Indiscusso sovrano d’Europa, Cristiano Ronaldo è sicuramente il calcitore più determinante in questo momento calcistico. Con una serie di atteggiamenti che lo fanno, tuttavia, troppo teatrale e egocentrico
Non si può obiettare: Cristiano Ronaldo, in questo momento, è il non plus ultra. Il più asolutamente determinante nella ristretta rosa di fuoriclasse che il panorama calcistico europeo ci offre. Sarebbe da folli affermare il contrario.
Eppure, mi chiedo: perchè dopo 13 anni che lo “conosco”, continua a non piacermi? Le motivazioni sono tante e tutte sottilmente legate alla sua personalità espressa soprattutto sul campo. Una personalità da monolite, totalmente, incondizionatamente, fastidiosamente autoreferenziale.
Quell’ aspetto indecifrabile che assume durante tutta la partita: un manichino. Non si sporca, non suda, non si spettina, mi chiedo talvolta se senta la fatica. Secondo me no, anche perchè – detto fra noi – ha una squadra che si sbatte interamente per lui. Giustamente. Ma anche no. Perchè finchè giochi a calcio, giochi a calcio: il modello lo fai negli studi di Armani; pertanto trovo sgradevole e al limite del narcisismo quel togliersi puntualmente la maglia per mostrare gli addominali, manco non avessimo mai visto una tartaruga e manco non li conoscessimo, visto che il gesto perdura da tempo immemore.
A volte sembra il Signore e Padrone del Bernabeu: lo è, direte voi. Sì e no, rispondo io. Perchè sembra sempre ci stia facendo un favore onorandoci della sua presenza. Perchè gli si fanno lodi superflue se fa battere un calcio di rigore a un compagno quando sta facendo soltanto il suo dovere. Non venite a dirmi, vi prego, che è un perfetto uomo squadra, perchè in realtà è un assoluto accentratore: tutto in qualche modo gira intorno a lui, anche i gesti di – dovuta – generosità.
E poi tutto l’encomiabile lavoro che ha fatto sul suo fisico. Ok: la natura non ti ha fatto dono dell’ indicibile talento di Lionel Messi e per questo hai lavorato giorno e notte in maniera ossessiva per diventare l’ atleta perfetto. Per essere il migliore. Tuttavia la differenza resta, malgrado l’innegabile esempio di autodisciplina e di serietà nella propria professione; perchè nella sua assoluta perfezione fisica e realizzativa la mancanza del talento, del genio naturale si sente. Si percepisce in quella mancanza di emotività che è tipica delle macchine perfette, senza alcuna crepa.
Il punto è che quando si parla di Cristiano Ronaldo si parla quasi di una divinità irraggiungibile. Gli facciamo una standing ovaton per una rovesciata dimenticando che lo stesso gesto tecnico era stato compiuto da Mario Mandzukic solo 10 mesi prima, ma non aveva avuto centinaia di applausi. Gli facciamo passare inosservate le scenette da simulatore che imbastisce in campo spesso e volentieri – e non ne avrebbe bisogno: non è il migliore di tutti? Gli coltiviamo intorno questa aura di personaggio perchè lui è bravo a non farci vedere la persona.
E’ questo il motivo per cui gli preferisco altri profili: meno sorridenti e belli, persino un po’ antipatici. Che a volte non riescono a incidere come vorrebbero, che hanno desiderato in alcuni momenti lasciare i riflettori perchè quelle luci scottavano. Che non si tolgono la maglia perchè non hanno gli addominali di un fotomodello.
Gli preferisco il profilo, più vintage e impopolare, di Lionel Messi.
Daniela Russo
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