“Trovare un pallone era tutto”.
Una dichiarazione, questa di Cristian Chivu, che condensa non solo la passione per il calcio ma anche le difficoltà che l’ex calciatore di origine rumena ha vissuto durante l’infanzia. La Romania è quella della fine degli anni Ottanta, rivoluzione del popolo contro la dittatura di Ceausescu, caos generale, spari per strada, la necessità di rimanere chiusi in casa per la propria sicurezza.
Anche Cristian, cresciuto con un padre calciatore che lui desiderava eguagliare e soprattutto cresciuto giocando per strada con gli altri bambini rincorrendo l’amato pallone, è costretto alla permanenza forzata tra le mura domestiche. Ma lì continua a rincorrere almeno il sogno di diventare un professionista e nel 1998, un anno dopo la morte del padre, Cristian tra le tante squadre che lo vogliono ingaggiare per il suo talento in campo sceglie l’Universitatea Craiova, la stessa dove militava il genitore.
L’anno successivo viene acquistato dall’Ajax, club nel quale il suo ruolo di difensore diventa sempre più forte e autorevole tanto da diventarne il capitano a soli 21 anni, nel 2001. C’è Chivu quando l’Ajax vince il Campionato, la Coppa e la Supercoppa dei Paesi Bassi e anche quando arriva nel 2003 ai quarti di finale della Champions.
Nel nostro Paese Cristian arriva indossando la maglia della Roma, fortemente voluto da Fabio Capello: siamo nel 2003, ci rimarrà per quattro stagioni tra successi ed infortuni (i primi di una lunga serie che ha costellato la sua carriera), vincendo una Coppa Italia, quella della stagione 2006 – 2007; stagione al termine della quale, dopo una trattativa difficile (alla quale partecipa anche il Real Madrid), i giallorossi lo cedono all’Inter.
Con il club milanese il primo anno Chivu realizza il suo sogno, quello cioè di vincere il Campionato italiano, tra l’altro all’ultima giornata.
Non solo: Chivu è uno degli eroi del leggendario triplete nerazzurro del 2010, con in panchina Josè Mourinho, e negli annali la vittoria di Coppa Italia, Campionato e Champions League.
Ma proprio nel 2010, il 6 gennaio, durante il match contro il Chievo si scontra con Pellissier e riporta una frattura al cranio, che gli costa un trauma, un intervento delicatissimo e l’obbligo, da quel momento in poi, di giocare con la testa protetta da un caschetto.
Dopo il ritiro dal calcio giocato, nel 2017, Chivu ha iniziato la carriera da allenatore; attualmente è, insieme a Simone Fusaro, alla guida dell’Under 14 dell’Inter. Fa parte inoltre dell’ Inter Forever che raggruppa le vecchie glorie del club impegnate in amichevoli e partite benefiche.
Silvia Sanmory
(immagini tratte da goal.com)