ESCLUSIVA – Dario Hubner: “Il calcio è una cosa semplicissima”

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Oggi per un attimo proviamo a fermare il tempo. È il 31 agosto del 1997, la Serie A apre le porte in un San Siro gremito. 70 mila persone sono lì per l’esordio di un certo Luis Nazario De Lima, meglio conosciuto come Ronaldo il fenomeno. Ma in quel pomeriggio di agosto un’altra nuova stella è pronta a brillare per la prima volta sui campi della massima divisione. Lo chiamano “Il bomber del calcio di provincia” ha 30 anni e quel giorno sigla il suo primo gol in Serie A con la maglia del Brescia. Parliamo di Dario Hubner uno che nel calcio si è riconosciuto, che nel calcio ha vissuto, uno che il calcio lo ha scelto. E la vera fortuna nella vita è proprio scegliere quello per cui si decide di vivere. Noi di Gol di Tacco a Spillo siamo felici di averlo avuto ai nostri microfoni, di aver potuto condividere con lui pensieri, riflessioni ma soprattutto siamo felici di aver intervistato un campione che porta nel cuore la vera essenza di questo sport.

 

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Partiamo con un po’ di dati. E’ stato capocannoniere della Serie A, B e C1. Ha segnato più di 300 gol, 38 dei quali su calcio di rigore. Chi è oggi Dario Hubner?

“Sono un giocatore che all’epoca faceva il più bel mestiere del mondo sì è divertito e ha avuto tantissime soddisfazioni. E credo anche di averle date perché ancora oggi quando ritorno nelle città dove ho giocato, vedo un grande entusiasmo nei miei confronti per cui sono felice per quello. Quando vado a Cesena, a Brescia e a Piacenza sono sempre accolto da tanti amici e da tante persone che si ricordano di quando giocavo”.

“Il bomber del calcio di provincia” così ti hanno soprannominato. C’è speranza per il calcio di ritornare ai suoi antichi valori ripartendo proprio da quei campi li?

“E’ un po’ difficile perché il calcio di oggi è cambiato, ed è cambiato soprattutto nelle categorie più basse. Perché mi ricordo che quando ho cominciato la carriera io, giocavano i più bravi. Non giocava il figlio di quello o di quell’altro, e poi sicuramente per me una cosa che ha rovinato il calcio è la regola dei giovani. Che per me è una regola che chiamo stupida ma è una regola che non serve a niente; non fa crescere il giovane. Ti obbliga a far giocare i giovani però una volta che superano l’età, li mandano tutti a giocare negli amatori. Per cui è una regola che non serve a niente, il giovane deve giocare se è bravo, se non è bravo gioca piuttosto il trentenne”.

Oggi si è persa quella dimensione familiare che invece nel calcio di provincia fa ancora sentire la sua voce. Mi riferisco agli allenatori/padri e presidenti che vivono la squadra ogni giorno. In cosa il calcio moderno secondo lei ha fallito? 

Ma sai allora bisogna dire che è fallito per modo di dire perché in realtà è sempre lo stesso. Diciamo che è visto in maniera diversa. Nella mia epoca negli anni ’80 e ’90 si giocava perché ti piaceva giocare a calcio. Il papà ti mandava a giocare a calcio quando eri bambino perché ti faceva bene per la salute, ti faceva crescere e ti faceva stare fuori magari da brutte compagnie, per cui era un istruttore e in più ti faceva bene.                                    Oggi un bambino di 7-8 anni quando vai in qualunque squadra, il genitore vuole subito sapere se arriverà in Serie A un giorno e questa è la cosa più brutta che ci sia. Perché il bambino va a giocare e già si sente il peso a 8-9 anni di dover far carriera per forza. Sente questo peso e non va a giocare per divertirsi perché è come se il genitore gli imponesse di fare questo sport”.                                                                                      Continua dicendo” io mi ricordo che a noi ci piaceva il calcio! Quand’ero bambino io c’era il pallone non la playstation o tante altre cose come oggi. Giocavamo perché ci piaceva giocare a calcio non perché papà mi mandava. Mancano tanto i campetti da calcio in periferia dove puoi andare a giocare con dieci amici. Oggi devi andare nelle scuole calcio. Poi molte volte ripeto sono sbagliate anche queste scuole; una volta per caso sono andato in una di queste a vedere, sono entrato in campo e sembrava un aeroporto!.                      Tutti conetti, le casacche; credo che il gioco del calcio siano due porte, un bel pallone 5 contro 5 e ci si diverte.                                                                                                  Il calcio è una cosa semplicissima e si impara. Ripeto io sono migliorato nel calcio quando ero bambino perché avevo 8 anni e giocavo contro quelli di 10; per cui la protezione della palla me la sono guadagnata sul campo.                                                                        Ero talmente piccolo che se mi spingevano e non proteggevo la palla me la rubavano sempre. Quelle sono le cattiverie che ricevi da bambino e te le porti avanti. Invece oggi è un calcio diverso; le scarpette da 200 euro perché devono essere belle. Una volta invece se avevi le scarpe che non erano bucate eri già contento.

 

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Il ruolo dell’attaccante per quanto bello e soddisfacente possa essere, spesso può portare a ricevere critiche quando non si fa gol. Se lei dovesse giocare nel suo ruolo e quindi da punta nel calcio di oggi, in che cosa potrebbe trovare maggior difficoltà visto che il calcio è cambiato anche nel modo di giocare?

Come punta devo esser sincero sarei più avvantaggiato perché ogni tanto guardo i marcatori che marcavano me quando giocavo e guardo i marcatori di oggi. C’è una grandissima differenza. Negli anni ’80 e negli anni ’90 i difensori erano un’altra cosa; il difensore nasceva per difendere e basta. Oggi il difensore dev’essere anche bravo con la palla e per me è una cosa fuori dal mondo. Il difensore dev’essere bravo a difendere. Lo si dice anche del portiere “Questo portiere è bravo anche con i piedi”, no il portiere deve saper parare con le mani. Una volta i difensori sapevano marcare al 100% e avevano due piedi come due pezzi di ferro però non gli facevi gol. Oggi sono belli da vedere perché con la palla al piede sono bravi, sono tecnici, fanno i lanci da 50m però non sanno marcare.   

Che cosa porterebbe oggi del calcio che ha vissuto? 

Ho la sensazione che 30 anni fa una squadra di calcio era un gruppo di ragazzi che si volevano bene, stavano bene insieme e tutti quanti lottavano per un certo obiettivo. La prima cosa che contava era la società ed era la squadra, poi il singolo.                                Oggi mi sembra che c’è un po’ l’opposto, il singolo deve dimostrare sempre di fare il suo e poi conta la squadra. Una volta eravamo tutti e 11 amici chi non giocava ed era in panchina faceva il tifo per chi giocava, si puntava tutti all’obiettivo della squadra. Se un tuo compagno era in difficoltà lo andavi ad aiutare e magari faceva anche gol. Oggi invece c’è più individualismo. Di quello che c’è oggi rispetto a quando giocavo ti direi i social ( ride). Se ci fossero stati i social, con tutti i gol che ho fatto, avrei avuto sicuramente più risonanza. Adesso conta di più quello che fai fuori dal campo rispetto a quello che fai dentro.

Tra tutti i gol che ha segnato ce n’è uno o più di uno che ricorda con affetto?

Tanti, penso ai gol che facevo in C2 a Fano, Crema o quelli fatti a Brescia e Piacenza. Di importante mi ricordo sicuramente il mio debutto in Seria A, in occasione di Inter- Brescia che abbiamo perso 2-1 ma segnai il mio primo gol in Serie A al debutto davanti a 80 mila persone per il tributo a Ronaldo. E poi sicuramente il terzo gol in Piacenza- Verona quando ci salvammo dalla retrocessione e diventai capocannoniere della Serie A. Diciamo questi due gol ma ne ho fatti tanti anche a Cesena, me ne ricordo tantissimi.

Un suo più grande rimpianto?

Fino a poco tempo fa non ce l’avevo devo essere sincero. Adesso incomincio a pensare che potevo fare anch’io una presenza in Nazionale. Perché vedendo ultimamente gli ultimi 5/6 anni, chi è stato chiamato in Nazionale a fare lo stage, io non ho avuto nemmeno la possibilità di fare una presenza. Questo forse adesso, mentre più di dieci anni fa sicuramente non mi interessava perché penso che come dico sempre io se a 20 anni giocavo in prima categoria e a 30 mi sono trovato in Serie A, penso di essere soddisfatto al 100%. Anzi non mi sarei mai immaginato di fare una carriera del genere, per cui non ho nessunissimo rimpianto. Ultimamente visto che oggi come oggi basta fare due presenze in Serie A per andare in Nazionale, quasi quasi potevo pensarci anch’io (ride).

C’è un bomber di oggi nel quale lei si rivede?

Ma sai mi piacciono tanti, mi è sempre piaciuto Belotti con la sua grinta, la sua voglia la sua determinazione, non protesta mai è uno che corre per la squadra. E poi mi piace tantissimo Immobile.

Quali squadre del nostro campionato, hanno più possibilità di rimanere ancorate ai piani alti della classifica vista anche la lunga sosta per il Mondiale?

Io credo che il Napoli è una squadra completa che sta facendo bene e credo che durerà fino alla fine; credo che il Milan con la squadra che ha arriverà fino alla fine, mentre una sorpresa sicuramente è L’Atalanta. Essendo fuori dalle coppe può lavorare tranquillamente tutta la settimana. Adesso non so quanti giocatori avrà ai Mondiali, però quando ci sono di solito i Mondiali, ed essendo questo un Mondiale che si giocherà in inverno, al girone di ritorno più di qualche squadra pagherà i suoi giocatori che hanno fatto il Campionato del mondo.                                                                                                                        Ci potrebbero essere delle sorprese! Non dico che l’Atalanta potrebbe vincere lo scudetto però ha delle chanse, se gioca bene penso che ha la possibilità. Poi sappiamo benissimo che squadre come Inter, Milan, la stessa Juventus che è un po’ lontano però sappiamo benissimo che con i 3 punti puoi recuperare.

 

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Da centravanti che ha segnato molto, a cosa è dovuto questo “mal di gol” che sembra aver contagiato la nostra Nazionale? E tra i giovani, chi vede come potenziale bomber del futuro?

Io dico sempre che per fare gol dev’essere bravo l’attaccante ma anche la squadra a metterlo in condizioni di poterlo fare. Diciamo che in Italia negli ultimi anni abbiamo Immobile che fa faville in campionato però purtroppo in Nazionale e in campo europeo fa fatica. E tra parentesi ormai non fa paura. Un Lewandowski anche se ha la febbre e lo metti davanti all’attacco fa paura. Immobile purtroppo fa una caterva di gol in campionato e quando deve fare le partite decisive come in Nazionale fa fatica. Ma non penso che sia tutta colpa sua, è anche il modello di gioco, come gioca al squadra come lo mette in condizione, ci sono una serie di concause.                                                                                          E’ anche vero però che non possiamo puntare tutto su Immobile. All’epoca quando ero giovane io c’erano un certo Baggio, Totti, Vieri, Inzaghi. Un giocatore come Montella ha giocato pochissimo in Nazionale, non c’è stato quasi mai. Eppure era un giocatore che faceva 15 gol ogni anno, all’epoca mia ce ne erano tanti. Oggi qualche giovane sta crescendo come Scamacca, Raspadori che sono due attaccanti che hanno un gran futuro però ripeto non dobbiamo fargli pesare questo. Se pensiamo che siano già giocatori pronti per farci vincere il Mondiale sbagliamo di grosso.                                                              Io mi ricordo se non sbaglio due anni fa  si parlava di Cutrone che con il Milan nelle prime 3/4 partite era partito alla grande aveva fatto gol e tutti quanti dicevano già che sarebbe stato l’attaccante degli Europei. Era giovane bisognava dargli tempo e poi abbiamo visto che non ha più giocato è sparito e poi è andato in Inghilterra. Puntare sui giovani sì però bisogna anche farli crescere e farli giocare. E non farli sentire dei fenomeni subito.