Ronaldo. Borini. Pazzini. Hellas 2, Juve 1. Il Verona, al Bentegodi, segna e sogna.
Spedisce a casa la Juve e fa urlare di gioia un intero stadio. Merito di tutta la squadra, ma più di tutti del condottiero Juric che ha reso possibile ciò che fino a qualche settimana fa sembrava irrealizzabile.
Chi l’avrebbe mai detto a inizio campionato che una piccola squadra come il Verona facesse un’impresa simile? Nessuno. Era spacciato ancor prima di iniziare. E invece il “cocktail Juric” è composto da ingredienti come fame, cuore, sudore, tanto spirito di squadra e voglia di rivalsa.
“È stata una vittoria di cuore. I ragazzi erano affaticati e non li ho visti brillanti come al solito ma sono andati davvero oltre. Volevamo fare bene ma non pensavamo così tanto. A volte mi commuovo ma stasera no, sono soltanto felice perchè abbiamo fatto un’altra grande partita. Non credevo di poter fare così bene con tanti giovani, abbiamo creato un gruppo di ragazzi giovani e affamati che non sono mai stati in A. Pazzini è sempre decisivo, anche quando non gioca, la sua presenza è importantissima per tutti noi. Stasera è servito soprattutto il cuore, siamo riusciti ad andare oltre alla fatica. Abbiamo fatto bene sin dall’inizio e nei primi trenta minuti siamo stati poco concreti nelle occasioni create. Non abbiamo mai mollato, neanche quando siamo andati in svantaggio e alla fine siamo riusciti a ribaltarla”.
È euforico Juric dopo l’impresa. Il suo Verona ha regalato una grandissima prestazione facendo sognare il popolo veronese, quello nerazzurro e quello biancoceleste. L’Inter, con la vittoria al Derby della Madonnina ora è lì, agganciata alla Juve, Lazio appena dietro ma molto vicina. Troppo vicina.
Non era la prima volta che Juric facesse fuori la Juve, lo aveva già fatto quando era tecnico del Genova ma questa volta è più bello perché la sua “squadretta” ha il monte ingaggi più basso della Serie A: 10 milioni, un terzo di quanto prende CR7 dalla Juventus. È proprio questa l’impresa, è proprio questo di cui è capace il Verona: non farsi sottomettere dalle grandi. Testa alta, sempre.
A inizio stagione era la squadra cuscinetto della Serie A: un calciomercato scarso, un allenatore preso dopo un esonero, un’umile squadra neopromossa. Sono bastati pochi mesi per far ricredere l’Italia intera. Oggi il Verona è la migliore difesa del campionato insieme a quella della Juventus: appena 9 i gol subiti dalla squadra di Juric.
L’ultima sconfitta è stata contro l’Atalanta a inizio dicembre, da lì tutto in discesa. Punti su punti. Spal, Genoa, Lecce e due pareggi contro le grandi: Milan e Lazio. Sabato, contro la capolista, la squadra di Juric, ha lasciato tutte le paure nello spogliatoio, è scesa in campo con il coltello tra i denti pronta a mietere vittime.
Il Verona ora fa paura a tutti: ha un’identità ben definita. Si mangia le piccole e spaventa le grandi. Anzi, inizia a diventare l’incubo delle grandi! Circonda i suoi avversari in tutte le zone del campo. Aggredisce continuamente. Non lascia spazi. Si muove con grande ritmo. È solida. Aveva bisogno di dimostrare sul campo, di imporre la propria presenza: un senso di rivalsa. “Ci siamo anche noi”. Tutti avevano bisogno di urlarlo: la Società, l’allenatore, i giocatori. Pochi chiacchiere e muovere le gambe. E ci sono riusciti.
Juric ha creato una famiglia. Il contatto umano, quel bisogno di essere una “squadra”, un team che lavora all’unisono perchè come dice lui “È la base di tutto”. Quella di Juric con il Verona è una bellissima storia d’amore nella città degli innamorati. Da grande dubbio, esonerato dal Genoa, è approdato a Verona e ha saputo farsi voler bene. Ora tutti sono pazzi di lui.
Ad oggi il Verona è al sesto posto della classifica, dopo 23 giornate bussa alle porte dell’Europa League. Carattere, cuore e grinta. I gialloblù stanno vivendo il loro, meritato, momento d’oro. Sudano e onorano la maglia. Poi gioiscono perché i sogni possono diventare realtà, perché il lavoro paga. Sempre.
Sara Montanelli