Da “nuovo Messi” a fuori rosa nell’Alavès: Bojan Krkić, quando il talento non basta

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Il talento è una fonte da cui sgorga acqua sempre nuova. Ma questa fonte perde ogni valore se non se ne fa il giusto usoLudwig Wittgenstein

Così come Icaro avvicinandosi troppo al sole, pagò a caro prezzo l’insolenza di sfidare gli dei precipitando rovinosamente al suolo, allo stesso modo tantissimi giovani talenti nel mondo del calcio, passano velocemente dalla popolarità e dall’essere celebrati a nuovi dei dell’Olimpo per poi cadere inesorabilmente nell’oblio. Il talento da solo non basta ma necessita di altre qualità come la costanza, l’umiltà, l’impegno, il sacrificio, la volontà di apprendere, la capacità di leadership e anche una buona dose di fortuna. Solo in questo caso può esprimersi a pieno generando campioni i cui nomi rimangono scolpiti nella storia.

Il “nuovo Messi – Questa settimana, come da copione, ho deciso di dedicare la rubrica ad una meteora del passato. Incomincio con il dare qualche indizio: a inizio carriera era considerato un predestinato, uno di quei giovani con il futuro già scritto… grandi traguardi, grandi palcoscenici, grandi vittorie. Tutto talento e istinto (soprattutto talento), nessuna scorciatoia. Un feeling incredibile con il pallone, una promessa dalle doti tecniche eccelse. Ma soprattutto un’etichetta sulle spalle, o per meglio dire un macigno, che gli viene appiccicata fin dagli inizi: “nuovo Messi”. Dopodichè black-out, delusioni e altri black-out.

Avete già indovinato?

Bojan Krkić, vecchia conoscenza del campionato italiano. Oggi il fantasista spagnolo è considerato un talento incompiuto e uno dei calciatori più sopravvalutati dell’ultimo decennio.

Uomo dei record – L’attaccante classe 1990 inizia a muovere i primi passi nelle giovanili del Barcellona a soli 9 anni. E’ proprio nella cantera spagnola che si fa un nome degno di tutto rispetto. Nei suoi otto anni trascorsi a La Masia, Bojan mette a segno 648 reti affermandosi come miglior realizzatore nella storia della cantera catalana. Da qui in poi per via della precocità del suo impatto sul calcio spagnolo ed europeo, incomincia ad essere chiamato “il bambino”. A soli a 17 anni e 19 giorni fa il suo debutto in prima squadra, diventando il più giovane debuttante nella storia del Barcellona e superando proprio Messi (ora,  parlando a posteriori, sappiamo che il tanto auspicato passaggio di consegne con il campione argentino non avverrà mai).

L’inizio della fine – Sebbene la sua prima stagione con i Blaugrana termini in doppia cifra, c’è il presentimento che qualcosa non vada. Bojan, sempre lo stesso anno, viene convocato in Nazionale, ma torna a casa ancor prima di disputare la partita, perdendo la possibilità di anellare un altro record: essere il più giovane giocatore a vestire la maglia della nazionale spagnola. Alla stampa viene fatto credere che si tratti di gastroenterite ma la realtà è un’altra: la salute psicofisica di Bojan stava incominciando a collassare, a dare segni di cedimento.

Il successo, arrivato in maniera così veloce e intensa, stava distruggendo l’equilibrio psicologico del suo timido talento, rovinando per sempre il suo modo di vivere il campo. Dal 2008 al 2011 durante l’era Guardiola, non riesce mai a scalare le gerarchie del tecnico spagnolo, da cui viene sempre considerato una seconda scelta. Al Barça non c’è più spazio per lui e decide di trasferirsi altrove (in seguito incolperà Pep di non averlo saputo capire in un momento drammatico).

Anni recenti e presente – La successiva esperienza in Italia, prima alla Roma e poi al Milan, si rivela un fallimento. Consapevole di non essere più un talento da salvaguardare ma da rilanciare, a soli 23 anni inizia già a perdere contatto con l’ambizione di avere una carriera di prestigio. Preferisce giocare, quindi, in club di medio livello che gli consentano di non avere pressioni: in ordine cronologico passa tra le fila di Ajax, Stoke City, Mainz, di nuovo Stoke City e infine nel 2017 il ritorno in patria all’Alavès. Con l’ultima maglia ha collezionato solo dodici presenze, partendo sempre dalla panchina e senza mai trovare la via del gol.

I rapporti con la società sarebbero ormai ai ferri corti dopo le svariate esclusioni dalla squadra e lo scarso minutaggio in campionato.

Che altro dire? Bojan si è tolto da tempo l’etichetta di “nuovo Messi” e ha deciso di assumere le sembianze di un semplice giocatore, che si allena da professionista e conduce una carriera di buon livello. Per alcuni può aver gettato la spugna per altri accettato la realtà calcistica più adatta alle proprie caratteristiche.  Non posso negare che da semplice sportiva qualche rimpianto c’è. Il rimpianto di non aver assistito alla crescita di una stella ma allo schianto di una meteora.

Mariachiara Rossi