Dopo la stracittadina che qualcuno ha ben pensato di additarla come “Un gran bel derby”, c’è chi, al contrario ha pensato che il gol sullo scadere messo a segno da Ivan Perisic sia stato frutto del caso e, perché no, fatalmente salvifico per Inter e allenatore. Evitata la sconfitta, l’Inter può sospirare ma non respirare e se qualcuno ha parlato di salvezza – di chi poco importa – i numeri per confutarne la tesi ci sono tutti.
Salvare Pioli? Qualcuno lo aveva già messo al patibolo? Un contratto fino al 2018 e una partita appena disputata credo siano il verdetto più adatto e lampante a ridicolizzare – se non lo fosse già di suo – l’ipotesi salvezza Pioli come se ci fosse mera possibilità di esonero. Va beh. Giusto una digressione chiarificatoria.
Sospirare ma non respirare per non lasciarsi ingannare. Sembra quasi uno spot pubblicitario, eppure, è quello che accade in questi giorni a casa Inter e se un motto dev’esserci, speriamo sia dello spogliatoio.
“Stessa storia, stesso posto, stesso…” dicevamo e tanto quel 23 novembre 2014 ci è tornato in mente che poi, alla fine, la storia si è ripetuta; almeno fino ad un certo punto. E lo speriamo bene! Qualora le sorti siano analoghe è forse il caso di chiuder baracca. Almeno per noi dalle coronarie un po’ traballanti. Cambio del tecnico, esordio al derby e X finale. Diverso il numero di reti e, forse, anche la qualità. Non Schelotto a salvare su El Shaarawy ma Candreva sul primo tentativo di Suso e Perisic sul secondo. Doppio riacciuffo e salvi – semmai – un punto e la faccia ma niente più. Cara Inter capisci perché sospirare ma non respirare? Di vittorioso, almeno ad oggi, non c’è ancora nulla e la stracittadina che non è stata neanche vinta non ha mutato posizione alcuna, prima fra tutte quella in classifica ancora invariata e a far paura due impegni improrogabili. Dietro l’angolo a far capolino d’attesa Fiorentina e Napoli rispettivamente nel match casalingo lunedì e in trasferta venerdì ma, se di calendario parliamo, sarebbe più opportuno focalizzarsi sul presente e qualora la mente tentasse un oblio inutile, c’è una trasferta Europea che non dà tregue neanche per respirare e visto che lì da salvare ci sarebbe tanto, una qualificazione ad esempio, ad Appiano Gentile non c’è tempo di encomi né di premi di consolazione, lavorare sodo è l’unico impegno.
Superato l’ostacolo derby, può comunque dirsi un buon esordio per mister Pioli specie per lui che è ben lungi dal godimento post derby in fatto di risultati e soddisfazioni e come egli stesso ritiene il match di domenica scorsa ci ha fornito “tante cose belle e positive e altre su cui dover lavorare”. Sfatato pure il mito stracittadine per Pioli, la storia si può dire leggermente differente da quella lasciata a Roma, a Milano è tutta un’altra musica e lo conferma la serenità ritrovata con Antonio Candreva.
Intanto la concentrazione è tutta in Israele, dove, la squadra è approdata ieri in vista del match delle 19.00 contro l’Hapoel Beer Sheva. Dopo quattro partite disputate e una sola vittoria e tre punti, il match di questa sera sarà una questione di orgoglio, quello di cui necessita Pioli parlando della montagna da scalare sono testa, gambe e soprattutto cuore. Cuore, quell’elemento in più che fa la differenza per lui che l’Inter la porta lì dentro e non fa mistero di quanto vorrebbe vederla ai piani alti ma sa di dover scalare una montagna partendo dal basso, esattamente il punto in cui attualmente si trova; confidando nei suoi con fiducia e voglia di vincere.
Egle Patané