Sguardo al futuro: l’importanza dei vivai in Serie A

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A scuola ci ripetevano sempre: “Voi siete il futuro e sul futuro bisogna investire”.
Dai cinque anni alla maturità ed anche fino all’università, il ritornello era sempre lo stesso: voi sarete la prossima classe dirigente, i prossimi medici, i prossimi presidenti, i prossimi insegnanti. Insomma, i prossimi in tutto. Anche calciatori.

Il vivaio, la primavera, la cantera. Chiamatelo come volete, ma la rosa dei baby giocatori cresciuti in uno stesso club sta diventando sempre più importante in Italia. E anche forse con un po’ di ritardo.
Da anni ormai si accusa il calcio italiano di preferire fare spese all’estero a discapito dei giovani talenti azzurri che spesso non vengono valorizzati e mandati in campionati stranieri o in serie minoti. Per sopperire a questa tendenza ed anche al ritardo (paesi come Spagna e Inghilterra sono anni luce avanti a noi per quanto riguarda i vivai), la Figc ha stabilito delle nuove normative per la presentazione delle liste: massimo 25 giocatori in rosa, di cui 4 che sono cresciuti nel vivaio del club e altri 4 in qualsiasi vivaio italiano.

Ci sono squadre che hanno fatto una scommessa e questa scommessa l’hanno vinta. In testa a tutti c’è il Milan. Locatelli e Donnarumma fanno 35 anni in due e insieme hanno regalato la vittoria ai rossoneri contro la Juventus. Il portiere classe ’99 sembra essere già l’erede di Buffon, il centrocampista 18enne pare un predestinato.
L’importanza del vivaio è anche una questione economica: fra 10 anni il Milan non dovrà inseguire il portiere di chissà quale squadra europea o sudamericana o spendere chissà quanti milioni. La sicurezza ce l’ha già in casa.
Lo stesso ha fatto la Juve con Marchisio, ad esempio. Bianconero dall’età di 7 anni, ha lasciato Torino solo un anno per fare esperienza e ora è uno dei migliori centrocampisti al mondo.
Per non parlare della Lazio di Simone Inzaghi. Quest’anno il tecnico biancoceleste non ha avuto paura a far esordire i suoi “baby giocatori” e la sua rosa è la più giovane della Serie A. Dall’inizio del campionato, hanno già indossato la maglia laziale per la prima volta Lombardi, Strakosha, Prce e Murgia che ha anche già segnato la prima rete in Serie A. E la lista dei baby laziali non è finita qui: in Primavera c’è un bomber niente male, Alessandro Rossi classe ’97, che potrebbe vedere la convocazione in prima squadra molto presto. Insomma, di giovani talenti in Italia ce ne sono. Bisogna solo avere il coraggio di buttarli nella mischia.
Alla fine, è puro e semplice investimento che fa bene ai club, ai giovani e soprattutto al calcio italiano.

Paola Moro