Cristiana Capotondi, la Lega Pro e quei pregiudizi duri a morire…

Ha suscitato perplessità la nomina di Cristiana Capotondi a vicepresidente della LegaPro; ancora oggi i pregiudizi sulle donne operative nel calcio sono duri a morire

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La conoscete come una bella e brava attrice
ma ha anche una testa e lo dimostrerà”.

Così ha dichiarato giorni fa il neoeletto presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli a proposito della nomina a vicepresidente di Cristiana Capotondi.

Una candidatura e successiva nomina per la quale molti hanno espresso perplessità, mettendo soprattutto in discussione la preparazione in materia dell’attrice trentottenne, da sempre dichiaratamente di fede romanista (ereditata dal nonno) ed ex calciatrice, in un incarico delicato viste le attuali difficoltà della Terza Serie.

La Capotondi, una laurea in Scienze della Comunicazione e piglio deciso e cordiale, è stata eletta con 39 voti (37 per l’altro vice presidente Jacopo Tognon) dall’Assemblea elettiva della lega calcistica. 

Il calcio è lo sport più bello del mondo – ha dichiarato la Capotondi su Instagram –  perché ci obbliga a fare i conti con tutto. E porta con sé un romanticismo che senza pragmatismo non è nulla, così vorrei che fosse la Lega Pro. Mi rapporterò di più con le scuole perchè i giocatori possano dedicarsi all’attività sportiva professionale senza lacune formative; inoltre abbasseremo l’età media dei club, affinché la Serie C sia vero e proprio vivaio per le serie maggiori, l’investimento sull’istruzione è un imperativo. Come diceva mio nonno la pedagogia nel calcio si sintetizza così: le persone le capisci dal modo in cui si muovono in campo. Ma, correggendo i difetti di gioco, si possono correggere limiti caratteriali, evolvendo la persona. Il calcio è metafora della vita, incarna grandi valori dentro una contraddittoria complessità; il calcio è un bambino che gioca con un barattolo, un padre che porta il figlio allo stadio ma anche luogo dove girano tanti soldi ed è inevitabile che si creino dinamiche torbide; di conseguenza ci obbliga a fare i conti con tutto e a decidere con che nome chiamarlo”.

Le idee chiare Cristiana sembra averle, forse grazie proprio alla testa che Ghirelli ha sentito il dovere di menzionare per tranquillizzare i miscredenti.

Eppure sono sempre di più le donne coinvolte in ruoli operativi nel mondo del calcio; basta pensare a Marina Granovskaia, braccio destro di Roman Abramovich, patron del Chelsea, che ha seguito le trattative di mercato dei Blues; nel nostro Paese non si può non citare ad esempio Rosella Sensi, presidente della Roma dopo la scomparsa del papà Franco, Barbara Berlusconi che è stata nel consiglio di amministazione del Milan.

Gli stereotipi di genere sono dunque sempre in agguato,
ancora di più nel mondo del calcio
notoriamente prerogativa maschile

Una certa revisione per fortuna sta avvenendo (anche se lentamente) nei confronti delle calciatrici, merito anche del lavoro di tante società che investono per permettere a queste sportive caparbie di essere riconosciute come professioniste preparate. 

 

Silvia Sanmory