro e scuro come le luci e le ombre che hanno attraversato il suo cammino.

Quella bandiera oggi non c’è più. Ammainata, lesa, ferita, deturpata. Dalla dirigenza prima. Dai tifosi dopo.

Quella bandiera si chiamava Alessandro Del Piero.


ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

 19/10/2011 – Dichiarazione shock di Andrea Agnelli: “Questo è l’ultimo anno di Del Piero con la maglia Bianconera”. Ancora oggi non mi capacito del perché di questa dichiarazione arrivata dopo poche partite di campionato.

13/04/18 – “Pezzente morto di fame”, “I soldi di sky sport fanno comodo”: perché “se non sei antijuventino non lavori”. Sono solo alcune delle frasi shock che girano sui social contro Del Piero, reo di aver cercato di placare i torni e le polemiche di Buffon dopo la partita contro il Real.

Le leggo e non mi capacito.

Ad Andrea Agnelli e a tutti i tifosi non è bastato probabilmente vedere Del Piero alzarsi dalla panchina e scendere in campo come un ragazzino. Un ragazzino che si divertiva. E anche tanto. Del Piero era il simbolo di chi ancora aveva tanta voglia, passione e cuore.

Ad Andrea Agnelli e ai tifosi tutti non sono bastati quei gol pesanti, come quello contro la Lazio che gli aveva fatto valere i 3 punti e aveva riaperto i giochi. Non è bastato che nonostante tutto non avesse mai voluto rispondere a tono, immolandosi per la sua squadra come ha fatto per ben 19 anni. Ma soprattutto al Presidente della Juventus e ai tifosi tutti -che da ieri sputano veleno dai propri iphone- non bastano i ricordi. Eppure dovremmo ricordarcelo bene. Fresco campione del mondo, mentre parte dei suoi compagni si lasciava accecare dalle sirene spagnole e non, lui andava in Serie B a sgambettare sui campi di Rimini, Crotone e Frosinone come se fossero il Nou Camp o l’Old Trafford. O meglio ancora, al Santiago Bernabéumela della discordia – con la stessa fame, la stessa voglia, ma soprattutto lo stesso divertimento. E quell’eleganza e quello stile che da sempre lo hanno contraddistinto e che ancora oggi è stato trafitto, rinnegato, calpestato da chi non sa vedere oltre il suo naso. Già perché è più facile sputare veleno, cari leoni da tastiera, verso chi ha fatto del rispetto la propria cifra stilistica, piuttosto che togliersi i prosciutti dagli occhi. Quelli -si sa- pesano come macigni.

Alessandro Del Piero è – ancora oggi – l’esempio di una bandiera ammainata dal cinismo e dall’ingratitudine. Un giocatore integro, rispettoso delle leggi e della morale, mai una sbavatura né una dichiarazione sopra le righe. Un uomo che ha voluto smorzare le polemiche sul rigore concesso al Real Madrid e sull’espulsione di Buffon con il suo consueto garbo, la sua consueta eleganza. La sua solita impeccabile classe. Di uomo riflessivo, educato. Uomo che potrebbe essere un esempio per i vostri figli, per i vostri nipoti, per i vostri fratelli. Voi che preferite osannare chi fa il gesto dei soldi, chi risponde a tono. Chi trova scuse e giustificazioni negli errori degli altri piuttosto che fare mea culpa e pensare ai propri di errori, ai propri rimpianti, che pesano proprio come quei macigni che avete sugli occhi. E sulla coscienza probabilmente.

C’era una volta una bandiera. Oggi non c’è più. Ammainata, deturpata, lesa, ferita da una platea dal core ‘ngrato.
Quella bandiera si chiama Alessandro Del Piero.

 

Giusy Genovese

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