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‘La Roma è del suo popolo’. Caso De Rossi: i giallorossi non ci stanno

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La Roma è del suo popolo‘. Prima Totti, poi De Rossi, i giallorossi non ci stanno più e scendono in campo a fianco del loro Capitano

Daniele De Rossi ha annunciato il suo addio alla Roma, casa sua, core suo, strappatogli da un contratto non rinnovato. I romanisti ancora una volta si ritrovano spiazzati davanti all’ennesimo doloroso addio. Dopo l’addio di Totti, il sanguinoso mercato dello scorso anno che tra tutte ha visto spiccare la cessione di Nainggolan, cessione dolorosissima per la piazza giallorossa, arriva l’ultimo fulmine a ciel sereno che prima squarcia la Capitale. Daniele De Rossi dice addio. Ma cosa ancora più clamorosa, non al calcio, ma alla Roma.

“Se fossi stato dirigente me lo sarei rinnovato” 

Così DDR visibilmente dispiaciuto e commosso, a tratti straziato, pronuncia ai microfoni le parole di addio a quella che per lui è sempre stato tutto. Nato e cresciuto a Roma il 24 luglio 1983, il capitano romanista che ha ereditato la fascia dall’altro Capitano, lo stesso al quale la via d’uscita è stata già indicata qualche anno fa, non ha mai indossato nessun’altra maglia al di fuori di quella giallorossa. Ma per lui non c’è più spazio. Nè tempo. Nè soldi. Neppure i fantomatici gettoni(ovvero 100 mila euro) ai quali si fa riferimento nei vari audio venuti fuori nella giornata di ieri nei quali sembrerebbe che il sopraccitato proponesse di essere pagato a partita pur di restare. Audio, prove, presunti e non. Parole della società e parole di De Rossi. Versioni discordanti e concordanti a tratti. Quello che ne viene fuori e un insieme di ‘non s’è capito nulla’. Cosa ci sia nel calderone importa relativamente, ciò che importa è il contenuto fuoriuscito e a contenuto versato il risultato è lo stesso: De Rossi dal primo luglio non giocherà più alla Roma. Sarà un giocatore svincolato senza però nessuna intenzione di smettere di giocare a calcio.

La società ha deciso e lui non può che accettare seppur a malincuore. Tanto male in cuore. Il suo e quello dei compagni, della Roma e della Nazionale, attuali ed ex. Compagni, rivali, ma soprattutto i tifosi.

I giallorossi stentano a crederci e c’è chi ci ha messo persino ventiquattrore a capire e accettare la cosa, e se qualcuno si è trincerato in un silenzio intriso di malinconia e sconforto c’è chi al contrario ha urlato nel nome di una bandiera che ormai continua ad essere defraudata dai suoi simboli. Gli emblemi del calcio trattati a pesci in faccia come emblema di un calcio che ormai è solo un ricordo che fa male. Tanto male. E Roma più di ogni altro lo sa.

I giallorossi non ci stanno

Questa volta scendono in piazza e alzano voce e toni. Dopo le durissime contestazioni a Trigoria e gli striscioni tutt’altro che di miele nei confronti della dirigenza, diversi gruppi della Curva Sud hanno indetto una manifestazione sotto la sede della Roma all’Eur prevista per oggi pomeriggio alle ore 15 a Piazza Guglielmo Marconi.

“DDR è stato solo l’ultimo di una lunga serie di comportamenti poco chiari nei confronti di chi ama questi colori. Non possiamo stare a guardare inermi la cancellazione dei nostri valori, dei nostri punti fermi, delle nostre certezze. Ora basta, i Romanisti scenderanno in piazza e si faranno sentire con un sit-in che si terrà domani, venerdì 17, a piazza Guglielmo Marconi alle ore 15 di fronte alla sede amministrativa dell’ “azienda” AS Roma. Questo è un invito a chiunque si senta tradito nell’animo, a chiunque ritenga giusto mostrare il suo disappunto, come lo ritengono giusto i ragazzi della Curva Sud perché la Roma è un bene comune, ma soprattutto la Roma è del suo popolo. Per questo chiediamo rispetto ed è per questo che non devi far mancare la tua presenza. L’AS ROMA APPARTIENE A NOI”.

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