D’Ambrosio al posto giusto, al momento giusto

Classe '88 venuto dal Torino nel 2014, Danilo D'Ambrosio, dalla panchina alla titolarità indiscussa, è quell'attaccante aggiunto che sopperisce al black-out degli offensivi

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La partita contro la Fiorentina è stata una prova di forza parzialmente superata per gli uomini di Luciano Spalletti. Quel parzialmente è il frutto di un dato che affligge la squadra meneghina e che fa riflettere e chiacchierare: pochi gol, ancor meno quelli realizzati dagli attaccanti.

Solo 4 su 8 reti realizzate finora in Serie A sono state segnate da attaccanti, di cui uno realizzato dal dischetto e, dato ancora più clamoroso, quello dal dischetto è l’unico score di Icardi finora in campionato.

Se non segnano gli attaccanti ci pensano i centrocampisti, Vecino, Brozovic e Nainggolan insegnano…ma all’occorrenza ci sono persino quelli ancora più arretrati, i difensori com De Vrij contro il Torino oppure come Danilo D’Ambrosio contro la Fiorentina. 

Danilo D'Ambrosio
MILAN, ITALY – SEPTEMBER 25: Danilo D Ambrosio of FC Internazionale celebrates his team’s second goal during the Serie A match between FC Internazionale and ACF Fiorentina at Stadio Giuseppe Meazza on September 25, 2018 in Milan, Italy. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

E’ il terzino destro ad aver fatto la differenza laddove non erano riusciti gli altri, segnando la rete del vantaggio e blindando altri tre punti importantissimi non solo per la classifica, ma anche e soprattutto psicologicamente. L’ex granata che al 77’ ha messo il risultato sul 2-1 consegnando di fatto i tre punti alla squadra, meriterebbe un applauso per un attimo più lungo di altri. 

Il napoletano è uno di quelli che hanno ben usufruito della linfa Spalletti, il quale è riuscito ad estrapolare le inclinazioni del giocatore lavorando su una quadra a metà tra esigenza della squadra e caratteristiche del giocatore. L’influsso di Spalletti è stato più che positivo su D’Ambrosio che nell’ultimo anno, salvo qualche rallentamento iniziale prima di trovare un inserimento nelle idee e sul campo, si è trasformato da anatroccolino a cigno. 

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Tornato sulla destra, sua posizione iniziale nella scorsa stagione prima dell’inserimento di Cancelo, si sovrappone meno rispetto all’operato del collega al lato opposto preferendo più la profondità lungo la corsia esterna per poi scambiare con il compagno di turno che sale a dare una mano, altrimenti crossare verso l’area.

Se sul piano difensivo anche in passato non aveva mai lasciato qualche dissapore particolare, su quello offensivo peccava di qualche difetto, primo fra tutti il cross non perfetto sul quale. Ma anche in questo D’Ambrosio sta migliorando e pure parecchio, specie perché il suo piede elegante alla fine riesce ad esserci proprio dove dovrebbe.

Avendo conservato le doti da attaccante aggiunto nei calci piazzati e negli inserimenti, sopperisce spesso agli attaccanti dormienti, sostituendoli quasi in modo impeccabile, un po’ come fatto a Roma all’Olimpico, durante il match passato per la partita di Matias Vecino e durante il quale, zitto zitto, Danilo D’Ambrosio aveva aperto le danze nerazzurre con una prodezza tipica da prima punta.

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Foto: Gazzetta

Anche con la Fiorentina ha corso e lavorato tantissimo, 11 km percorsi e il 67% di precisione nei passaggi per lui, 2 falli subiti e un 3 non visto da nessuno ma che sarebbe potuto essere rigore se solo avesse un po’ protestato.

Ma Danilo è così: sta nel suo; mai polemico né irrispettoso, e lontano dai palcoscenici mediatici e da gratificazioni particolari persino dai suoi stessi tifosi ha sempre mantenuto alta concentrazione, professionalità e perché no anche dedizione. 

Era gennaio 2014 quando Walter Mazzarri lo volle fortemente all’Inter, dopo essersi messo in luce tra le righe del Torino con il quale entrò a far parte dei giovani esterni più forti del calcio nostrano.

L’avventura all’Inter non inizia in modo goliardico ma l’umiltà e il sacrificio suoi assi nella manica fanno sì che il suo fosse un percorso in crescendo fino alla consacrazione avvenuta probabilmente con l’arrivo di Luciano Spalletti. Già con Mancini lo spazio a lui riservato a era cresciuto garantendosi quasi sempre la titolarità ma senza mai entusiasmare particolarmente fino a convincere a gran voce durante la scorsa stagione, appunto.

Quest’estate spesso considerato da qualcuno una riserva o un’alternativa, è finito con l’eclissare persino Vrsaljko: il vice campione del mondo arrivato dall’Atletico e che a causa di un infortunio rimediato con la nazionale sta disertando il campo, al suo ritorno dovrà vedersela un D’Ambrosio in ottima forma quasi impossibile da spodestare.

 

Egle Patanè