Gli Dei quando cadono dall’ Olimpo fanno sempre rumore, o meglio clamore: sarà che su quel piedistallo pensavano di restarci in eterno… Invece a un certo punto riscoprono quella parte che hanno tentato a lungo di nascondere dietro un’immagine costruita perfettamente in ogni piccolo, minuzioso particolare. Si riscoprono ansiosi, intolleranti talvolta al peso delle aspettative e un imprevisto riesce a ferirli come una lama tagliente.
Cristiano Ronaldo è arrivato alla Juventus rivestito di una corazza costruita ad arte: un Alieno, una macchina perfetta destinata a impressionare e a dominare. Alla sua prima apparizione quasi camminava senza toccare terra.
Proveniente da un mondo dorato che per anni lo ha coccolato, tutelato e di cui è stato l’indiscusso sovrano, accettando la Juve ha deciso di fare un vero e proprio salto nel vuoto: e nel vuoto le correnti turbinano vorticose.
La Juventus è un mondo strano, una realtà che non sa bene cosa voglia dire vivere per il Singolo: non lo ha mai fatto, non ne ha mai avuto veramente bisogno. La Juventus non ha mai avuto in Europa il peso schiacciante, esorbitante che possiede il Real Madrid. Cristiano la guarda e cerca di capirla – come la Juve cerca di capire lui – ma si stanno ancora studiando: tutto rientra nella norma, anche se di solito sei abituato all’ Olimpo. E allora ecco che in quella corazza si apre qualche crepa, qualche piccolissima falla: un gesto di stizza, uno sbuffo, un velo di ansia sul viso abbronzato. Che non possiede più quel sorrisetto di sfida tante volte ostentato al Bernabeu.
Eppure in mezzo a quelle sottilissime crepe cogliamo un sorriso, un atteggiamento scherzoso, abbracci ai compagni più numerosi, più sentiti: quasi che da quell’ immagine di potere e addominali scolpiti riemerga prepotente il ragazzino di Madeira, scomparso da tanti anni oramai. E’ lo stesso che pianse la sera del 10 luglio 2016 durante la Finale Europea al momento dell’infortunio, lo stesso che mercoledì sera si è accasciato per la delusione al momento in cui ha ricevuto il cartellino rosso.
Alla Juve Cristiano sta imparando a ascoltarlo ancora, quel ragazzo. Mentre i compagni lo aiutano ad alzarsi e a leccarsi le ferite, noi scopriamo che ci appare migliore: malgrado la caduta, malgrado le lacrime, malgrado gli altri ostacoli che si presenteranno. Quasi lo preferiamo, questo Ronaldo privo di quella casacca ‘galactica’ che ce lo rendeva così intoccabile e distante: lo preferiamo perchè da noi alla Juventus sul piedistallo non c’è mai stato nessuno (sullo sgabello, al massimo: ma non è piacevole). Lo preferiamo perchè alla fine è una persona e non più un personaggio.
Daniela Russo
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